Uno small-town-mistery nella Pennsylvania rurale, American Rust – Ruggine americana, di Dan Futtermann, con Jeff Daniels e Maura Tierney

Tratto dall’omonimo bestseller del 2009 di Philipp Meyer, American Rust – Ruggine americana (2021) di Dan Futtermann (Gracepoint, The Looming Tower) è un dramma familiare ma anche il racconto universale e senza tempo di come il desiderio di avere un futuro migliore debba fare i conti con la realtà. Una storia di sopravvivenza in cui il sogno americano è spesso nient’altro che un’illusione.

Prodotta da SHOWTIME (Penny Dreadful: City of Angels, The Good Lord Bird), e in onda su Sky Atlantic (e in streaming su NOWTv) dal 25 ottobre 2021, American Rust racconta della Rust Belt; una zona a sud ovest della Pennsylvania nota come Cintura della ruggine. Il problematico e compromesso capo della polizia locale, Del Harris (Jeff Daniels), si ritrova tra le mani un caso di omicidio destinato a mettere alla prova i delicati equilibri della comunità.

Jeff Daniels

In una Rust Belt dove il sogno americano sembra essere null’altro che un cumulo di polvere, i grandi ideali sembrano poco adatti per la vita di tutti i giorni. La comunità della ruggine è infatti piena di segreti e di brave persone. Per un motivo o per un altro però, sembrano tutte destinate a compiere scelte sbagliate. E proprio quando Billy (Alex Neustaedter) – il figlio della donna di cui è innamorato, Grace (Maura Tierney) – sembra essere l’indiziato numero uno dell’efferato delitto, Harris dovrà così decidere se agire come integerrimo rappresentante della legge o come paziente patrigno.

Completano il cast Bill Camp, David Alvarez, Julia Mayorga, Mark Pellegrino e Rob Yang.

Nell’angolo più remoto dell’America, un racconto di ruggine e di sogni frantumati

Ruggine è la parola chiave. Come nei ponti e macchinari malandati che popolano le atmosfere pensilvane. Come nei muri delle fabbriche e nelle tubature esposte. Perfino come può esserlo la vita della comunità di Rust Belt/Cintura della ruggine. Arrugginita, rancorosa. Non più nel fiore degli anni ma non per questo indomita. E in questo è formidabile Futterman. Un’autentica lezione di world-building narrativo quella alla base di American Rust che, sullo sfondo di villette a schiera fetide e case mobili ammaccate, di dipendenze da antidolorifici e di sottomarche di sigarette – nonché di lavori sottopagati e pantaloni di tuta rammendati – vede l’intrecciarsi di storie di vita repressa e timorosa.

Maura Tierney in una scena de American Rust Jeff Daniels in una scena de American Rust

Prende così forma un solido e denso small-town-mistery. Una narrazione caustica e disillusa che se da una parte la regia di due veterani del piccolo schermo come John Dahl e Craig Zisk ne fotografano le zone d’ombra immergendola in sempre più cupi e ontologicamente bui coni d’ombra da cui sembra impossibile riemergerne, dall’altra è il cuore dei suoi protagonisti ammaccati ma dalla benevola carica valoriale, a rendere American Rust invidiabile e imperdibile.

Del, Grace, Billy. Archi narrativi di vite costellate da scelte (sempre e solo) sbagliate e arrendevoli. Proprio per questo però vere e vibranti (Daniels e Tierney letteralmente allo stato dell’arte) nella ricerca animosa di una ragione di senso nel proprio sogno americano. E seppur la tensione drammaturgica cresce a passo d’uomo lungo il breve andamento episodico e senza particolari sussulti, non è quello ciò che rimane di American Rust. Un’opera capace di entrare sotto la pelle dello spettatore anche solo attraverso le sue immagini arrugginite. Esattamente al pari delle struggenti folk ballads che ci accompagnano durante la visione. Poesie in musica capaci di rievocare ricordi di gioventù, occasioni mancate, e perfino la nostalgia di vite mai vissute.