Fly Me to the Moon – Le Due Facce della Luna, la recensione

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Fly Me to the Moon, come dice la canzone di Sinatra, è una storia sulla realizzazione di un sogno ed è capace di mostrare un lato della Luna finora inesplorato al cinema.

Di cosa parla Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna

Kelly Jones (Scarlett Johansson) è una talentuosa donna che ha una propria agenzia e lavora nel marketing newyorkese degli anni ‘60. Assunta da Moe Berkus (Woody Harrelson), un uomo di Nixon, per rilanciare l’immagine pubblica della NASA nel contesto dell’allunaggio dell’Apollo 11, la donna si scontra fin da subito con Cole Davis (Channing Tatum), direttore del programma di lancio. Tra un battibecco e l’altro, tra i due scatta la scintilla d’amore. Allo stesso tempo, a Kelly viene affidata la missione top secret di mettere in scena il finto allunaggio, così da avere un video di riserva nel caso la missione vera non andasse a buon fine. Questo piano, però, può solo creare maggiore tensione, in una situazione di per sé già molto stressante per Davis, in un conto alla rovescia che non si può fermare.

Pro e contro della pellicola

Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna è una commedia romantica con un tocco di dramma, dal gusto vintage. In un panorama in cui la comicità fa spesso rima con volgarità, la pellicola sembra tornare indietro nel tempo, a ricordare la “pulizia” dei film screwball degli anni ’50-‘60. Un punto a favore è dato dagli scambi di battute sagaci che creano siparietti divertenti e, a volte, esilaranti. I migliori sono le frecciatine tra Kelly e Cole, ma anche quelli legati al gatto nero che gira per il set e la fabbrica o i camei di Moe Berkus, emblema della spia americana affascinate.

La regia scorre liscia senza particolari problemi. La sceneggiatura riesce a creare situazioni drammatiche e piene di ostacoli in crescendo, intersecandosi con il genere spy story romanticizzato. Gli attori sono bravi, ma recitano come se fossero trattenuti. Non regalano interpretazioni indimenticabili. Tra loro, Woody Harrelson sembra interpretare il personaggio carismatico che negli ultimi anni gli è stato cucito addosso e che sembra non riuscire a scrollarsi. I personaggi di contorno riescono, tuttavia, a farsi notare. Scritti anche loro come spalle divertenti e irriverenti, risultano simpatici e amabili.

Il problema del film? Non aggiunge nulla di nuovo, ma si contorna, a tratti, di scene ormai viste e riviste dal grande pubblico. Anche in questo caso nulla di davvero memorabile a posteriori. Semmai, la novità, è il contesto in cui è inserita la storia romantica: il dietro le quinte del lancio e dell’allunaggio dell’Apollo 11. Come sarebbe stato il marketing dietro questo storico evento? Come avrebbero potuto interagire tra loro i vari dipartimenti e le teste che ci lavoravano? Quali ostacoli avrebbero potuto trovare i nostri eroi?

Fly me to the moon

Qual è l’altra faccia della Luna

Il film gioca, appunto, sull’idea di tutto il lavoro di marketing dietro al lancio – in tutti i sensi – della missione Apollo 11. Film che hanno già trattato l’argomento dell’allunaggio ce ne sono diversi; tra gli ultimi a tema “Luna” basti ricordare First Man di Chazelle. Le trame però, in genere ruotano intorno ai tre astronauti che sono entrati a far parte della storia del XX secolo. Qui la regia di Berlanti si concentra sul dietro le quinte che ha portato al successo della missione. Indaga i problemi relativi ai budget, immagina la corsa per il monopolio contro la Russia, l’indifferenza iniziale degli americani per l’evento, a come poterlo rendere appetibile. Il tutto con escamotage che rendono la pellicola attuale. La protagonista, dalle idee geniali e lungimiranti, capisce l’importanza di comunicare la missione per renderla parte del sogno americano. Per attrarre e appassionare la gente al prodotto (l’allunaggio), facendo di tutto per farne parte, arrivando anche a finanziarlo. In più, è una pioniera donna, assistita da un’altra donna. E sono loro due a fare la differenza in un modo di uomini che pensano di avere il potere di cambiare le cose.

Fly me to the moon
Scarlett Johansson in una scena del film

Per concludere

Tirando le somme, Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna, seppur non troppo originale nel genere, ha un buon ritmo che non annoia, ma diverte senza essere offensivo o volgare. Ha un gusto retrò che ricorda le commedie del passato e ha il pregio di farci ricordare che sognare fa bene ed è possibile, soprattutto oggi.