AVENGERS: ENDGAME, la recensione del film Marvel

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avengers endgame
Il logo di Avengers: Endgame
Avengers: Endgame
Iron Man in una scena di Avengers: Endgame
We are in the endgame now.
Eccoci arrivati alla fine.
La resa dei conti è arrivata dopo 4010 giorni (giorno più, giorno meno) e 22 film.
Una saga cinematografica, quella dei Marvel Studios, di proporzioni colossali che ha costruito, tassello dopo tassello, il più enorme puzzle mai realizzato, con la pazienza e la dedizione di 11 anni di lavoro.
Quella che state per leggere è la condivisione di una grandiosa esperienza collettiva, frutto di un lunghissimo viaggio in compagnia dei protagonisti dell’MCU nell’ultimo decennio.
Inutile dire che le parole che riesco ad esprimere sono, da un lato, il semplice atto del racconto di una donna cresciuta con questi supereroi e, dall’altro, quelle che sono state le sensazioni provate in sala.
Riassumere il film categorizzandolo in espressioni semantiche come “bello, brutto, capolavoro o colossale delusione” sarebbe sia svilente rispetto al mastodontico lavoro di cura e realizzazione dei film dell’intero Universo Cinematografico Marvel sia pericolosissimo terreno minato di spoiler.
Avengers Endgame spot
I Vendicatori in Avengers: Endgame
Potremmo, forse, parlare per ore di tutte le tematiche portate alla luce dal cinecomic diretto dei fratelli Russo e di come queste siano sempre state il filo conduttore e la cifra stilistica degli eroi Marvel. Il senso della famiglia, quello di appartenenza, la condivisione, la lealtà, la crescita, il sacrificio, l’errore, la colpa, ciò che è giusto e ciò che sembra essere sbagliato. Sviscerare singolarmente i vari temi aprirebbe un vaso di Pandora e, ancora una volta, risulterebbe riduttivo ad esprimere ciò che la potenza delle immagini e delle emozioni messe in gioco sul grande schermo hanno, da sole, la capacità di trasmettere.
La tela tessuta in questi anni è forte quanto lo scudo di Captain America, scintillante come l’armatura di Iron Man e preziosa come il martello di Thor e in questo finale ci sono momenti di tensione e altri di spensierata leggerezza, c’è l’epicità della guerra, di quelle come non se ne vedevano da anni, c’è la speranza e la paura dell’ignoto e ci sono, come in ogni epopea che si rispetti, ascesa e caduta degli eroi.
A qualunque costo.

Nulla è lasciato al caso e ogni mondo conosciuto fin qui si ritrova e rivive in queste battaglie finali grazie all’ammirabile capacità di creare un equilibrio perfetto oltre la più grandiosa aspettativa. Se in alcuni punti pesa un po’ la mano del politicamente corretto strizzando l’occhio, nemmeno troppo velatamente, al Girl Power, non delude la chiarezza e la genuinità del racconto che va oltre qualunque cosa mai realizzata prima. Si sentono i brividi lungo la schiena quando tutto si incastra alla perfezione.
Ogni singolo film ci ha portato a questo, all’Endgame, e l’ha fatto senza mai lasciare nulla di intentato, persino il più piccolo dettaglio è stato sapientemente costruito e giostrato perché fosse lì in quel preciso momento. Lungimiranza o follia creativa? Un netto 50/50.
Emotivamente è un vero e proprio rollercoaster: si ride, ci si commuove e ci si agita sulla sedia lasciando partire qualche fragoroso applauso e gridolino (non guardate me!). E si piange. Sì, si piange perché abbiamo tutti un cuore che batte da qualche parte, e lo sappiamo, e stiamo mettendo la parola fine a ciò che è stato e che, in parte, non ci sarà più.
Avengers: Endgame fa evolvere il racconto lineare imboccando la strada della dimensione temporale, quella di Ritorno al futuro per rendere l’idea, facendo incontrare passato e futuro con trovate geniali e sagaci astuzie riconfermando il ruolo degli eroi: protettori dell’umanità e difensori della giustizia pronti a sacrificarsi o, semplicemente, scoprire di esserne sempre stati degni.
Opera d’arte contemporanea.