Con Il sol dell’avvenire Nanni Moretti firma un trattato critico sull’arte del presente.
Nanni Moretti è tornato nel 1998, ovvero a quel cinema personale, distante dai generi e dagli archi di sviluppo lineari dei personaggi che trovava in Aprile la sua ultima espressione. Il sol dell’avvenire prende il via proprio da quelle ben note idiosincrasie, da quel fastidio verso il mondo che alimenta la maschera morettiana. Con una differenza: niente più Michele Apicella, qui il protagonista ritorna a chiamarsi Giovanni. Abbreviato: Nanni.
Di cosa parla Il sol dell’avvenire?
Giovanni è un regista che vuole girare un film sulla rivolta ungherese del 1956 contro la dominazione sovietica, vista da una sezione del Partito Comunista di Roma. Il segretario e i compagni accolgono il Cirkusz Budavari per festeggiare l’arrivo della luce nel quartiere. Quando apprendono le notizie degli scontri, i circensi ungheresi chiedono la solidarietà del Partito, che invece si trova in difficoltà.
Disubbidire alla linea ufficiale o adeguarsi tradendo i propri ideali? Un dilemma molto simile è affrontato da Giovanni: come esistere in un’industria del cinema che non gli appartiene più, che parla esattamente quei linguaggi e gira proprio quei film che lo irritavano in passato? Nel mentre il suo matrimonio va a rotoli.
È davvero il più bel film di Nanni Moretti da molti anni a questa parte?
Il sol dell’avvenire è un film fatto per il pubblico o per il gusto di fare cinema? È una domanda che viene posta anche allo stesso Giovanni, il regista “diegetico”. La risposta potrebbe essere: entrambe le cose. Nanni Moretti rispolvera infatti il suo repertorio di scene cult e le aggiorna al presente.
L’effetto comico è piuttosto potente proprio per chi conosce a memoria le battute più iconiche. Vedere il suo primo piano dopo la sfilza di anglicismi fatti dai dirigenti Netflix incontrati dal personaggio non può che richiamare alla mente quel “le parole sono importanti” di Palombella Rossa creando una suspense comica incredibile. Gli esempi di come Il sol dell’avvenire si giovi della filmografia passata sono molti: dai giri con il monopattino (al posto del motorino), alle nuotate interminabili, fino alle sequenze musicali in cui tutto si ferma per un canto sospeso o una danza collettiva. Fan service ben fatto.
Il punto è che questo non basterebbe se dietro non ci fosse anche una buona storia a fare da collante. Come per tutte le sue opere più riuscite per raccontare la sinossi servirebbe un tempo equivalente alla visione del film. Tutte le sequenze concorrono però a completare una meravigliosa riflessione sul proprio ruolo, sul posto da ricoprire come artista e parimenti come persona.
A chi è consigliato Il sol dell’avvenire?
Dopo il Covid i registi hanno iniziato a parlare tanto di sé, dell’arte di fare cinema. Il sol dell’avvenire potrebbe essere solo una lettera d’amore al proprio cinema. Non lo è. Semmai è un trattato critico sull’arte del presente. Indimenticabile in questo senso la citazione ad Io e Annie durante un’interminabile presa in ostaggio di un set cinematografico da parte di Moretti. Dentro c’è un monologo straordinario (con sorprendenti camei) sulla violenza estetizzata e oggetto di intrattenimento, in contrasto con quella lenta, sofferta e respingente rappresentata dai grandi autori come Krzysztof Kieślowski.
Praticamente un film fuori tempo, un po’ come il suo protagonista. Una caratteristica dalla doppia valenza. A qualcuno potrà sembrare lontano dalla sensibilità corrente, eccessivamente autoriferito di fattura anti spettacolare. Invece Il sol dell’avvenire deve essere visto come un sogno ad occhi aperti. Come se l’autore avesse scavato dentro di sé per tirare fuori un ultimo film proveniente dagli anni d’oro della sua carriera.
Consigliato ai fan di Nanni Moretti e a chi vuole scoprire il suo cinema.
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