David Fincher è il cecchino perfetto di Venezia 80: il suo The Killer convince e centra l’obiettivo. Recensione.

Di cosa parla The Killer?

The Killer è il nuovo thriller di David Fincher, basato sull’omonima serie di graphic novel francese scritta da Alexis “Matz” Nolent e illustrata da Luc Jacamon. Il film è scritto da Andrew Kevin Walker e vede Michael Fassbender nel ruolo di un assassino che viene coinvolto in un intrigo internazionale dopo un colpo andato male.

Una tremenda vendetta

The Killer parte a tutti gli effetti come una crime story sui sicari per poi virare, dopo il fallimento di un attentato, su una narrazione di vendetta, molto ruvida e sanguinaria.
Tallonato da due sicari, il killer non risparmierà nessuno, colpevole o innocente che sia. Tutto si azzera, risucchiando i personaggi in una spirale di pura follia.

Fincher non delude e, anzi, tira fuori dal cilindro un thriller psicologico a tinte noir che si regge su una scrittura chirurgica e un Michael Fassbender incredibile.

La firma del regista di Seven c’è e si vede, forse non al massimo della sua forma, ma centra l’obiettivo mostrando il suo stile incomparabile e un racconto pensato per la piattaforma streaming. La storia si divide in capitoli, come se fossero episodi di una serie (con tanto di sigla) senza però perdere l’impronta del suo vecchio cinema.

The Killer. Michael Fassbender as an assassin in The Killer. Cr. Netflix ©2023. – Fonte foto: La Biennale di Venezia
Il ruolo perfetto non esis…

Fincher dirige Michael Fassbender, che sembra nato per un ruolo in cui controllo e gestualità devono essere sempre calibrate. Con compostezza ed eleganza, Fassbender non si scompone mai: i suoi movimenti sono precisi e lo sguardo glaciale comunica perfettamente lo stato del personaggio, anche e soprattutto nei momenti di silenzio.
Perché per la maggior parte del tempo, il killer non dice una parola, è freddo, calcolatore, quasi invisibile. L’attore irlandese riesce ad essere credibile in ogni circostanza, con quella fisicità magnetica che lo contraddistingue.

Per permettere a Fassbender di esprimersi al meglio, Fincher ricorre al voice over come strumento narrativo aggiungendo un tassello ulteriore all’uso canonico: il punto di vista del killer.

Credits Netflix – Fonte foto: La Biennale di Venezia
Flusso di coscienza

Isolare il protagonista lasciandolo perennemente solo con se stesso ha dato modo a Fincher di veicolare il racconto attraverso un vero e proprio flusso di coscienza. E nel farlo il regista costruisce un linguaggio molto formale, quasi un codice di regole a cui attenersi con scrupolosità. Quando c’è il voice over le scene sono molto più rigorose; quando questo manca, cambia lo stile e la fotografia.

Nel momento in cui il protagonista commette l’errore che apre la vicenda si applica una scissione tra il suo mantra (“Attieniti al piano. Gioca d’anticipo e non improvvisare…”) e il comportamento da intraprendere data una certa azione non programmata.

The Killer è un noir brutale, impassibile, cinico, che si allinea al cinema di Fincher e ne certifica la sua unicità registica. Cosi come la musica dei The Smiths.