Abbiamo intervistato l’attrice friulana Sylvia Panacione, che ha lavorato per anni negli Stati Uniti, recitando in tantissimi horror indie. Ecco cosa ci ha raccontato!

Buongiorno Sylvia. Quando e con quali film nasce la tua grande passione per il cinema?

La passione per il cinema l’ho avuta sin da bambina, mi ha sempre emozionato immergermi in quelle storie e avventure incredibili che vedevo sullo schermo. Un giorno, quando avevo 10 anni, vidi il film “Intervista col Vampiro”: mi coinvolse e sconvolse così tanto che decisi di voler, da grande, far parte di queste storie professionalmente e diventare attrice (non so perchè proprio quel film mi fece venire l’illuminazione divina, considerando che con tutto quel sangue, non è il genere di film che normalmente guardo). Altri film che hanno consolidato la mia passione per il cinema sono “Tutti insieme appassionatamente” e “Via col vento”, in assoluto i miei film preferiti, ma anche tutti i film di Hitchcock.

Durante i tuoi anni universitari a Udine hai fatto la scelta di trasferirti a Los Angeles e frequentare il Lee Strasberg Theatre Institute, dimostrando grande grinta e volontà, e riuscendo comunque a laurearti in Italia in lingue e letterature straniere. Complimenti! Ci puoi raccontare qualcosa di questo tuo intensissimo periodo?

Intensissimo è la parola giusta, perchè frequentavo Lee Strasberg a tempo pieno e tornavo in Italia per un mese all’anno e davo cinque esami all’Università (che praticamente non ho quasi mai frequentato), che normalmente si danno nel corso di un anno, nel giro di un paio di settimane. Lo stress era altissimo perchè dovevo assolutamente passarli, visto che il viaggio non era indifferente. Una volta a Los Angeles avevo poi le prove per spettacoli nella scuola, e tutto il programma di studio di Strasberg. Comunque tutto è andato bene, mi son laureata con un rispettabile 107 e ho terminato i miei corsi a Strasberg a pieni voti.

Negli Stati Uniti, prima di diventare attrice di cinema, hai fatto teatro e sei stata traduttrice ed interprete sui set. Sei stata anche sul set di una puntata della famosissima serie tv “Criminal Minds”. Ci puoi dire qualcosa di queste tue esperienze artistiche e lavorative?

Nell’ambito teatrale ho avuto la fortuna di essere stata invitata nella compagnia teatrale della scuola di Lee Strasberg fornita di un meraviglioso teatro e di aver preso parte a molti spettacoli. Inoltre per due anni ho fatto parte di un gruppo di sketch comedy chiamato “The Flying Pigs” a West Hollywood dove noi attori scrivevamo opere teatrali a tono comico e satirico, le producevamo e le presentavamo in teatro. Nell’ambito delle traduzioni tra le varie esperienze, “Criminal Minds” è stata particolarmente piacevole e semplice. Dovetti tradurre alcune battute in Italiano per uno degli attori e aiutarlo con la pronuncia italiana sul set, tra una ripresa e l’altra.

Sylvia Panacione
Sylvia Panacione

Nella tua carriera professionale hai prestato il tuo volto a molti spot e pubblicità. Per te è stata una cosa differente rispetto al fare cinema?

Sì, in pubblicità i ritmi sono molto più rapidi che nei film, si lavora per 12 ore alla creazione di 30/60 secondi, quindi tutto è estremamente specifico, da ogni battuta a ogni movimento. Ed essendoci budget altissimi (anche un milione di dollari per uno spot) e i clienti del prodotto pubblicizzato sono sul set a visionare, tutto deve essere perfetto ed efficiente. Ma per gli attori girare una pubblicità è davvero divertentissimo, set meravigliosi, scene da interpretare, almeno nel mio caso, sempre comiche che danno spazio all’improvvisazione. Le pubblicità inoltre danno gran visibilità perchè vengono messe in onda molte volte al giorno su svariati canali per mesi, e in tutti gli Stati Uniti. Nei film si ha molto più tempo per la preparazione di un personaggio, a volte anche diverse settimane, in pubblicità dal casting alla fine delle riprese passano in tutto forse meno di due settimane.

Il tuo esordio nel mondo del cinema avviene, correggimi se sbaglio, con il film del 2007 “Everybody Wants to Be Italian” di Jason Todd Ipson. Cosa ci racconti di questa tua prima esperienza?

La mia prima esperienza naturalmente era molto emozionante, una delle poche volte dove negli Stati Uniti ho recitato in italiano (ho generalmente coperto ruoli da americana). Per “Everybody Wants To Be Italian” avevo fatto un provino per un altro personaggio che era poi stato tagliato, ma al regista la mia audizione era piaciuta molto e scrisse una nuova parte affinchè potessi recitare nel film. Il mio ruolo era molto divertente, giocava un po sugli stereotipi italiani che ci vedono sempre chiassosi e un po furboni. Il regista mi lasciò improvvisare molto, infatti quasi tutto il dialogo era farina del mio sacco.

Scorrendo la tua filmografia, si può facilmente notare la partecipazione ad una nutrita schiera di cortometraggi. Il corto che più ti è rimasto nel cuore tra i tanti?

Sicuramente il thriller/horror “The Daughters of Virtue”. Interpretai un personaggio ricco di
sfumature, che mi è rimasto nel cuore. Il copione trattava temi di religione estrema e cults, abbiamo lavorato molto col regista e le altre attrici per creare dei personaggi intensi e reali e dar vita alla sua visione. Il film ha poi ricevuto molta attenzione, ha vinto diversi premi a svariati film festivals americani. Ora lo potete vedere tutti sul canale youtube di Alter.

Nel 2008 sei tra i protagonisti del lungometraggio drammatico “Secret Lover”. Di cosa parla e che ruolo hai interpretato?

Interpretavo il ruolo della coprotagonista di cui il personaggio principale diventa ossessionato, la storia è una specie di fantasia “dark” dove Sam diventa il mio stalker, insidiandosi nella mia vita. La storia sfocia in un finale drammatico e piuttosto macabro. Il regista è coreano e il suo stile era molto crudo e ispirato più al classico cinema europeo.

Nel 2010 partecipi a due horror, “Kill Katie Malone” e “8213: Gacy House”. I lettori di CineAvatar sono grandi amanti di questo genere…cosa ci puoi raccontare di questi due film?

In “Kill Katie Malone”, recito nel ruolo di Katie Malone, il fantasma di una ragazzina morta torturata in Irlanda duecento anni prima e che ora cerca vendetta, e, grazie a una maledizione, perseguita indisturbata un gruppo di ragazzi del college. In “Gacy House”, ispirato alla storia dell’ omonimo serial killer, interpreto una “ghost hunter” che con un gruppo di ricercatori si reca nella casa, dove John Wayne Gacy morì, a cercare il suo fantasma e purtroppo per noi…..lo troviamo.

Sei anche nel cast di un horror underground, “Empress Vampire”, che mi ha molto incuriosito. Come andò in quell’occasione?

In breve, andò in un bagno di sangue, letteralmente. Interpretavo Irina, una ragazza incinta di nove mesi e diciamo che il bambino viene preso dalla “Empress Vampire” mentre  è ancora nel ventre.

Sempre nello stesso anno reciti in “A Big Love Story” (conosciuto in Italia come “Training d’amore”), una commedia sentimentale…

Esatto, dopo tanto horror, fu un piacevole cambiamento far parte di questo cast in un ruolo
decisamente più leggero, sempre una giovane mamma, un po’ sbadata, ma senza vampiri che la inseguano!

Nel dramma sportivo “Beyond the Mat” invece che ruolo hai?

“Beyond the Mat” fu un’esperienza abbastanza rapida ero sul set mezza giornata, ero una studentessa al college che cercava senza successo di far colpo su uno dei protagonisti, anche qui ebbi modo di improvvisare un pò del mio dialogo e di ricoprire un ruolo piuttosto spensierato.

Nel 2014 sei nel cast di un film prodotto dalla Asylum, “Mega Shark vs. Mecha Shark”. Puoi raccontarci la tua esperienza?

Si, in quel caso non feci alcun provino, avevo già lavorato con uno dei produttori a un altro film e mi chiese di interpretare un reporter che potesse recitare in italiano. E così passai una bella mattinata sulla spiaggia a Playa del Rey a filmare la mia scena. Il film fa parte della serie di cui in molti conoscono “Sharknado”, parla di una mutazione genetica effettuata su uno squalo e della lotta tra questo mostro e uno squalo meccanico, creato dagli scienziati per sconfiggere il nemico e salvare il mondo. Diciamo che è un film per intrattenere senza prendersi troppo sul serio, ci si diverte sempre con il gruppo di Asylum, sono tutti ragazzi giovani, miei coetanei che hanno molta voglia di fare.

Altra opera della tua filmografia che stuzzica la mia curiosità di nerd è “Jurassic School”, un film per famiglie del 2017…

Anche “Jurassic School” era prodotto da Asylum, ed io ero la “nerdy” bibliotecaria, Ms. Schrader, un ruolo simpatico dove recitavo con un dinosauro…inesistente. È sempre interessante vedere il prodotto finito dopo che vengono aggiunti gli effetti speciali e si vede il famigerato dinosauro. Ovviamente, essendo un film per famiglie, la creatura giurassica suscita più che altro risate. Era una bestiola assai affabile!

Nel 2017 torni in Italia, e fai parte da subito, in ruoli secondari, di due grandi produzioni: “Natale da chef” di Neri Parenti ed una puntata della serie tv, “Trust” di Danny Boyle, girata a Roma. Che esperienze sono state per te?

Natale da chef” era la mia primissima audizione a Roma, quindi esser scelta per il ruolo di Flavia fu molto speciale, sul set furono tutti gentilissimi, sopratutto Neri Parenti, una persona umile e molto socievole, poi recitare nella mia lingua, nel mio Paese è la cosa che mi rende più felice. Rimasi a Fiuggi per cinque giorni per le riprese, dove ci fecero comodamente alloggiare in un hotel a cinque stelle (dove girai le mie scene nel ruolo della furbastra amica di scuola di Francesca Chillemi, che lavora come portiera in hotel). “Trust” è stato surreale, non immaginavo di ritrovarmi nel centro di Roma in un palazzo d’epoca a recitare e chiacchierare sul set con Hilary Swank e Brendan Fraser. In quell’occasione girammo la mia scena sia in inglese che in italiano, ma Hilary Swank voleva parlare in italiano, quindi quella è la versione che si vede in televisione. Il telefilm si occupa del rapimento Getty, quindi ci catapultammo negli anni settanta, tra costumi e scenografie, molto emozionante. La crew per questo show inoltre, essendo internazionale, era veramente numerosa.

Cosa ci puoi dire invece del thriller “Psycho BFF” di Jared Cohn?

“Psycho BFF” è una storia di un’amicizia tra due liceali al limite dell’ossessione, con dei risvolti tragici. Le riprese avvennero in un paesino sperduto nel deserto californiano. Rimasi sul set mezza giornata a girare la mia scena nel personaggio di Jasmine, una ragazza che lavora nel negozio di abbigliamento dove la protagonista viene a rubare, ma io prontamente me ne accorgo e riesco a farla arrestare.

Che personaggio interpreti in “The Brazilian Connection” di Drew Stewart?

In “The Brazilian Connection” il personaggio era decisamente piu serio. Kimberly è una giovane mamma che ha appena perso il lavoro e implora il suo datore di non farle perdere l’assicurazione medica che copre il suo bambino malato. Un’esperienza intensa che tratta temi difficili in quanto negli Stati Uniti perdere un lavoro significa non potersi neanche permettere di essere curato in ospedale.

“Phone Book” è l’ultimo progetto cinematografico al quale hai lavorato, se non sbaglio, ed ora è in post-produzione…

Si, ho lavorato con un bravissimo regista argentino, Gustavo Giannini. Il personaggio di Virginia che interpretai, è quello di una ragazza, classica figlia di papà, ricca e viziata. Ho potuto giocare molto col ruolo, mi piace molto avere la possibilità di improvvisare sul set, e Gustavo era molto aperto alle mie idee. Il film dovrebbe uscire in autunno.

Quali sono i tuoi cult cinematografici preferiti?

“Il favoloso mondo di Amelie” e “Labyrinth” sono film cult che amo molto. Citerei anche “The Room”, un film così terribile che non puoi smettere di guardarlo. A Los Angeles, dopo anni ancora ci sono degli screening di mezzanotte in un cinema nel mezzo di Hollywood. Ogni volta che lo vedo sono in lacrime dal ridere, ed è un film drammatico!

In particolare, quali sono i film horror che ami di più?

I miei horror preferiti sono quelli più psicologici che splatter (ho il terrore delle scene sanguinarie, anche se ne ho girate molte, non le riguardo mai), amo le storie di fantasmi. Tra I miei preferiti “The Orphanage”, l’australiano “Babadook”, “Pan’s Labyrinth”, “Psycho” e “The Others”.

Progetti futuri in cantiere?

Il regista di “The Daughters of Virtue” sta lavorando al copione del lungometraggio, quindi nel futuro dovrei riprendere il mio personaggio, ma non ci sono date certe, nel mondo degli attori l’incerto è l’unica cosa certa. Per il resto spero di lavorare presto nuovamente in Italia, ora sono qui stabilmente, vivo a Grado, in Friuli, dove sono cresciuta.

Vuoi fare un saluto ai tuoi fans e ai lettori di CineAvatar?

Io voglio ringraziare chi leggerà questa intervista perchè sono generalmente una persona che raramente parla di se stessa. Non ho Instagram, nè Twitter, per questo vi ringrazio per avermi invitata a ripercorrere piacevolmente alcune tappe della mia vita da attrice! Un abbraccio e a presto!