Guy Ritchie dirige Jake Gyllenhall e Dar Salim in The Covenant, un film di guerra teso e avvincente disponibile su Prime Video.
La recensione.
Di cosa parla “THE COVENANT”?
Il Sergente John Kinley (Jake Gyllenhall) è impiegato in Afghanistan insieme alla sua truppa per stanare possibili nascondigli segreti in cui i Talebani fabbricano ordigni esplosivi. Privato del suo primo interprete, morto a causa di un’esplosione avvenuta in un attentato, l’uomo è costretto a reclutare Ahmed (Dar Salim), un risoluto mercenario dal passato oscuro.
Ben presto John si rende conto che Ahmed non è propenso a piegarsi facilmente ai suoi ordini ma pare avere naturali attitudini al comando. Gli occhi celesti di John esortano la memoria sepolta di Ahmed spingendolo a intraprendere una missione quasi suicida.

Caccia all’uomo
Tanti sono i film che si sono occupati della Guerra del Golfo ma The Covenant lo fa con una delicatezza, intimità e sensibilità che trascendono la vicenda stessa e gli effetti speciali in stile “assalto”.
Guy Ritchie (King Arthur – Il Potere della Spada) approda in questo atipico war movie dove l’intensità del legame soldato (americano)/interprete (afghano) va oltre la religione, la cultura, la razza, la politica e il credo, plasmando l’improbabile collaborazione tra militare e mercenario.
The Covenant sembra talvolta scivolare in un flebile patriottismo americano ma sono brevi istanti che cedono prontamente la scena alla suggestività dei luoghi: il polveroso altopiano afghano sugella il racconto, come un monito, una promessa. “Il Patto-la Promessa-l’Accordo” è il nucleo del film, perché un patto è oltremodo un dovere morale. Due uomini in fuga, soli contro tutti in perfetto stile Il fuggitivo.

C’è una scena cult?
Ahmed trascina John su una carriola improvvisata, in cima a una montagna che pare non finire mai (Il monte Sinai? La Terra promessa?), allo stremo delle sue forze, in preda ad allucinazioni e in crisi di astinenza (La Passione di Cristo?). Un curioso quadro tra sacro e profano.
Ma il must di The Covenant passa anche attraverso gli ipnotici flash-back che ben rappresentano la frustrazione e il diniego del Sergente Kinley (Jake Gyllenhall), inerme nell’impossibilità di trarre in salvo il traduttore Ahmed (Dar Salim). Stessa sorte per Mine, in cui il protagonista matura la forza e il coraggio di affrontare l’avverso, e per American Sniper, in cui un navigato Clint Eastwood si serve delle analoghe rievocazioni per delineare la perdizione del tormentato Chris Kyle (Bradley Cooper). Lo shock ossessivo-compulsivo pare diventare il reale protagonista: il rifiuto/disagio di trovarsi fisicamente nel qui e ora.

Perché vedere The Covenant?
Per avere immediatamente chiaro il concetto del dare e ricevere incondizionato. The Covenant è un film da rivedere a ritroso come se fosse un documentario per non dimenticare la storia contemporanea e le brutalità della guerra. Il plus è il dualismo tra Gyllenhall e Salim. Il linguaggio non verbale dei corpi e il contrasto tra il viso pulito e disarmato (se pur armato fino ai denti) del sergente americano e il volto ruvido del suo interprete suggeriscono immediatamente il gioco delle parti.