Spider-Man: No Way Home è un viaggio emozionante, un caposaldo dell’intera trilogia del personaggio interpretato da Tom Holland.
Recensione no spoiler

Parlare di Spider-Man: No Way Home senza fare spoiler è davvero complicato, un’impresa difficilissima, ma rivelare anche il più piccolo dettaglio potrebbe sgonfiare l’entusiasmo e la sensazione di brividi a fior di pelle (o senso di ragno) che questo film è capace di regalare.

Spider-Man: No way home è una giostra emotiva dalla quale è impossibile scendere, una montagna russa emozionale fatto di tanti alti (e qualche basso) che pompa adrenalina nel sangue e lascia, una volta che le luci si riaccendono, i postumi di una corsa liberatoria: ossigeno ed endorfine.

Non stupisce che su questo film si sia mantenuto tanto riserbo e segretezza, inutile inoltre negare che scoprire, o meglio riscoprire, certi dettagli, certi stimoli legati all’immaginario del mondo di Spider-Man, sia una delle forze motrici dell’intera narrazione.

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Essere Spider-Man

La trama è forse il caposaldo dell’intera trilogia del personaggio. In maniera brillante e quasi poetica, No Way Home di Jon Watts, è un film sulle origini di Spider-Man. Peter Parker comincia, per la prima volta, a incarnare il vero archetipo dell’Uomo Ragno sperimentando il sacrificio, la perdita e il peso delle responsabilità.

Procediamo con ordine, ma senza spoiler. La storia riprende dal punto in cui si era interrotto Spider-Man: Far From Home, con Mysterio (Jake Gyllenhaal) che svela l’identità segreta di Spider-Man (Tom Holland) e, come se non bastasse, lo accusa del proprio omicidio. La rivelazione e la perdita dell’identità segreta mettono a rischio non solo la vita di Peter, ma anche quella di chi gli sta accanto.

Il film parte subito con un ritmo frenetico e concitato, sottolineato da ondeggiamenti tra palazzi e spazi claustrofobici. La fama improvvisa per Peter e i suoi amici genera conseguenze inevitabili, un prezzo troppo alto da pagare. Così Peter chiede aiuto al Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) attraverso un incantesimo per far dimenticare al mondo che Peter è Spider-Man. Il rito magico, però, viene bruscamente interrotto da Peter fratturando i confini tra gli universi e portando gli antagonisti delle precedenti versioni cinematografiche di Spider-Man all’interno del MCU.

Tra questi ci sono Norman Osborn/Green Goblin (un Willem Dafoe che non è cambiato di una virgola) e il Dr. Otto Octavius ​​(anche Alfred Molina ha fatto un patto con il diavolo), rispettivamente villain di Spider-Man e Spider-Man 2 di Sam Raimi. E poi c’è Electro (Jamie Foxx) di The Amazing Spider-Man 2 di Marc Webb.

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Nel multiverso… di Spider-Man

La prima mezzora, propulsiva, è incentrata sulla scoperta dei personaggi, sulle contorsioni narrative e sugli espedienti emotivi che non lasciano indifferenti gli spettatori, a discapito, forse, della storia che sembra, invece, rimanere più indietro. Poi il film mette la quarta e tiene incollati allo schermo senza un attimo di respiro, senza la possibilità di riprendere fiato mentre ci si ritrova catapultati nel viale dei ricordi.

Spider-Man: No Way Home si lascia trasportare dallo spettacolo, del fascino e dal brivido di emozioni passate. Gli sceneggiatori Chris McKenna ed Erik Sommers, con coraggio, riescono a donare al film un cuore pulsante conferendo a Peter un nobile obiettivo (che non vi posso svelare). Un obiettivo coerente con la versione di Spider-Man del MCU: un ragazzo dolce e ingenuo, ma anche testardo, sempre determinato a fare la cosa giusta, anche quando gli altri sono contrari.

Attraverso lo scontro con i grandi nemici del passato e un proprio percorso personale, Peter sembra affermarsi nella versione che potremmo riconoscere come quella definitiva di Spider-Man. Infatti, No way Home è il film sulle origini di Spider-Man più di quanto siano stati i primi due film.

Spider-Man and Electro in Columbia Pictures’ SPIDER-MAN: NO WAY HOME.
Nella morsa del ragno

No Way Home possiede notevoli soluzioni visive che si mescolano sapientemente a quelle narrative. La messa in scena dell’azione è epica, a tratti abbagliante, a volte funzionale e in parte drastica e brutale. Il livello di tensione rimane altissimo e si ha quasi paura a sbattere le palpebre per perdersi quel frame che potrebbe regalare ancora un’emozione. Non fa eccezione la colonna sonora.

Il film ha anche un lato più oscuro che vede Peter stretto in una morsa emotiva oltre che fisica e qui Tom Holland ci mette il cuore ed è eccezionale. Il suo Peter Parker è così vicino alla perfezione che fa male; è giovane, serio e il più dolce che si possa immaginare, uno che vuole seguire sempre la strada giusta, anche se raramente sa quale potrebbe essere. Puntualmente si ritrova in situazioni più grandi di lui, che minacciano costantemente di inghiottirlo, ma non si lascia mai sopraffare.

Perché ricordiamoci sempre che, da un grande potere, derivano grandi responsabilità. E davanti alle responsabilità, Spider-Man risponde sempre presente.

VALUTAZIONE CINEAVATAR

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