DOLITTLE, la recensione del film con Robert Downey Jr.

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Dolittle
I protagonisti di Dolittle
Come una bella fiaba, il film inizia raccontando la vita del Dottor Dolittle attraverso illustrazioni animate: il tempo che John Dolittle (Robert Downey Jr.) e sua moglie hanno dedicato ad aiutare gli animali e la tragica scomparsa di quest’ultima che lo ha costretto a ritirarsi dal mondo, diventando di fatto un eremita tra le mura del suo maniero.
L’uomo sarà costretto ad abbandonare il suo stile di vita, quando due bambini vengono a comunicargli che la regina d’Inghilterra è malata e, nel caso ella venisse a mancare, il successore al trono avrebbe in programma di impadronirsi della proprietà del Dottore, animali compresi.
Dolittle è il secondo remake, in ordine di tempo, de Il favoloso dottor Dolittle (1967), film di Richard Fleischer con un allora lanciatissimo Rex Harrison, reduce dall’Oscar per My Fair Lady.
Il lungometraggio fu tratto a sua volta da una serie di libri per l’infanzia partita negli anni ’20 e scritta dall’inglese Hugh Lofting.
Girato nel 2018, questo Dolittle rappresenta il primo ruolo di Robert Downey Jr dopo essersi ritirato dal Marvel Cinematic Universe, eppure non mostra la stessa grinta che il pubblico potrebbe aspettarsi dopo dieci anni di Tony Stark.
L’attore dimostra un’eccellente energia sul set ma (a volte) fin troppo eccessiva, tanto che può risultare difficile da gestire nel momento in cui condivide la scena con i soli animali.
Dolittle
Robert Downey Jr. e Antonio Banderas in Dolittle
Il film, diretto e in parte scritto da Stephen Gaghan, ha avuto una genesi molto difficoltosa e poi, sottoposto a diversi reshoot poiché oggetto di critiche negative nelle proiezioni di prova, fallisce nel cercare di raccontare una storia originale e divertente.
Dolittle è, a tutti gli effetti, una pellicola per bambini molto costosa e realizzata principalmente come veicolo per far parlare di animali (anche troppo) e metterli in situazioni talmente assurde da far ridere solamente chi ha dai 7 anni in giù.
Il vero divertimento stenta a prender piede e, il più delle volte, le risate in sala sono frutto del nervosismo scaturito da quello che sta avvenendo sullo schermo.
Le storie dei singoli animali, inoltre, sono infarcite di oscillazioni bizzarre che vanno da tigri che non si sentono apprezzate dalla propria figura materna a struzzi con forti problemi di autostima, passando per draghi con problemi intestinali e di cuore; un serraglio che, ancor più di un dottore, necessita di uno psicoterapeuta.
Le cose migliori provengono invece dagli attori umani investiti del ruolo di antagonisti: Antonio Banderas, interprete del re di una terra straniera, e Michael Sheen, nei panni del rivale di lunga data del dottore. Entrambi gli attori portano a casa un piacevole risultato.
La vicenda, come già accennato, è priva di qualsiasi slancio creativo e di originalità, soprattutto a livello di trama, ma l’impianto visivo è realizzato comunque con notevole cura.
Una fiaba accettabile per bambini ancora in via di sviluppo ma che, sfortunatamente, finirà con l’annoiare la maggior parte del pubblico adulto.