Luck di David Milch e prodotta da Michael Mann, con Dustin Hoffman, Dennis Farina, John Ortiz, Nick Nolte, Richard Kind e Jill Hennessy
Il ritorno di Michael Mann sul piccolo schermo a trent’anni da Miami Vice. Un cast hollywoodiano di grande spessore capeggiato da tre veterani come Dustin Hoffman, Dennis Farina e Nick Nolte. Inutile dire come intorno a Luck (2011) ci fossero tantissime aspettative. Non a caso HBO ne rilasciò la messa in onda trainante in seconda serata; subito dopo la lanciatissima seconda stagione di Boardwalk Empire: L’impero del crimine (2010-2014).
Come la storia della Home Box Office ci insegna però, non sempre tutte le ciambelle riescono col buco. Perché si la leggendaria emittente televisiva statunitense ci ha regalato perle televisive del calibro di OZ (1997-2003); I Soprano (1999-2007); Curb Your Enthusiasm (2000 – in onda); Band of Brothers – Fratelli al fronte (2001); Six Feet Under (2001-2005); The Wire (2002-2008); nonché Il trono di spade (2011-2019); ma anche roba molto meno riuscita come Carnivàle (2003-2005); Deadwood (2004-2006); Roma (2005-2007); non ultimo Vinyl (2016) – e con Luck, purtroppo, rientriamo in questa seconda fascia di prodotti (tele)filmici.
Premesse e suggestioni a parte, già dalle prime battute era chiaro che Luck avrebbe avuto vita difficile. Basti pensare come, al momento delle riprese del pilot, Mann abbia avuto un violento alterco con l’ideatore, David Milch (Hill Street, NYPD, Deadwood). Il risultato? Il regista di Heat: La sfida (1995) lo bandì dal set dal resto della stagione. Cosa che, dal canto suo, Milch non prese bene. Da una parte per via del legame emotivo che aveva con la sua creatura telefilmica, dall’altra perché era sua abitudine stare sul set delle opere da lui ideate/sceneggiate.
Nel cast della serie TV in onda su Sky Atlantic dal 25 maggio 2021 figurano Dustin Hoffman, Dennis Farina, John Ortiz, Nick Nolte, Richard Kind, Jill Hennessy; Kevin Dunn, Ian Hart, Kerry Condon, Joan Allen, Michael Gambon, Tom Payne, Ritchie Coster, Jason Gedrick e Ted Levine.
Luck: la sinossi della serie TV con protagonista Dustin Hoffman
“Ace” Bernstein (Dustin Hoffman) è un losco uomo d’affari coinvolto nei giri del gioco d’azzardo californiano. Libero dopo quattro anni di prigione, Ace ha in mente un piano con cui rifarsi del tempo perduto e farla pagare ai suoi ex-soci. Accompagnato così dal suo braccio destro, Gus Demitrou (Dennis Farina), l’obiettivo di Ace è quello di mettere le mani sul Santa Anita, un ippodromo fatiscente della costa californiana; il primo passo su cui ricostruire il suo impero economico.
Tanti gli scorci di vita all’interno dell’ippodromo. L’allenatore Turo Escalante (John Ortiz) che etichetta come loca/pazza la veterinaria Jo Carter (Jill Hennessy) manipolando i pronostici in favore di uno dei suoi cavalli, Mon Gateau; la fantina Rosie Shanahan (Kerry Condon) che cerca di farsi largo in un ambiente prettamente maschilista nella disperata ricerca d’approvazione dell’allenatore Walter Smith (Nick Nolte); perfino l’imprenditore Joey Rathburn (Richard Kind) afflitto da balbuzie e dai metodi ben poco ortodossi.
Ma soprattutto quattro scommettitori incalliti come Marcus Becker (Kevin Dunn); Lonnie McHinery (Ian Hart); Renzo Calagari (Richie Coster) e Jerry Boyle (Jason Gedrick) improvvisamente ritrovatisi milionari ma comunque incapaci di godersi la vincita perché dilaniati dal loro demone interiore. L’uragano Ace è pronto ad abbattersi sulle vite di queste persone; a quel punto nemmeno la fortuna sarà sufficiente per uscirne illesi.
Una lettera d’amore abbattuta dal caso e dal destino avverso
Al riguardo del pilot il creatore David Milch ne parlò con entusiasmo encomiabile nei giorni antecedenti alla messa in onda:
Il pilot parla di un mucchio di vite che si intersecano nel mondo delle corse di cavalli. È un argomento che mi ha coinvolto (qualcuno potrebbe perfino dire costretto) per quasi cinquant’anni.
Milch infatti ha sofferto di dipendenza da gioco d’azzardo per tutta una vita. Al momento di Luck era in riabilitazione. C’è quindi molta umanità ed autenticità tra le righe della sua opera telefilmica tanto da etichettarne la realizzazione come fosse una lettera d’amore al suo passato aggiungendo in proposito:
Lo trovo complicato e coinvolgente. Un mondo speciale come tutti quelli che abbia mai incontrato. Non solo in quello che accade nella club house e nelle tribuna ma anche sul retro della pista, dove si fa l’allenamento e si ospitano i cavalli.[…] Spero sia una lettera d’amore. Non sto dicendo che sia una storia che passa attraverso occhiali color rosa. Per me, la pista, è ciò che il fiume era per Mark Twain. Dove vedi la vita e le persone più interessanti, vai lì; ed è quello che ho fatto.
Il caso scelse però diversamente. Durante la lavorazione due cavalli furono abbattuti per via di fratture che, a detta dei veterinari chiamati in causa, risultavano inoperabili. Non per la PETA che condannò aspramente HBO per i metodi sbrigativi e poco umani nella gestione della criticità. Il destino divenne realmente avverso quando un terzo cavallo venne soppresso.
A seguito delle indagini della AHA (American Humane Association) venne stabilito come non ci fossero state effettive ferite durante le riprese; il che fa emergere una verità ben più sconcertante e spietata intorno alla lavorazione di Luck. Nonostante la strenua difesa di HBO secondo cui l’ambiente di lavoro avesse mantenuto i più alti standard di sicurezza il 13 marzo 2012 ne venne ordinata la cancellazione. Ecco cos’è che è venuto a mancare a Luck: l’insita fortuna sentimentalmente rievocata e sprigionata da quel titolo tanto semplice quanto suggestivo. L’impressione comunque è che la lettera d’amore di Milch a quel mondo ippico sub-urbano e parallelo in continuo bilico tra gioia e dolore avrebbe comunque avuto vita breve.
Certamente di grande fattura la messa in scena e l’impronta registica senza filtri e dinamica (rievocante, in tal senso, la costruzione d’immagine del manniano Nemico pubblico del 2009). Efficaci ed empatiche le caratterizzazioni degli agenti scenici con un Nolte da ballad in grande spolvero capace di rubare la scena al ben più quotato (e atteso) Hoffman intenso ma fuori corda, perfino imbolsito nei panni del machiavellico Ace.
A mancare, nonostante archi narrativi tra il cupo e lo speranzoso, è una certa dinamicità strutturale. Come uno schema pre-costruito di puntata in puntata che finisce con il rendere Luck privo di mordente, statico, e con una struttura narrativa più adatta alla concezione seriale degli anni duemila che non a un duemiladieci mai domo e in continuo mutamento.
Resta il rimpianto di una serie sfortunata, abbattuta dalla sua lavorazione scellerata, e di una mancanza di tempismo che, a dieci anni di distanza dalla messa in onda, appare ancora più evidente e marcata.