![Morto tra una settimana o ti ridiamo i soldi recensione](http://www.cineavatar.it/wp-content/uploads/2018/11/morto-tra-una-settimana-1.jpg)
Nel suo lavoro Leslie (Tom Wilkinson) riesce a rendere transitivo l’intransitivo pronominale “suicidarsi”: interviene ponendo fine alla vita di chi è stanco, appunto, di vivere, ovviando – per quanto possibile – a ripensamenti, reali incapacità di darsi la fine e naturali e sacrosante insorgenze di istinti di sopravvivenza. Leslie è, insomma, un killer professionista che, per scelta o per savoir faire, uccide a contratto solo chi, in effetti, vuole la morte. Anche un assassino però ha i suoi problemi: una moglie che lo vuole tutto per sé, l’horror vacui della pensione, un lavoro (regolato, persino, da un’agenzia che di segreto e oscuro non sembra avere niente) a cui si sente legatissimo e per il quale nutre una curiosa etica che gli procura solo noie: a quanto pare non ci sono più i killer di un tempo, gentiluomini come lui, rispettosi delle volontà e della dignità della morte altrui (poco conta poi, nel film, se di fatto si tratta di operazioni criminali). E poi c’è William (Aneurin Barnard), giovane scrittore che nessun editore vuole pubblicare, solo al mondo o quasi, disoccupato e squattrinato. William ha tutta la vita davanti, ma crede che la miseria in cui versa non sia solo una fase transitoria: così ingaggia Leslie per farla finita, dopo svariati tentativi di suicidio mai compiuti fino in fondo, o mai andati a segno. Dopo aver siglato il fatal contratto, però, il destino, “in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada”, si mette di traverso, beffardo eppure, per una volta, positivo: William riceve un’offerta editoriale, si innamora del suo agente (Freya Mavor) e, ovviamente, riacquista fiducia nella vita. Come scindere, stando così le cose, l’inscindibile patto di morte?
![morto tra una settimana](http://www.cineavatar.it/wp-content/uploads/2018/11/morto-tra-una-settimana.jpg)
In questa commedia dolce-amara di Tom Edmunds il caso gioca un ruolo non indifferente, ma finisce per essere poi, giustamente, il tramite per una affermazione forte della volontà individuale, delle scelte di vita: è il caso che unisce William e la giovane editor Ellie, ed è il caso che pone fine alla vicenda, ancora con una sfumatura di cattiveria. Tuttavia, ciò che nella narrazione conta davvero sono le strade che si decide di percorrere: i tentativi di suicidio del giovane, forse non troppo convinti e comunque rappresentati con troppa leggerezza – pure congeniale alla storia e al genere – sono preambolo per una serie di scorribande per sfuggire alla morte. Sono la rappresentazione iniziale di un immobilismo da cui, con crescente serenità, il giovane scrittore riesce a cavarsi – con l’incoraggiamento, con l’amore, con la forza di crearsi (anche autonomamente) delle prospettive. William sente, a un certo punto, di avere uno scopo, una sensazione mai provata prima, e inattesa: scrivere, amare, e – più specificamente nella graffiante finzione narrativa – sfuggire a un killer che non è più il suo cupio dissolvi ma una minaccia concreta.
![Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi),](http://www.cineavatar.it/wp-content/uploads/2018/11/morto-tra-una-settimana-2_.jpg)