Perfect Days, quando l’ordinarietà diventa sublime poesia. Recensione del film di Wim Wenders.

Perfect Days, un titolo che descrive lo spirito autentico di questa storia. L’ultima fatica di Wim Wenders è una esemplificazione perfetta dell’esaltazione della quieta semplicità, intesa come ripetizione quotidiana di gesti, abitudini e doveri, parte essenziale dell’esistenza umana. Giorni perfetti che scorrono sempre uguali, ma resi sempre diversi dalla nostra percezione.

Il film ha concorso agli Oscar 2024 nella categoria Miglior Film Internazionale e infatti il Giappone ha deciso di puntare sul film del regista, autore che già aveva già avuto felici esperienze cinematografiche proprio in quel territorio.

La storia di Perfect Days

Non c’è una storia precisa, nel senso più generale cui si è soliti pensare a un lungometraggio narrativo. Basterà sapere che si tratta di entrare in contatto con la quotidianità di Hirayama, (Kōji Yakusho) responsabile addetto alla pulizia amministrativa dei bagni pubblici del distretto di Shibuya a Tokyo. Tra incontri con una varietà di persone, routine, introspezione dei sentimenti intimi, lo spettatore avrà modo di entrare in profonda empatia col protagonista interpretato da Kōji Yakusho, vincitore come miglior attore protagonista al Festival di Cannes 2023.

perfect days recensione
Fonte: Lucky Red

Silenzio, “pedinamento” …ripetere

È una regia “silenziosa” quella che avvolge il cammino di Hirayama nelle sue giornate. Accompagna con rispetto il lavoro dell’attore, il giocoforza delle due istanze mostra la cura e l’attenzione rivolta all’operosità di funzionari pubblici e anche qualcosa di più. Nessuna spettacolarità, né colpi di scena mirabili vengono registrati durante il percorso. Al tempo stesso l’anima umana si svela e rimane segreta di fronte all’occhio, comunque, indiscreto della macchina da presa. Perfect Days stringe un patto con lo spettatore, perciò la narrazione vive davvero attraverso il silenzio del protagonista. Lo sguardo e “l’azione” comunicano tutto ciò che è necessario per vivere la storia e inquadrare i diversi rapporti fatti di quotidianità.

Un corrispettivo analogo al film di Wenders, come ulteriore suggerimento di visione, può essere Paterson (2016) di Jim Jarmusch.

perfect days recensione
Fonte: Lucky Red

Essere sospesi nel tempo

Hirayama sembra essere fermo in un momento non ben precisato della sua vita. L’uomo è sospeso tra disciplina lavorativa e perseveranza affettiva per un “vintage” che è di moda ai nostri giorni. Per lui, invece, è parte di un’esistenza reale e ormai passata. Tutto ciò ha un equivalente filmico all’interno della visione; ovvero i frammenti in bianco e nero. Questi emergono negli intervalli del sonno notturno, scorrendo a ralenti e muti, oppure impressi nella pellicola delle fotografie, registrando una sensazione di nostalgia per il trascorso.

La malinconia del suo sguardo, dunque, non va interpretata come insoddisfazione, ma come tratto distintivo di una personalità caratteriale insita e plasmata dagli eventi. Così meglio si spiega l’affetto sincero e “maldestro” per la nipote, che si inserisce nella sua routine e il rimpianto di un dolore famigliare non meglio specificato.

Perfect Days (2023) di Wim Wenders
Fonte: Lucky Red

Un’esperienza che va al di là della superficie

In merito alle curiosità, che danno modo di comprenderne meglio alcuni aspetti, si darà conto del pretesto di partenza della creazione del lungometraggio. Originariamente si doveva sviluppare un documentario sui bagni pubblici, progetto affidato a Wim Wenders. Nelle sapienti mani del cineasta tedesco la materia si trasforma e finisce per l’assumere fattezze al di là dell’indagine documentaristica, tratto sì mantenuto, soprattutto nell’uso sperimentale della confezione formale del film, ma inserito in un contesto narrativo di più ampio respiro. Quando un autore riesce a plasmare la materia, dalla realtà interessante si passa alla fantasia e all’immaginazione della visione. La storia che l’autore narra per mezzo degli occhi, dei gesti e delle (poche) parole del protagonista, comunica dunque direttamente con lo spettatore, rendendolo parte attiva della visione.

Perfect Days (2023) di Wim Wenders.

Perché Perfect Days è un film da vedere

Descrivere l’esperienza visiva di Perfect Days con pochi aggettivi potrebbe essere riduttivo. Risulterà però convincente definire il film introspettivo e curativo; una combinazione perfetta della sintesi tematica del cinema autoriale di Wenders, unito all’estetica narrativa sobria di certo cinema giapponese.

Perfect Days è un viaggio alla scoperta dell’anima di Hirayama. Il sorriso che il protagonista mostra ogni giorno, guardando il cielo ancora imbrunito al volgere dell’alba, è tutto ciò che serve allo spettatore per comprendere il messaggio del film, contenuto nel titolo stesso.

REVIEW OVERVIEW
Regia
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora
Interpretazioni
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Alessandra Sottini
Amante della settima arte, del cinema in ogni sua forma. Appassionata strenua del cinema asiatico: curiosa spettatrice del cinema di genere e di quello un po' dimenticato. Passo facilmente dal muto, a quello degenere di cappa e spada; dal Pre-Code, ai film di "serie B" di Roger Corman; dal neorealismo italiano, all'horror Hammer Productions. Critica e analitica, ma sempre pronta a lasciarsi trasportare dalla visione fantastica della realtà filmica, che è gioia per gli occhi.
perfect-days-la-recensione-del-film-di-wim-wendersPerfect Days è un viaggio immersivo e introspettivo alla scoperta dell'anima profonda dei personaggi e di riflesso dello spettatore stesso. Wim Wenders si riconferma maestro indiscusso nell'utilizzo del mezzo cinematografico, elevando l'uso tecnico a servizio di una storia minimale e intimista. Il protagonista Kōji Yakusho, vincitore come miglior attore a Cannes, regala una perfomance sentita ed emozionante, in cui i silenzi e i gesti svelano la sua intima personalità più delle parole.