Il paradiso non è una vacanza, The White Lotus di Mike White, con Alexandra Daddario, Connie Britton, Jennifer Coolidge e Steve Zahn

Tanto è riuscita a conquistare i piccoli schermi della nazione a stelle e strisce che HBO non c’ha pensato due volte. Dalla forma miniseriale per cui era stata concepita, The White Lotus (2021 – in onda) evolve in seriale antologica. Un successo strepitoso per la creatura narrativa prodotta, ideata e perfino diretta da Mike White (Enlightened, Brad’s status) che, complice la propria struttura invitante, domestica, e a bottiglia, naviga così verso sereni mari produttivi dalla durata antologicamente infinita; audience permettendo.

La serie in sei episodi in onda su Sky Atlantic dal 30 agosto 2021 racconta del prestigioso resort hawaiano The White Lotus. Il cliente ha sempre ragione, e va coccolato e viziato il più possibile. Questo è ciò che il manager Armond (Murray Bartlett) ripete con convinzione al suo staff. Il cliente, però, a volte può essere davvero insopportabile. Al check-in del The White Lotus si presenta una coppia di neo-sposi (Alexandra Daddario, Jake Lacy); una donna in lutto per la morte della madre (Jennifer Coolidge); una top-manager (Connie Britton) accompagnata dal marito (Steve Zahn), dai loro figli adolescenti (Sydney Sweeney, Fred Echinger) e dalla migliore amica della figlia (Brittany O’Grady).

I titoli di testa di The White Lotus

Tutti in cerca di una settimana di puro relax, ma andrà veramente così? Giorno dopo giorno, infatti, quel luogo paradisiaco farà emergere i segreti e i lati più oscuri non solo dei villeggianti ma anche di Armond e dei suoi sottoposti; portando a rivelazioni a volte anche sconvolgenti. Se è vero che le vacanze sono un buon momento per fermarsi un attimo, guardarsi dentro e fare il punto della situazione in attesa di ributtarsi a capofitto nel mondo reale, è anche vero che a volte guardarsi dentro può essere più destabilizzante del previsto.

Nel cast figurano Murray Bartlett, Connie Britton, Jennifer Coolidge, Alexandra Daddario, Sydney Sweeney, Molly Shannon, Steve Zahn, Jake Lacy, Natasha Rothwell e Brittany O’Grady.

The White Lotus: riflessioni sparse tra Alfred Tennyson e il lockdown

In un’intervista rilasciata a Kathryn VanArendonk di Vulture, Mike White ha dichiarato come, ancor prima del delineare la struttura narrativa e la caratterizzazione dei personaggi, la sua attenzione fosse tutta sul titolo da dare al progetto. La scelta è presto ricaduta sul titolo poi definitivo. Quel The White Lotus rievocante – su diretta ammissione di White – il suo cognome e la supremazia bianca. Ma soprattutto la poesia di Lord Alfred Tennyson dal quasi omonimo titolo: The Lotos-Eaters (1832).

L’opera racconta di alcuni marinai che, ritrovatisi in un’isola sperduta e dopo aver mangiato del loto, vivono in totale isolamento dal resto del mondo. Condizione quest’ultima rielaborata da White al servizio degli equilibri narrativi di The White Lotus.

Steve Zahn e Fred Hechinger

Elemento che se da una parte gioca di simbiosi con la condizione del singolo individuo e della comunità durante il lockdown (la serie è stata ideata da White proprio durante l’isolamento pandemico nDr), dall’altra diventa propulsione di una nemmeno poi tanto indiretta denuncia sociale verso quella supremazia bianca di cui il paradisiaco resort dal nome esotico si fa suo malgrado portatore.

Un prezioso cortocircuito narrativo fatto di cancel culture e precariato per una Alexandra Daddario indimenticabile 

Qui entra in gioco la delicata scrittura di White che sempre in perfetto bilico tra satira e farsa, commedia e dramma, provocazione e rassicurazione, avvolge lo spettatore di The White Lotus in un intreccio che seppur annacquato e flebile nell’armonico raggiungimento dei punti di rottura dei singoli archi narrativi, diventa interessante opportunità con cui scandagliare i residui sociali del Mondo post-lockdown.

Tra un’aperitivo e una lezione di sub infatti, White sfrutta al meglio il paradisiaco contesto scenico per dialogare con lo spettatore di omofobia e porno-dipendenza; ruoli paterni e modelli materni; precariato nel mondo dell’editoria 2.0 e condizione lavorativa della donna; ma soprattutto di cancel culture e della necessità di ricentrare la narrativa sociale spostando il focus millenario dal bianco caucasico eterosessuale verso nuovi protagonisti etnici. Tutte tematiche rilevanti che vivono di un ironico cortocircuito narrativo che non fa che amplificare la portata valoriale di The White Lotus. Parole vuote tra le mura dell’elitario resort perché in bocca agli interlocutori sbagliati, ma dal messaggio capace di travalicare i confini del piccolo schermo.

Alexandra Daddario in una scena di The White Lotus

La marcia in più di The White Lotus, tuttavia, sta tutta nelle performance attoriali. Una Coolidge problematica dalla caratterizzazione non dissimile dalla Sophie di 2 Broke Girls, opportunamente incanalata da White secondo binari meno chiassosi; un Lacy caoticamente insopportabile nelle vesti di pretenzioso viziato riccone; la coppia Britton-Zahn perfetta nella loro mistura esplosiva di tipica famiglia vacanziera (non) modello; nonché di una Daddario autentico pesce fuor d’acqua sociale in perenne bilico tra dignità lavorativa, orgoglio femminile, e triste ruolo di moglie trofeo, giunta finalmente alla definitiva maturazione artistica.

Semplice, efficace, e capace sia di intrattenere che di far riflettere. Forse non sarà la serie dell’anno The White Lotus e nemmeno dell’estate probabilmente. Di sicuro però quello di White è un viaggio (mini)seriale destinato, nella sua atipica gestione e nel suo sviluppo ritmicamente cadenzato – perfino riposante – ad entrare nell’immaginario collettivo dello spettatore moderno per restarci in pianta stabile.