L’Europa Napoleonica e un amore impossibile, Belgravia, ideata da Julian Fellowes e diretta da John Alexander, con Tamsin Greig, Philip Glenister, Harriet Walter e Tom Wilkinson 

È una garanzia Julian Fellowes. Lo sanno Robert Altman e Bob Balaban che collaborarono con lui per la stesura della sceneggiatura di Gosford Park (2001). Lo sanno soprattutto le schiere di fan di Downton Abbey (2010-2022). Autentico gioiello (tele)filmico capace di lasciare il segno tra piccolo e grande schermo per oltre un decennio grazie a una scrittura tanto familiare nei modi quanto appassionante nello sviluppo. Comprensibile quindi che per la miniserie Belgravia (2020) le aspettative di fan e addetti ai lavori fossero altissime.

Adattamento dell’omonimo romanzo del 2016 dello stesso Fellowes, e diretta da John Alexander. In onda su Sky Serie dal 6 ottobre 2021 (e in streaming su NOWtv), Belgravia racconta, tra i corridoi e i salotti dei più bei palazzi di Londra, il confronto tra classi sociali: arrembante l’una, profondamente ancorata alle sue tradizioni e ben poco disposta a lasciare spazio al nuovo, l’altra.

Jeremy Neumark Jones ed Emily Reid

Bruxelles, XIX secolo. Alla vigilia della Battaglia di Quatre-Bras la Duchessa di Richmond (Diana Kent) organizza un ballo in onore del Duca di Wellington (Nicholas Rowe). Al ballo sono presenti anche James e Anne Trenchard (Philip Glenister e Tamsin Greig). I due vivono agiatamente grazie ai profitti della loro impresa in ambito commerciale.

La loro terza figlia, Sophia (Emily Reid), cattura l’attenzione di Edmund Bellasis (Jeremy Neumark Jones), erede di una delle famiglie più ricche e degne di nota di tutta l’Inghilterra. L’unione dei due forgerà così un’eredità che creerà scandalo per le generazioni a venire. Ventisei anni dopo infatti, quando le due famiglie vivono ormai entrambe nell’elegante quartiere londinese di Belgravia, gli eventi e i segreti di quel ballo torneranno a galla.

Completano il cast Harriet Walter (The Crown); Alice Eve (Lei è troppo per me); Tara Fitzgerald (Il Trono di Spade); Ella Purnell, Richard Goulding (The Windsor); James Fleet (Quattro matrimoni e un funerale); Adam James (Band of Brothers); Tom Wilkinson (Full Monty, Michael Clayton); Bronagh Gallagher, Diana Hardcastle, Paul Ritter (Chernobyl); Saskia Reeves (Luther); e Jack Bardoe al suo debutto televisivo.

Dall’autore di Downton Abbey… una miniserie che non è Downton Abbey!

O per dirla in un’altra maniera: non tutte le ciambelle (seriali) riescono col buco. Capiamoci, è comprensibile. Perfino un mediocre sceneggiatore sa che è pressoché impossibile ripetere la magia su carta dell’opera di successo. Tanti i fattori ambientali e narrativi in gioco nel determinare gli equilibri vitali dell’organismo-sceneggiatura. L’autore-Fellowes infatti – lungo gli alti e bassi della sua carriera  – ha saputo mantenere intatto il proprio tratto distintivo pur delineando cornici narrative similari nelle atmosfere, ma sempre, in qualche modo, differenti tra loro.

Ecco, nel caso di Belgravia, la cifra stilistica è più vicina al respiro scenico di Mistero a Crooked House (2017) e The Chaperone (2018) che non a Downton AbbeyGosford Park o lo stesso The Young Victoria (2009). Eppure c’è tutto di quel senso di appartenenza targato Fellowes reso grande dai suoi topos narrativi. Dalla lotta di classe (qui al centro del conflitto e innalzata sino ai massimi sistemi), sino alla cura scenografica di un contesto scenico – come sempre – approfondito e disegnato sin nei minimi dettagli. Ciò che manca, a Belgravia, è il cuore.

Tamsin Greig

Laddove infatti le vicende della famiglia Crowley di Downton, e la cena con delitto altmaniana dei McCordle di Gosford, vivevano di un’ironia e di una spontaneità tale da rendere pressoché immediato il legame empatico con i suoi personaggi – tanto che in origine Fellowes avrebbe voluto ricongiungerle in un unico universo narrativo – in Belgravia questo manca del tutto.

Belgravia: una miniserie destinata a restar tale

Un feuilleton cupo e freddo, Belgravia, anche nelle scelte fotografiche. Tra sensi di colpa e spirito di vendetta infatti prende forma una caustica guerra di classe tra Trenchard e Bellasis – entrambi poco colorati e dalla caratterizzazione arida e ben poco benevola – determinante un intreccio solido, senz’altro, ma incapace di distanziarsi dal medium originale. Turning point quindi, più funzionali ad un impianto narrativo letterario, che non di tipo televisivo-cinematografico.

Philip Glenister in una scena di Belgravia

Da Vikings (2013-2020) a Big Little Lies (2017 – 2019) sino, chissà, alla nostrana Ridatemi mia moglie (2021). Tanti i casi nella storia televisiva recente in cui un’opera nasce miniseriale per evolvere, in corso d’opera, a seriale. Per Fellowes stesso, impegnato contemporaneamente nello sviluppo del ben più riuscito The English Game (2020), quello di Belgravia sarebbe virtualmente un capitolo chiuso della sua carriera tanto da esprimersi così in merito:


Per me è una storia completa. Anche se, a dire il vero, ogni volta che lo dico agli attori non sono mai d’accordo con me. Non sono sicuro di conoscere la risposta definitiva. Vedremo, se qualcuno ne vuole ancora…

E seppur la sua recente storia autoriale lascerebbe intendere un proseguo, per il bene di Belgravia sarebbe più coerente tener fede agli originali piani miniseriali, e andare oltre.