L'Italia di Fellini

Titolo: L’Italia di Fellini. Immagini, paesaggi, forma di vita.
Autori: 
Marco Bertozzi
Casaeditrice:
Marsilio
Pagine:
197
Prezzo: 
20 (prezzo consigliato)

Scorre un Genius Loci nei luoghi che attraversiamo. Una fucina creativa e antropologica che ci prende per mano, ci modella, innescando una scintilla che vive di riflesso dell’ambiente circostante, tra caratteri essenziali e tradizione centenaria. Il risultato che ne consegue è un’influenza che ci sussurra alle orecchie, insiste nel modificare i nostri caratteri, impreziosendo la nostra unicità di caratteristiche riscontrabili negli altri, esacerbando il sentirsi parte di una comunità. Nel mondo fantastico di Federico Fellini questa essenza si traduce in sguardi, caratteri idiosincratici, che abitano i suoi universi stra-ordinari. Il suo circo antropologico è un richiamo alla memoria, a uomini e donne incrociati per strada, conosciuti, e di quelle avvisaglie di condivisione che si ancorano ai luoghi che lo hanno visto nascere, crescere, e diventare uno dei registi più acclamati del cinema mondiale. 

l’Italia di Fellini di Marco Bertozzi (edito da Marsilio) è un viaggio alla scoperta non solo del cinema di Federico Fellini, ma anche del nostro Paese. Tra vizi e virtù, il regista di Rimini ha raccolto a sé un campionario umano incapace di sottomettersi all’uniformità, ma allo stesso tempo abile nel rimandare a caratteristiche tipiche dell’ambiente che lo culla come un grembo materno. 

Non è un libro che si deve leggere tutto d’un fiato quello di Bertozzi. È un testo che va assaporato, assimilato, parola dopo parola. La scrittura dell’autore è immersiva e coinvolgente. Ogni paragrafo è un tuffo nell’opera di Fellini, opera che Bertozzi conosce e non ha paura di offrire al proprio lettore in maniera del tutto nuova e interessante, analizzando, cioè, come i film del cineasta abbiano intrattenuto nel corso del tempo un rapporto speciale e a volte sommerso, ma pur sempre profondo, con la realtà italiana.

Una caccia al tesoro dei caratteri che dal locale si ampliano e amplificano diventando universale che Bertozzi inizia proprio da quella città, Rimini, che al regista ha dato i natali. Non solo Amarcord, ma rimandi continui sparsi in tutte le sue produzioni di una città come quella riminese nella quale una più ampia libertà di costumi introduce un microcosmo dall’animo teatrale, nel quale tutti sono allo stesso tempo attori e spettatori. 

Seguendo le tracce biografiche e gli spazi attraversati dal regista, da Rimini si passa a Roma, e Bertozzi ricerca in questa metropoli metalinguistica, e multiforme, indizi e caratteristiche che sono andati a influenzare il modo di esprimersi e creare di Fellini. Il cineasta ha stretto un rapporto speciale con la capitale, forte anche della presenza di Cinecittà che con i suoi studi ha dato al regista un posto dove sognare in grande, traducendo in realtà i suoi mondi immaginifici e immaginati. Ma Roma è anche una città in cui passato e presente si uniscono in un lungo ed eterno abbraccio, dettaglio che ben si adatta a uno stile senza tempo e senza limiti come quello generato da una mente fantastica come quella di Fellini. Che sia un genitore naturale (Rimini) o adottivo (Roma) l’ambiente attraversato dal regista lo modella a sua immagine e somiglianza. 

Ma a un regista come Fellini, ogni piccolo dettaglio può assurgere a elemento cinematografico. E così le ricerche delle location (divertenti quelle ambientate nella provincia di Reggio Emilia), lo studio dei luoghi da inserire e integrare nei propri mondi, sono in L’Italia di Fellini passaggi essenziali, che Bartozzi non dimentica e anzi, recupera con aneddoti interessanti che impreziosiscono ancor più un saggio che unisce cosa per l’Italia è stata per Fellini in termini di musa ispiratrice e contenitore di personaggi, caratteristiche urbane e antropologiche da prendere in prestito, e cosa Fellini sia stato per l’Italia. Un maestro e padre cinematografico, che ha lasciato sprazzi della propria immaginazione tra le vie attraversate, ricreate, recuperate. Il tutto senza dimenticare i compagni di viaggio (Buzzati, Rota, Guerra, De Seta) che hanno accompagnato Fellini dentro e fuori dal set, lungo campi, viali, metropoli o paesini. Ognuno con le proprie idee, caratteristiche, a loro volta recuperate e riprese dal luogo d’origine che ha modellato e maneggiato come un burattinaio urbanistico e culturale, le loro menti e le loro caratteristiche personali.

Un manifesto dell’Italia quella felliniana, quella tradizionale e un po’ cialtrona, ironicamente rappresentata e colta nelle sue anime dicotomiche soprattutto nell’ultimo periodo, sotto forma di film e spot pubblicitari.

Ciò che ne risulta è un testo da non perdere, non solo per gli amanti del cinema di Fellini, ma anche per chi vuol scoprire l’Italia e gli italiani sotto un punto di vista del tutto inedito. Un mindscape, come definito dallo stesso Bertozzi, in cui il rapporto tra “paesaggio e psiche diviene luogo elettivo dell’anima ci aiuta a riconoscere ciò che è già in noi, profondo e recuperato”.
Non perdetevi dunque l’Italia di Fellini. E fate buon viaggio.