Taiki Waititi torna al cinema con Thor: Love and Thunder, quarto capitolo dedicato alle avventure del dio del tuono.

Con Thor: Love and Thunder siamo arrivati al quarto capitolo dedicato esclusivamente al Dio del Tuono dei Marvel Studios. Iniziata in punta di piedi con l’origin story di Branagh continuata con la virata dark di Taylor, la saga di Thor era approdata con un tono colorato e rock con la regia di Taika Waititi in Thor: Ragnarok. Ora, il quarto capitolo sembra essersi assestato, grazie alla continuità di regia, su questo stile, anche se non mancano di certo le sorprese.

Avevamo lasciato un Dio decisamente umano in Avengers: Endgame, un Thor che aveva perso praticamente tutto: dalla famiglia di provenienza (genitori, fratello) a quella scelta con la sua fidanzata Jane Foster (interpretata da Natalie Portman) e i compagni di avventura, gli Avengers, che, per forza di cose, si sciolgono. Un Thor che aveva sorpreso il pubblico con la sua nuova tenuta molto poco sportiva (pancione da birra e stile di vita da gamer casalingo). È quasi lo stesso personaggio che si vede all’inizio del film Thor: Love and Thunder, non tanto per la sua forma (perché si allena duramente per ritornare prestante), quanto per la sua solitudine. Perché, nonostante sia insieme a un folto gruppo di eroi come lui, i Guardiani della Galassia, Thor resta fondamentalmente solo.

Chi si aspetta però un film triste o epico o con alta tensione drammatica rimarrà deluso. Taika Waititi è tutto l’opposto, un regista che fa del suo umorismo la chiave per raccontare le storie, senza tuttavia, dover rinunciare al lato umano o alla profondità dei temi.

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Una nuova avventura

Il film racconta delle avventure di Thor contro Gorr, lo macellatore di dei (interpretato da Christian Bale) che minaccia l’equilibrio cosmico andando a eliminare fisicamente le diverse divinità dell’universo. Ma soprattutto minaccia l’equilibrio di New Asgard, cittadina di pescatori che ha abbandonato l’afflato mitico della vecchia città, risultando molto più simile a un villaggio turistico (sembra quasi una sorta di piccola Disneyland, con spettacoli, visite guidate e pubblicità).
Thor, però, non è solo nell’affrontarlo, con lui ci sono il compagno roccioso Korg (interpretato dallo stesso Waititi), la guerriera e neo sovrana di New Asgard, Valchiria (Tessa Thompson) e… la potente Mighty Thor, che non è nient’altro che la sua ex fidanzata Jane Foster.

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Una commistione di generi

La narrazione filmica è divertita (e, a chi piace, divertente), fin dall’inizio capiamo di essere davanti a una commistione di generi, la cui colonna sonora è il rock e il cui stile è strabordante, coloratissimo. Potremmo definire Thor: Love and Thunder una vera e propria favola, perché ci viene raccontata come tale. Gorr sembra l’incontro perfetto tra il pifferaio di Hamelin e una Baba Jaga russa, un cattivo delle fiabe che si muove nell’ombra e rapisce i bambini della città per attirare a sé il dio norreno.

Ma non sarebbe sbagliato nemmeno definire questo film come una ballata rock, un film d’amore, una commedia, un buddy movie (per come delinea le dinamiche tra Valchiria, Korg e i due Thor), un cancer movie o un film sperimentale per l’uso del colore e la scelta del bianco e nero. Senza dimenticare che rimane comunque un cinecomic.

Una cosa è certa: più si cerca di definire (e quindi limitare), meno ci si avvicina allo sguardo del regista e all’anima di Thor: Love and Thunder.

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Lo sguardo coraggioso di Waititi

Qualcuno potrebbe sentirsi spaesato guardando questo film. Perché non mancano le risate, il ridimensionamento in chiave ironica, ma non mancano nemmeno momenti commoventi e riflessioni profonde: sul senso della vita, sulla paura della morte, sulla genitorialità e anche sul credo religioso.

I personaggi, nonostante lo scenario divino e l’ironia con cui sono raccontati, sono complessi e umanissimi, soprattutto il Macellatore di dei. Il regista, infatti, ci regala un cattivo molto interessante. Gorr non incarna l’anti eroe classico completamente oscuro, nonostante le apparenze, e la sua missione è portata avanti da motivazioni alte (filosoficamente parlando) ed emozionanti (il senso di tradimento quando capiamo che tutto quello per cui abbiamo vissuto è una bugia). I suoi vissuti però, ci vengono raccontati accanto ai vissuti degli eroi positivi, sue nemesi. Il crudele Gorr, infatti, non sembra così diverso né da Thor (Chris Hemsworth) e nemmeno di Mighty Thor (Natalie Portman). Così come Thor-Hemsworth, Gorr è stato tradito dalla vita, è solo, abbandonato dagli dei, si è rinchiuso a una vita senza amore. Così come Thor-Portman, Gorr è condannato dalla sua stessa arma a una corruzione fisica che lo indebolisce sempre più.

Il lavoro che Waititi è riuscito a fare con la storia, i personaggi e lo stile è la riprova del successo Marvel, che lascia spazio a figure autorali per rinnovare la narrazione e il genere.

Consigliato a chi piace lo stile di Taika Waititi e le scelte stilistiche forti.

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