Intervista a Stefano Meloncelli, regista di Leggende Metropolitane

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Se siete appassionati di produzioni underground, interessati a esperienze di visione diverse da quelle abituali o semplicemente persone curiose, non potete farvi scappare Leggende Metropolitane, disponibile dal 1 marzo su Prime Video (qui il trailer e in cima all’articolo).

Il film racconta le avventure di Gigi (Diego Paul Galtieri), Sandro (Mattia Travaini) e Chico (Fabrizio Marchegiani), tre amici che vivono nella periferia dell’hinterland milanese e trascorrono le proprie giornate tra il bar e le chiacchiere, fino alla comparsa di Mario (Edoardo Costa) e alla prospettiva di una svolta…

Abbiamo avuto il piacere di intervistare il regista Stefano Meloncelli, qui alla sua opera prima, e l’attore protagonista Mattia Travaini, che interpreta Sandro.

Ciao ragazzi! Partiamo dal titolo: quali sono (o chi sono) queste Leggende Metropolitane?

Stefano: L’espressione “leggende metropolitane” può essere intesa nel senso comune dell’evento – forse accaduto, forse no – che si tramanda negli ambienti urbani, lasciando dietro di sé un’aura di mito. Però non volevamo intenderla solo così. Leggende sono anche i personaggi che vivono questo ambiente. Abbiamo scelto di giocarci questa carta, percorrendo la via del “verosimile”.

La nostra è una favola urbana ambientata nella provincia: la strada nomina “leggenda” chi ci cresce e ci vive, conferendogli una sorta di street credibility. Così sono Gigi, Sandro e Chico, i tre protagonisti del film: personaggi un po’ border line di cui abbiamo voluto enfatizzare i tratti, ma che chiunque viva in un certo ambiente può ritrovare in persone reali con cui ha a che fare quotidianamente. Attraverso il tono fiabesco e cercando soprattutto di divertire, abbiamo cercato di muovere anche una critica alla ghettizzazione di queste persone che avviene nella vita di tutti i giorni.

Vi conoscevate già o è la prima volta che lavorate insieme?

Mattia: Ci conosciamo da parecchi anni. Ci presentò un amico comune, e abbiamo collaborato per la prima volta in un cortometraggio del 2008.

Stefano: Già in quel momento mi colpì di Mattia la naturalezza nel recitare con cui trasmetteva realismo.

Mattia: Questo è anche il mio primo lungometraggio. A livello emotivo non pensavo mi avrebbe scosso tanto, invece è stata un’esperienza che mi ha regalato emozioni veramente forti, sia in fase di realizzazione che nelle reazioni positive che stiamo riscontrando.

Quando nasce l’idea di girare il tuo primo lungometraggio? Come ha preso piede il progetto?

Stefano: Durante il lockdown. Parlando con Gianluca Di Michele [sceneggiatore, N.d.A.] abbiamo cominciato a lavorare alla scrittura del film. La pre-produzione è durata all’incirca un anno, tra il lavoro di sceneggiatura e la fase di casting tramite i canali tradizionali. Mancava però la figura dell’antagonista, un individuo losco e “inserito” che grazie al proprio status vuole prevaricare su personaggi socialmente emarginati. Con l’arrivo di Edoardo Costa (Un posto al sole, Vivere, Notte prima degli esami, Die Hard – Vivere o morire, Down The Shore…) c’è la vera svolta. Ha letto la storia e gli è piaciuta, si è prestato volentieri e ha innalzato notevolmente il livello della produzione. Ha rappresentato una sorta di innesco.

Mattia: Ha contribuito alla creazione di un bel clima all’interno della troupe, dando una grande mano all’interno di un cast composto per la maggior parte da non professionisti nel senso classico del termine. Avevamo la spensieratezza di una compagine, il che ci ha permesso di lavorare meglio.

Se fossi costretto a dare un’etichetta, in che genere collocheresti Leggende Metropolitane?

Stefano: Penso possa ritenersi una commedia agrodolce. Non ostentiamo forzatamente il voler far ridere, però cerchiamo di divertire con un umorismo accessibile a tutti, popolare. L’obiettivo, come detto, è far concentrare lo sguardo su situazioni e realtà di un mondo un po’ disconosciuto e spesso degradato, ma con un tono scanzonato. Siamo per la goliardia e cerchiamo di sdrammatizzare alcune situazioni. Vorremmo far riscoprire un po’ il piacere e la leggerezza del politicamente scorretto.

Stefano, tu vieni dal mondo del videomaking musicale e del rap in particolare, nel quale hai enorme esperienza da tantissimi anni. Il passaggio alla narrazione cinematografica, anche se abbastanza frequente, è tutt’altro che scontato. Quanto è diverso l’approccio al lavoro e il confrontarsi con dinamiche che differiscono dal mondo da cui vieni?

Stefano: Io sono sempre stato un grande appassionato di cinema. Non posso negare che questo film sia enormemente influenzato dai miei lavori precedenti come videomaker e dalla mia esperienza personale nel rap, soprattutto nella resa fotografica, nella lavorazione della colonna sonora e nel massiccio utilizzo di droni che ci hanno permesso inquadrature altrimenti impossibili con i mezzi a nostra disposizione. Tuttavia, per alcuni aspetti è tutto un altro mondo rispetto al videoclip. Dal punto di vista della pianificazione, confrontarsi con uno storyboard complesso e con un piano-regia dettagliato è stata un’esperienza quasi del tutto nuova. Anche la creazione del ritmo della storia richiede un’attenzione completamente diversa, per non parlare della regia: oltre al grande utilizzo di droni abbiamo girato con più camere contemporaneamente. Ho voluto insomma mantenere alcuni aspetti della mia carriera e storia personale, cercando di aggiungerne di ulteriori.

Hai detto che sei un appassionato di cinema. Avevi dei riferimenti mentre giravi? Ti ispiri o apprezzi qualcuno in particolare nel cinema italiano?

Stefano: Come riferimento tecnico sicuramente Stefano Sollima, lo studio tantissimo, ne sono quasi dipendente. Sono poi un grandissimo fan di Salvatores. In particolare, in Leggende Metropolitane ho cercato di riportare un po’ le atmosfere dei suoi primi film, dalla goliardia di Kamikazen agli avventurosi rapporti di amicizia di Marrakech Express. Era un periodo in cui si poteva fare un cinema più libero.

Ultima domanda: Leggende Metropolitane si rivolge a un’audience precisa? Ti piacerebbe che lo vedesse qualcuno in particolare?

Stefano: Guarda, mi piacerebbe che lo vedesse un produttore e dicesse “come cazzo avete fatto a fare un lavoro del genere con il budget che avevate a disposizione?” [ride, N.d.A.]. A parte gli scherzi, senza sforzarci di dover piacere a tutti ad ogni costo, mi piace pensare di esserci rivolti ad un pubblico più ampio possibile, senza preclusioni particolari.

Augurando a Leggende Metropolitane la massima visibilità possibile, ricordiamo ancora che il film sarà disponibile su Prime Video dal 1 marzo.