Distopia e female power, Intergalactic di Julie Gearey, con Parminder Nagra, Eleanor Tomlinson e Savannah Steyn 

Nell’ultimo triennio le produzioni Sky Originals hanno sempre più raggiunto vette d’eccellenza. Tra Sky Italia, Sky Deutschland e Sky UK, il colosso televisivo ha sempre più diversificato le produzioni seriali realizzando autentici gioiellini. Con Chernobyl (2019) s’è scavato a fondo sulle ragioni umane e politiche di uno dei più atroci cataclismi del XX secolo; Gangs of London (2020) ci ha mostrato il mob-drama sotto una nuova luce combattiva; We Are Who We Are (2020) ha dato un nuovo senso alla poetica di Luca Guadagnino e al coming-of-age; non ultimo Speravo de morì prima (2021) con cui raccontare le ultime fatiche dell’ottavo Re di Roma: Francesco Totti.
A mancare, nel portfolio, era la fantascienza distopica e avveniristica propriamente detta. Ed è qui che entra in gioco Intergalactic (2021) di Julie Gearey (Diario di una squillo perbene).

In onda su Sky Atlantic dal 31 maggio 2021, Intergalactic racconta di Ash Harper (Savannah Steyn), una coraggiosa giovane poliziotta e pilota della flotta galattica. Motivata e brillante, vedrà le sue speranze andare in fumo quando viene ingiustamente incarcerata. Il motivo? Aver commesso alto tradimento. Viene così esiliata in una lontana colonia carceraria. Lungo la strada verso l’esilio le compagne di reclusione di Ash organizzano un ammutinamento; prendendo così il controllo della nave che le sta portando alla prigione.

Savannah Steyn, Sharon Duncan-Brewster ed Eleanor Tomlinson in una scena di Intergalactic

Morto l’equipaggio, la criminale Tula Quik (Sharon Duncan-Brewster) è intenzionata a raggiungere il mondo libero – Arcadia – con la sua banda. Ash è l’unica che può portarle fin lì. Sarà costretta a unirsi a loro nella fuga verso una galassia lontana e un futuro quanto mai nebuloso, fino a rivalutare le certezze che aveva. E se le sue compagne di avventura fossero dalla parte sbagliata della legge ma dalla parte giusta della storia?

Completano il cast la veterana Parminder Nagra, l’ex Demelza Poldark della serie omonima Eleanor Tomlinson, Thomas Turgoose, Natasha O’Keeffe; Oliver Coopersmith, Imogen Daines, Diany Samba-Bandza e Craig Parkinson.

Tra i Beastie Boys e un world-building suggestivo

I meno giovani alla parola Intergalactic assoceranno immediatamente le sonorità electro-pop-dance del pezzo omonimo dei Beastie Boys. In realtà di quel sound ficcante e trascinante c’è ben poco se rapportato a una mera questione di ritmo scenico e sviluppo narrativo. L’opera seriale della Gearey per funzionare, funziona; a mancare però è come una certa dose di follia creativa e non prevedibilità se così la possiamo chiamare. Un tratto distintivo che la faccia incastonare tra le sinapsi lungo il suo fluente sviluppo episodico (otto puntate).

Savannah Steyn in una scena di Intergalactic

Per intenderci, tanti sono gli elementi che già dal pilot lascerebbero presagire la buona fattura di Intergalactic. Una costruzione del contesto scenico/world building dal forte carattere immersivo; a metà tra le ambientazioni urbane di The Expanse (2015 – in onda) e il deserto rosso milleriano della saga di Mad Max (1979-2015).

Un nuovo ordine mondiale denominato Commonworld con al centro una Londra capitale divisa tra Antica e Moderna. Il che lascia intendere un ampliamento dei possedimenti dell’Impero Britannico oltre ogni immaginazione (nel pilot viene perfino citata Shanghai come provincia). Tanta carne al fuoco insomma, che Intergalactic sceglie però di mostrare allo spettatore per mezzo di una cg certamente efficace quanto basta; ma comunque posticcia e sgraziata.

Intergalactic: Eroine tutte d’un pezzo, distopia, e tensione scenica dissipata del tutto

Lo stesso dicasi dell’intreccio narrativo. Elemento quest’ultimo che se da una parte lega a doppio filo il retaggio di un rapporto madre/figlia in una cornice di genere più vicina ai topos scenici del noir che non di un sci-fi distopico, dall’altra finisce con il dissiparne del tutto la tensione drammaturgica attraverso una crescita schizofrenica della posta in gioco.

Savannah Steyn e Sharon Duncan-Brewster

Ciò che conta però è lo spettacolo. In tal senso, pur sopperendo a personaggi dalla caratterizzazione bidimensionale – e a due talenti come la Tomlinson e la Nagra quasi del tutto sprecati e mal diretti se rapportati all’insieme e all’economia del racconto – Intergalactic riesce a intrattenere grazie a coreografie ben orchestrate e a un’alchimia palpabile tra le protagoniste. Agenti scenici, quest’ultimi, che più si allontano dalla civiltà del Commonworld, più vedono il confine tra legalità e giustizia affievolirsi.

Così, in una giostra di punti di vista scenici – e pur con tutte le perplessità tecnico-narrative del caso – Julie Gearey e Intergalactic regalano allo spettatore delle protagoniste vogliose di riscatto e libertà (e potenzialmente iconiche se ben costruita la loro crescita) per cui sarà praticamente impossibile non parteggiare.