Stefano Sollima presenta in Concorso a Venezia 80 Adagio, il suo nuovo film ambientato in una Roma divorata dalle fiamme.
Di cosa parla Adagio?
Manuel ha sedici anni e cerca di godersi la vita mentre si prende cura dell’anziano padre. Un giorno va a una festa per scattare alcune foto a un misterioso individuo ma decide di scappare ritrovandosi invischiato in una situazione pericolosa. I ricattatori vogliono eliminarlo perché lo ritengono uno scomodo testimone. Manuel dovrà chiedere protezione a due ex-criminali, vecchie conoscenze del padre.
Scenari post apocalittici
Adagio racconta di una città governata dal caos, dalla corruzione, dal cinismo e asfissiata dal caldo torrido. Un luogo devastato dagli incendi e dal buio dei continui blackout. La Roma di Adagio è gestita da criminali che hanno fatto il loro tempo, appesantiti dagli anni e dai malanni, e da nuove leve corrotte in cerca di guadagno facile.
Sollima realizza un poliziesco a tinte scure, un noir metropolitano sul conflitto generazionale dove il fuoco della distruzione inghiotte ogni cosa. In Adagio il regista racconta la decadenza di una certa malavita in scenari post apocalittici: lo scopo è distruggere per ricostruire, con una nuova generazione ancora più crudele della precedente.
Cane mangia cane
Adagio è puro cinema di genere dove si spara, si muore e non c’è mai compassione. Il meccanismo del “trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato” diventa un pretesto per far scoppiare la rivolta mettendo gli uomini contro, vecchie glorie criminali e giovani menti. È passato contro presente.
(Non) Quei bravi ragazzi
Stefano Sollima e Stefano Bises calano i personaggi in un vortice di odio e distruzione senza soluzione di riscatto. In Adagio il pubblico è portato a guardare la storia dal punto di vista dei cattivi, perché, fondamentalmente, non ci sono personaggi positivi. Tutto in questa storia è maledetto e condannato ad essere sbagliato.
Il film ha infatti questo limite: è senza tregua, senza redenzione, non esiste consolazione. Il mondo raccontato è fatto esclusivamente di personaggi corrotti, marci, ossidati e questo senso costante di terrore non fa mai vedere la luce allo spettatore.
Non si vive di solo male
Come in Suburra (qui la nostra recensione) anche in Adagio non c’è speranza, c’è solo male che fa del male, in una società ignobile e malata. A Sollima non interessa il gancio con la realtà, il suo è cinema di finzione e di genere, un cinema che non fa sconti mostrando la parte peggiori degli uomini. Coi tempi che corrono non esattamente una boccata d’aria fresca.