TitoloFabbrica di sogni, deposito di incubi
Autore: Stefano Santoli
Casa editrice: Mimesis
Pagine: 235
Prezzo: 20 euro

fabbrica di sogni

E così uscimmo a rivedere le stelle, ma non quelle accese, brillanti che illuminano la città degli angeli, ma quelle adombrate da un manto di funesto terrore. Svegliati dal sogno americano abbiamo imparato a vivere nell’incubo. La caduta delle Torri Gemelle ha segnato anche la caduta degli eroi, delle stelle, della patina illusoria di una perfezione intoccabile. Finestra sul nostro essere, tra sogni, speranze e indicibili timori e fobie, il cinema ha saputo fare a meno dell’illusione di felicità per raccontare il nostro presente. Uno sguardo di denuncia fattosi largo negli anni Settanta, e ora sempre più caustico, diretto. La Terra promessa chiamata America si è svuotata dei suoi miti riducendosi a semplice “terra”. Un passaggio retrogrado che non ha di certo smesso di catturare l’occhio dei propri spettatori, continuando a regalare opere immersive, forti anche della potenza degli effetti visivi e della sempre più realistica digitalizzazione. Tra volontà di raccontare e sorprendere, denunciare e meravigliare, la fabbrica dei sogni americani nasce e si muove nel deposito degli incubi. Un contrasto vincente che ora diventa non solo titolo, ma anche oggetto di studio da parte di Stefano Santoli che con attenzione, passione e fare indagatore, ci regala con Fabbrica di sogni, deposito di incubi (edito da Mimesis) un’analisi intrigante e intelligente su un decennio mai così ricco ed eterogeneo come quello appena conclusosi del cinema americano.

È un oceano vasto, in cui perdere la bussola è una quesitone di un attimo quello del cinema americano. Limitarsi a un’analisi cronologica, circoscritta a un determinato periodo di tempo non è un’operazione meno dispersiva di quella che si potrebbe compiere analizzando una tipologia di cinema nella sua totalità. Ciononostante Santoli si dimostra capace di maneggiare l’oggetto del proprio studio, forte di una conoscenza a tutto tondo e una scrittura coinvolgente e immersiva tanto quanto le opere trattate. 

Suddividendo il proprio testo tra capitoli e sottoparagrafi – ognuno dei quali dedicato a un certo argomento, momento storico, o genere cinematografico – il critico con semplicità prende per mano il proprio lettore avvalorando le proprie tesi e argomentazioni citando titoli e case Studies che alternano opere conosciute, ad altre passate più in sordina, suscitando la curiosità dei propri lettori, e spingerli a cercare ogni film nel vasto catalogo online per (ri)guardarle con occhi diversi e spirito critico.   

Dal dominio Disney-Pixar, al movimento Black Lives Matter, allo sguardo rivolto al passato e a quello verso il presente, con il passaggio dalla presidenza Obama, a quella Trump, fino al successo dei film supereroistici, e la disamina di produzioni filmiche uscite dalla fucina creativa di autori determinanti tanto nel cinema di ieri, quanto quello di oggi (Scorsese, Tarantino, Paul Thomas Anderson, Clint Eastwood, Terrence Malick e David Lynch) Santoli non lascia indietro nessun momento saliente, o figura determinante di questo ultimo decennio, stimolando la curiosità dei propri lettori, e scatenandone il desiderio di approfondire certe tematiche più vicine alle proprie sensibilità. 

Merita di essere citato il capitolo “Sguardi al passato” durante il quale l’autore si dimostra capace di mettere a confronto film che parlano di attualità affondando nel mondo dei miti e dei padri fondatori del cinema. Un legame costante, imperituro che si ritrova anche nella mancanza – come sottolineato dallo stesso Santoli – di nuovi autori, schiacciati dal peso di nomi di cineasti passati al mito come Steven Spielberg e Martin Scorsese. Eppure tra le pagine di Fabbrica di sogni, deposito di incubi il nome di tanti, giovani, cineasti ritornano in maniera costante e numerosa, offrendo così a Sean Baker, Robert Eggers, e ai fratelli Safdie (QUI la recensione del loro cult, Diamanti Grezzi) il loro giusto merito. 

Scivola come gocce di pioggia sulla pelle, e tocca il cuore dei lettori come i raggi di sole che abbracciano il corpo di Star in American Honey di Andrea Arnold Fabbrica di sogni, deposito di incubi. Un viaggio coinvolgente, un itinerario a tappe nel cuore dell’America tradotta in linguaggio cinematografico che non potrà mancare nella biblioteca di ogni buon appassionato della Settima Arte. 

Da non perdere.