Alexander Payne dipinge sulla tela della “New Hollywood” una storia contemporanea di anime spezzate con un indimenticabile Paul Giamatti

C’era una volta un cinico e dispotico professore di lettere classiche in una scuola privata nel New England. Erano iniziate le vacanze di Natale del 1970.

Potrebbe iniziare come la classica favola natalizia “The Holdlovers – Lezioni di vita“, il nuovo film distribuito da Universal Pictures e diretto da Alexander Payne dopo quel “Downsizing” che aprì la Mostra del Cinema di Venezia nel 2017 trovando pochi consensi tra critica e pubblico. Sei anni da allora e il premio Oscar per le sceneggiature di “Sideways” e “Paradiso Amaro” si è rimesso sulla long road con un film fra i migliori della sua carriera, un’opera scritta da David Hemingson, veterano del piccolo schermo da “American Dad” a “How I Met Your Mother“.

Il ritorno di Alexander Payne

The Holdovers racconta la storia dell’odiato professore di lettere classiche della Barton Academy Paul Hunham (Paul Giamatti), incaricato di sorvegliare durante le vacanze di Natale un gruppo di studenti capitanati dal brillante leader Angus Tully (Dominic Sessa), abbandonato all’ultimo momento dalla madre partita in luna di miele col nuovo compagno. Assieme a loro Mary Lamb (Da’Vine Joy Randolph), la cuoca dell’istituto colpita dalla morte del figlio, ex allievo della Barton, ucciso in Vietnam.

Con dialoghi taglianti e uno “spirito” umano, The Holdovers lancia stoccate micidiali passando dalla commedia ai drammi che legano la triade GiamattiDa’Vine Joy Randolph Sessa. I protagonisti sono portatori di una maschera pirandelliana che li nasconde al mondo. In questo piccolo microcosmo scolastico l’assonanza alla Welton Academy del più celebre film di Peter Weir risuona per pochi minuti, ma appena l’eco si allontana e il carisma di Paul Giamatti subentra a piena forza, ci rendiamo conto di trovarci di fronte a un antieroe lontano dal John Keating di Robin Williams, un uomo in frantumi “disegnato” come un personaggio di Seus: un occhio storto e un problema medico che lo fa odorare di pesce.

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The Holdovers – Foto: ufficio stampa

Un film che fa riflettere

C’è grande maestria nello stile di Payne, la cui regia richiama in ogni sfumatura il Cinema della “New Hollywood” degli anni ’70, quella del grande salto verso tematiche umane.
Ma non fatevi ingannare, è un altro Fata Morgana, con l’uso delle musiche di cantautori come Cat Stevens e la sua The Wind, per raccontare una storia più contemporanea, di figli maggiori e minori di un’epoca di tumulti umani personali. L’espediente di allontanare i ragazzi del gruppo, prima, e in seguito Mary, trasforma “The Holdovers” in un classico buddy movie. Il film si focalizza sul rapporto tra Giamatti e il problematico Sessa strizzando l’occhio a quel “Un biglietto in due” di John Hughes, con Steve Martin e John Candy.

The Holdovers è un film che ti accompagna fuori dalla sala cuor leggero, un cinema che fa riflettere e si riflette inevitabilmente sugli spettatori che cerchiamo nel grande cinema un semplice momento d’evasione.