L’Oriente prima di Parasite: 20 film per scoprire il cinema coreano del nuovo millennio

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Parasite

Parasite

“Una volta superata la barriera dei sottotitoli alti 1 pollice, verrete introdotti a molti altri incredibili film. […] Penso che usiamo solo una lingua, il cinema. Grazie.”

Queste le parole di Bong Joon-ho ritirando il Golden Globe per il Miglior Film Straniero. Pura verità. Oggi tutti parlano e scrivono di Parasite, successo mondiale da oltre 130 milioni di incasso, di cui circa 25 negli Stati Uniti, oltre a sei candidature agli Oscar. Ma il merito più grande di un’opera come Parasite è quello di aver fatto aprire gli occhi del pubblico occidentale su una delle film industry, quella sudcoreana, più importanti del mondo, che ha da sempre regalato autori e pellicole di primissimo livello. Abbiamo quindi pensato, per rispondere all’invito di Bong Joon-ho, di selezionare venti film provenienti dalla Corea del Sud, uno per anno dal 2000 ad oggi, da recuperare o riguardare.

2000 Il mare di Lee Hyun-seung

Lo sbarco nel nuovo millennio del melodramma asiatico, nella sua forma più pura e ascetica. Contemplativa riflessione sull’amore che scavalca le barriere temporali.

2001 – My sassy girl di Kwak Jae-young

Love story fresca e delicata, intrisa dei toni dolceamari che solo il cinema asiatico regala. All’epoca spopolò al punto che ci furono diversi remake, sia negli USA che in India.

2002 – Oasis di Lee Chang-dong

Esempio del coraggio del cinema coreano, che non ha paura di raccontare in un intenso mix di crudeltà e dolcezza il rapporto tra due persone che per motivi diversi si trovano emarginate dalla società.

2003 – Old Boy di Park Chan-wook

Il film più celebre di Park Chan-wook e dell’intero cinema coreano. Capitolo centrale della cosiddetta trilogia della vendetta (preceduto da Mr. Vendetta e seguito da Lady Vendetta), è un capolavoro di violenza fisica e psicologica.                                                                                                                      

2004 – Ferro 3 – La casa vuota di Kim Ki-duk   

Il più elegante tra i film qui citati. Nella piena maturità artistica Ki-duk confeziona un’opera raffinatissima, in grado di trascinare emotivamente lo spettatore e al tempo stesso riempire gli occhi.

2005 – A bittersweet life di Kim Jee-woon

Crime movie che guarda un po’ a Tarantino e un po’ ai tradizionali film di mafia giapponesi. Scrittura frenetica che tiene incollati allo schermo fino alla fine, tra sparatorie e copiosi schizzi di sangue.

2006 – The host di Bong Joon-ho

Non poteva mancare in una selezione di questo tipo un monster movie in grande stile, in cui l’unico obiettivo è quello di mettersi in salvo da una misteriosa creatura anfibia che semina il caos a Seoul. Divertente e adrenalinico.

2007 – Secret sunshine di Lee Chang-dong

Il più “occidentale” tra i film qua proposti. Un toccante melodramma in cui con amara ironia emerge una visione disincantata del destino che regola la vita delle persone.

2008 – Il buono, il matto, il cattivo di Kim Jee-woon

Sfacciato western che si diverte a manipolare i codici del cinema di genere con un risultato esilarante, molto più della semplice caricatura che il titolo lascerebbe supporre.

2009 – Castaway on the Moon di Lee Hae-jun

Sfruttando il sottogenere sempre più in voga della dramedy, il film affronta in modo bizzarro la questione degli hikikomori, coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale.

2010 – I saw the devil di Kim Jee-woon

Esplosione di violenza e toni cupi, sicuramente uno degli horror-thriller più brutali e privi di compassione. Per gli amanti del genere è un cult assoluto.

2011 – The day he arrives di Hong Sang-soo

Metacinema in bianco e nero. Nelle vesti anche di sceneggiatore, Sang-soo gioca con la linearità temporale e punta a disorientare lo spettatore costruendo un piccolo (anche nella durata) gioiello di scrittura.

2012 – Pietà di Kim Ki-duk

Leone d’oro a Venezia, in un unico film tutta la capacità di fondere spiritualità ed efferatezza, compassione e afflizione, dignità umana e bestialità.

2013 – Moebius di Kim Ki-duk

Provocazione allo stato puro. Priva di dialoghi, il film è prova di un cinema che si spinge oltre e non si pone freni. Censurato quasi ovunque, sconsigliato ai deboli di stomaco.

2014 – A hard day di Kim Seong-hun

Thriller scritto magistralmente, godibile e “leggero”, che rispetta e nobilita i canoni del genere.

2015 – Right now, wrong then di Hong Sang-soo

Sperimentale ma piacevole, Sang-soo mette in scena una sorta di sliding doors, in cui lo spettatore è chiamato a svolgere un ruolo da protagonista nell’interpretazione del racconto.

2016 – Train to Busan di Yeon Sang-ho

Mai fidarsi di chi fa una selezione di film asiatici e non include uno zombie movie. In questo caso, ci sbilanciamo: si rasenta la perfezione.

2017 – 1987: When the day comes di Jang Joon-Hwan

Opera politica che racconta uno spaccato della cosiddetta Lotta di Giugno del 1987, uno dei momenti più complicati della storia recente della Corea del Sud. Una miscela vincente di critica sociale e spettacolo da blockbuster.

2018 – Burning di Lee Chang-dong

Qui si sonda il confine dell’indecifrabile, in cui non tutto è come sembra. L’intreccio è congegnato in maniera equivalente al crescere di una fiammella che, alimentata a poco a poco, raggiunge le dimensioni dell’incendio inestinguibile. Assolutamente da recuperare se perso in sala.

2019 – Romang di Lee Chang-geun

Un piccolo e commovente gioiellino, che racconta con dolcezza il legame tra due persone anziane, in cui cominciano a manifestarsi i primi segni della demenza. Senza dubbio il film più strappalacrime tra i citati.


Consapevoli di aver tralasciato opere eccezionali (Oki’s Movie, Poetry, Memories of a murder, …), non resta che augurarvi buona visione, rinnovando ovviamente l’invito di Bong Joon-ho.