I migliori 10 film presentati al Far East Film Festival 2022
Dal 22 al 30 aprile si è svolta la ventiquattresima edizione del Far East Film Festival di Udine, la più importante manifestazione europea espressamente dedicata al cinema dell’Estremo Oriente, tornata finalmente a una parvenza di normalità dopo il difficile biennio della pandemia.
Al di là di premi e riconoscimenti, ogni anno l’impressione è quella di assistere a un evento unico, imperdibile per chiunque abbia la curiosità di esperienze di visione diverse da quelle abituali e sia desideroso di imbattersi in una sensibilità nel trattare storie e immagini che non ha eguali nella geografia del cinema.
Nella speranza che trovino i canali distributivi che meritano, e che il pubblico italiano possa quindi goderne al più presto, ecco i nostri 10 film preferiti tra quelli presentati in concorso al Far East Film Festival 24 (non considerando quindi i documentari, i restauri mozzafiato dei classici del passato e l’azzeccatissima retrospettiva “Visions of Manila in Philippines Movies”).
I 10 film da tenere sott’occhio del Far East Film Festival 2022
10. Confession di Yoon Jong-seok (Corea del Sud)
Remake del successo spagnolo Contratiempo. Un omicidio, una stanza chiusa dall’interno e una colpevolezza apparentemente lampante. Sembrerebbe tutto molto chiaro, ma la realtà si rivelerà ben più complicata. Serratissimo poliziesco appartenente al filone dell’enigma della camera chiusa, in cui nulla è come sembra e le false piste si moltiplicano di minuto in minuto, fino allo sbalorditivo colpo di scena finale.
9. One for the Road di Baz Poonpiriya (Thailandia)
Bizzarro road movie in salsa thai, prodotto niente meno che da Wong Kar-Wai. Aood scopre di avere una malattia incurabile e trascina il migliore amico Boss in un viaggio attraverso il Paese per sistemare i conti del passato. Film che stupisce per il tono del tutto particolare dell’opera: equilibrato senza essere monotono, semplice ma mai banale, dolce ma non stucchevole. Opera matura, del tutto meritevole della visibilità internazionale che sta ottenendo (primo film thailandese a vincere il World Cinema Dramatic Special Jury Award al Sundance Film festival).
8. My Small Land di Ema Kawawada (Giappone)
Non stupisce che Ema Kawawada, assistente alla regia di Kore-eda e attiva nella sua casa di produzione, abbia elaborato come soggetto per il film d’esordio un ritratto familiare intimo ed esemplare di una criticità propria del Giappone contemporaneo. Alla diciassettenne Sarya e alla sua famiglia, di origine curda ma in Giappone da parecchi anni, viene rifiutata la richiesta dello stato di rifugiati. La giovane protagonista intraprende così un viaggio interiore alla ricerca di sé, al fine di uscire dalla soffocante condizione di non appartenenza completa né alla cultura giapponese né a quella curda.
7. The Apartment with Two Women di Kim Se-In (Corea del Sud)
Questo dramma potente e destabilizzante è l’opera prima della giovane regista coreana. Il film racconta il burrascoso rapporto tra una madre e la figlia, “costrette” a vivere nello stesso piccolo appartamento. Oltre a essere un’esperienza visiva intensa e claustrofobica, spicca per la profondità nel tratteggiare le due donne. Tutt’altro che una classica storia di abusi e facile empatia.
6. Missing di Shinzô Katayama (Giappone)
Thriller d’autore e dai mille risvolti, che tiene lo spettatore con il fiato sospeso dal primo all’ultimo minuto. La ricerca di una persona si trasforma in una discesa negli aspetti più cupi e rivoltanti della natura umana. Missing si inserisce a pieno titolo in quel filone tanto riconoscibile nel cinema orientale dell’ultimo ventennio del crime cupo e disturbante, sorretto da una sceneggiatura solidissima e una regia di alto livello.
5. Incantation di Kevin Ko (Taiwan)
In ogni edizione del Far East il genere horror riesce a ritagliarsi uno spazio importante. Quest’anno però si va oltre le più rosee aspettative, con un film veramente, veramente spaventoso (ma per davvero, non come si dice sempre…). Incantation va a scavare nelle radici del folklore e della tradizione popolare taiwanese sfruttando lo stile del found footage. Ko dosa con intelligenza gli ingredienti, e il risultato è una delle opere horror più interessanti dell’anno (e non solo in riferimento all’Oriente), assolutamente imperdibile per gli amanti del genere.
4. Too Cool to Kill di Xing Wenxiong (Cina)
Una delle sorprese più inaspettate del festival, nonché pellicola vincitrice della Miglior Sceneggiatura. Commedia degli equivoci che, semplicemente, fa schiantare dalle risate. Tra il demenziale e il parodistico, piacerà tanto anche ai cinefili, vista l’enorme quantità di citazioni e riferimenti, da Il Padrino e Cantando sotto la pioggia, da Sergio Leone a Martin Scorsese, passando per Tarantino. Esilarante.
3. One day, you will reach the sea di Ryûtarô Nakagawa (Giappone)
Dramma intenso e delicato, che affronta i temi della perdita, dell’amicizia e del viaggio con una sensibilità e una classe impagabili. Lo sfondo è quello del terremoto e dello tsunami che si sono abbattuti sul Giappone l’11 marzo 2011, causando quasi 20.000 morti e 2.500 dispersi. Un film intimo nel raccontare le esperienze personali e universale nel rendere l’idea della tragedia collettiva dell’evento. Drive My Car vibes…
2. Miracle: Letters to the President di Lee Jang-Hoon (Corea del Sud)
Eccolo qua, il film trionfatore (un po’ a sorpresa a dir la verità) di questa edizione. Miracle è una dramedy ispirata ad un’incredibile storia vera: la costruzione negli anni ’80 di una stazione ferroviaria per un piccolo villaggio coreano tagliato fuori da tutto. Gli abitanti dovevano camminare sui binari per raggiungere la stazione più vicina, impiegandoci ore e rischiando la vita. Senza dubbio, una delle pellicole più emozionanti. Lo spettatore piange e ride, e poi ancora piange e poi ancora ride, immerso in una dimensione favolistica, senza tuttavia perdere di vista la concretezza della Storia e l’importanza di stare attaccati alla Realtà.
- Return to Dust di Li Ruijun (Cina)
In un’epoca in cui il metro di giudizio dell’amore che si prova verso una persona è la frequenza dei battiti del cuore, ecco un’opera che va totalmente in un’altra direzione. Return to Dust racconta una formidabile storia d’amore all’interno di un matrimonio combinato nella Cina rurale. La poesia del film scaturisce dall’attenzione per le piccole cose, la dedizione reciproca, la fatica del quotidiano. Un film magico, difficile da descrivere in poche righe, ma che si spera arrivi presto nella disponibilità del grande pubblico.