Buongiorno Letizia! Come, quando e con quali film nasce la tua passione per la Settima Arte?

Buongiorno e ciao a tutti! La mia passione per la settima Arte penso di averla avuta da sempre, ma c’è stato un momento in particolare in cui ho capito che avrei voluto diventasse la mia strada, la mia ragione di vita. Quando un mio vecchio professore, molti anni fa, proiettò a me e alla mia classe il film “Tempi moderni” di Charlie Chaplin! Da lì è stata una scoperta, un amore puro, che dura tutt’ora.
Da lì mi sono appassionata a tutte le star del cinema muto, era come un nuovo mondo per me. In particolare, oltre ai film di Chaplin mi sono innamorata dei film di Buster Keaton.

La tua prima prova, come aiuto-regista, è stata per un cortometraggio di sensibilizzazione girato a Treviso. Ce ne puoi parlare?

Questo cortometraggio è stata un’occasione appassionante e stimolante. È stata un’opportunità per mettere in pratica la propria creatività e visione artistica. Una delle difficoltà che ci sono state presentate è stata proprio nel girare le riprese esterne, per via dei continui rumori del bosco dove giravamo, e di conseguenza dovevamo avere un ottimo senso di problem solving e cercare di mantenere gli attori il più concentrati possibile.
Sicuramente è stato un processo collaborativo che ha richiesto una buona organizzazione e una comunicazione efficace, e ha offerto anche la possibilità di creare connessioni durante le ore di ripresa o durante le pause.

Il tuo esordio come attrice avviene, correggimi se sbaglio, con il cortometraggio drammatico-sentimentale di Diego Carli, “Una piccola, stupida, inutile storia d’amore”, in un ruolo molto intenso e difficile da coprotagonista. Che tipo di esperienza è stata?

Non è stata una passeggiata, anzi tutt’altro. Abbiamo cominciato lo studio del personaggio parecchi mesi prima di iniziare a girare, proprio per permetterci di studiare a fondo la psicologia del personaggio che ci veniva assegnato. È stato complesso capire il mio, si tratta infatti di una ragazza molto diversa da me, per non dire proprio l’opposto. Io l’ho presa come una sfida verso me stessa, volevo mettermi alla prova e testare fino in fondo dove potessi spingermi con la recitazione, e sono felice del risultato ottenuto, anche se ritengo che debba ancora fare moltissima strada.

Regista, attrice, ma anche sceneggiatrice. Sei un’artista molto poliedrica. Infatti hai partecipato alla stesura di una sceneggiatura per un cortometraggio legato al Festival della Lessinia. Come andò in quell’occasione?

Grazie per questa bellissima domanda, durante la stesura della sceneggiatura frequentavo ancora il liceo, perciò, dovevo conciliarmi anche con i lavori scolastici. Nonostante le difficoltà per me è stata la mia prima vera occasione per mettermi alla prova e cominciare a scrivere. La difficoltà è stata nello studio della struttura di una sceneggiatura, essendo che ha le proprie regole, come possono essere i nomi abbreviati o il suddividere adeguatamente tutte le scene fra loro.

Tra il 2021 e il 2022 hai partecipato ad un corso teatrale col regista Alessandro Anderloni. Ci puoi dire qualcosa di più su questa esperienza?

Sono sempre stata legata al cinema, ma il cinema deriva dal teatro, e per questo volevo cimentarmi in qualcosa per me di nuovo. Sicuramente è stata un’esperienza diversa dal solito e molto interessante. Prepararsi mesi per uno spettacolo è un’emozione travolgente, perché sai che quello che andrete a mettere in scena è un atto unico e irripetibile. Il contrario insomma del cinema!
Personalmente per me è stato un cambio radicale la parte recitativa, ovvero passare da una recitazione cinematografica a una teatrale e il mantenere una precisa coordinazione con tutti gli altri attori della compagnia.

Non solo: hai appena finito il prestigioso corso di cinema del regista triestino Diego Carli…

Aggiungerei “purtroppo” l’ho appena finito. Sono stati due anni bellissimi quelli trascorsi frequentando il corso di Diego. Sono entrata che ero una ragazzina molto timida e introversa, mi imbarazzava stare davanti a una telecamera, mi sentivo non al mio posto. Ora invece posso dire di aver maturato un percorso che mi ha portato ad assumere molta sicurezza e coscienza di me e delle mie capacità. Se prima amavo il cinema Diego è riuscito a farmelo amare ancora di più! Amo recitare, amo interpretare i personaggi ed entrare nella loro psicologia. In più, con le esperienze acquisite durante questi anni ho avuto l’occasione di girare il mio primo cortometraggio indipendente “Il panciotto”.

Sei tra le protagoniste di un cortometraggio di Diego Carli, “Monitus”, molto atteso tra gli amanti dell’horror indie italiano. Che ruolo hai avuto in questa opera?

Nel cortometraggio “Monitus” interpreterò una ragazza di nome Hanna, una ragazza molto sprizzante che emana energia e positività e che soprattutto tiene molto alle questioni climatiche e legate all’ambiente, ma che nasconde un terribile segreto…ma non vi rivelo altro! Lo scoprirete molto presto.

Il tuo vero e proprio esordio alla regia è avvenuto questo anno, con il cortometraggio “Il panciotto”. A parere di Cineavatar un esordio qualitativamente di alto livello, quasi folgorante, complimenti! Come è nato questo progetto? Se non sbaglio, ti sei occupata anche della sceneggiatura e del montaggio…

Questo progetto è nato dall’esigenza che avevo di elaborare un cortometraggio come prova d’ammissione per una università; perciò, non avendo moltissimo tempo bisognava essere svelti. Tuttavia, è stata la mia prima sceneggiatura scritta per un progetto totalmente mio, l’unico vincolo poteva essere solo la mia immaginazione a questo punto. Il montaggio è stata invece la parte che più mi ha messa alla prova, ma mi ha regalato grandissime gioie e soddisfazioni, poiché per me il montaggio è come un grande puzzle di quelli da 1000 pezzi,
all’inizio ci perdo la testa ma quando comincio pezzo per pezzo ad assemblarlo capisco che il quadro si sta formando, e da lì non mi fermo più.

Sei regista, attrice, montatrice e sceneggiatrice. In quale ruolo per ora ti stai trovando meglio? Pensi di percorrere una strada in particolare tra queste elencate nel futuro?

Domanda interessante, dopo aver avuto un “assaggio”, chiamiamolo così, di tutte quelle che sono le mansioni del cinema, devo dire che non ce n’è una che mi piaccia più delle altre. Per me sono tutte affascinanti e mi attraggono in egual modo. Dalla scintilla dell’idea fino a esportare il prodotto ultimato, per me è tutto un grande gioco dall’inizio alla fine.
Tuttavia, il percorso che mi interessa di più al momento è proprio quello della regia, scoprendo a mano a mano il mio tocco registico personale.

Quali sono i tuoi generi cinematografici e film preferiti?

Sono una grandissima appassionata della Commedia all’italiana degli anni Cinquanta e Sessanta, la amo proprio perché è in grado di combinare l’umorismo con una critica sociale pungente. In più apprezzo moltissimo gli attori che la “compongono”, in particolar modo Alberto Sordi ma anche Vittorio De Sica, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e tanti altri. Mi affascina proprio perché riesce a intrattenere, far riflettere e far sorridere contemporaneamente, e fa parte della nostra cultura cinematografica. I miei film preferiti sono parecchi, e differiscono anche molto l’uno dall’altro, a me piace guardare davvero di tutto. Alcuni che citerei tra i miei film preferiti sono “Amore mio aiutami” di Alberto Sordi, “Malena” di Giuseppe Tornatore, “Pleasantville” di Gary Ross e infine “12 Angry Man” di Sidney Lumet.

Ti piace l’horror? Tra i lettori di Cinevatar ci sono tanti fan del cinema horror. Quali sono, se ci sono, i tuoi horror preferiti?

Deluderò molti lettori dicendolo ma…non sono una grandissima fan del genere horror, pur apprezzandolo moltissimo! Però ci tengo a citare comunque un regista di horror che ammiro, ovvero Ari Aster. Ho amato tutti i suoi film, specialmente il suo ultimo uscito “Beau ha paura”. Aster è un vero maestro dell’horror moderno.

Letizia Tessarini

Cosa pensi del cinema italiano attuale? Sembra che il cinema italiano sia un po’ snobbato dalla tua generazione…

Personalmente penso che il motivo sia di una percezione di mancanza di originalità o innovazione nel cinema italiano attuale, che lo rende stagnante. Molti film purtroppo non offrono abbastanza freschezza o nuove prospettive, specialmente per noi giovani, propinandoci sempre le solite “commedie” con personaggi banali e di certo non nuovi.
Anche se sono certa che il cinema italiano di oggi in realtà abbia molto da offrire, perché ci sono moltissimi registi italiani talentuosi che ci offrono prodotti eccellenti. Uno tra i miei preferiti è Giuseppe Tornatore. Penso anche che sia molto importante promuovere e sostenere questi film e questi registi italiani, offrendo più opportunità di distribuzione e visibilità a livello internazionale, in modo che possa essere apprezzato e considerato nel contesto cinematografico globale.

Ti piace leggere? Se si, quali sono i 3 libri che ti porteresti in un’isola deserta?

Che bella domanda! Leggere per me è fondamentale, sia per scoprire nuove realtà che per trovare l’ispirazione. Sicuramente su un’isola deserta non può mancare “L’alchimista” di Paulo Coelho, “I baffi” di Emmanuel Carrère e infine “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati.

Letizia Tessarini

Futuri progetti cinematografici in cantiere? Siamo curiosi!

Ho la testa piena di idee, ma per ora sono ancora in fase “embrionale” e dovrò svilupparle. Prima di cimentarmi in nuovi soggetti voglio fare il più esperienza possibile a livello cinematografico, e continuare ad apprendere ogni mansione che sta dietro ad un film per accrescere le mie conoscenze.

Vuoi in qualche modo salutare i tuoi followers e i lettori di CineAvatar?

Esprimo i miei più sinceri ringraziamenti per l’opportunità di aver potuto scrivere qui su CineAvatar, e in special modo ringrazio di cuore tutti i lettori che hanno dedicato il loro tempo per leggermi. Grazie di cuore.