La recensione di Santocielo, il nuovo film con il duo comico Ficarra e Picone in uscita al cinema il 14 dicembre.
Di cosa parla Santocielo?
Cosa succederebbe se un uomo cisgender chiuso di mente, ossessionato dal giudizio degli altri e dalla relazione finita con la sua ex moglie scoprisse di essere in dolce attesa?
Il film di Natale di Medusa, Santocielo (trailer), diretto da Francesco Amato e in uscita nelle sale il 14 dicembre, riflette tra commedia e fantasy proprio su questo assurdo assunto.
L’umanità è allo sbaraglio e in Paradiso santi e angeli decidono che l’unica cosa da fare per risanare la situazione sulla terra sia quella di inviare un nuovo messia. L’ingenuo postino celeste Aristide (Valentino Picone), sperando in una promozione, si offre come volontario per scendere sulla terra e compiere la missione. Qualcosa però va storto e l’angelo finisce per ingravidare Nicola (Salvo Ficarra), vicepreside in un istituto cattolico siciliano. Un uomo gretto, misogino e anche abbastanza antipatico che presto si ritrova a portare in grembo, inconsapevolmente, il figlio di Dio.
Perché vedere Santocielo?
La gravidanza maschile funge qui come espediente comico e ricorda un po’ il delizioso lungometraggio di Jacques Demy con Marcello Mastroianni, Niente di grave, suo marito è incinto (1973), forse la prima rappresentazione audiovisiva del fenomeno. Ciò che i film hanno in comune oltre al tema è proprio il modo in cui esso viene sviluppato, virando verso una riflessione sui ruoli di genere.
In Santocielo il protagonista, attraverso questo evento inaspettato, subisce una specie di contrappasso: misogino, possessivo e pieno di pregiudizi, Nicola compie un arco di trasformazione che lo porterà a mettersi, per una volta, nei panni di un’altra persona. L’esperienza estrema dunque arricchisce Nicola. Arriva a comprendere che la famiglia è un concetto aperto e mutabile e che il pregiudizio nasconde spesso una realtà ben più complessa. Il ruolo di Aristide, contrappunto ingenuo e combina guai del duo, è quello di mettere in moto tutta una serie di eventi dal risultato esilarante, fungendo in qualche modo da traino narrativo ma perdendo in ciò anche un po’ di spessore come personaggio principale.
Tra i caratteri che ruotano attorno ai protagonisti emergono le due figure femminili di Giovanna, interpretata da una sempre straordinaria Barbara Ronchi e quella di suor Luisa (Maria Chiara Giannetta). Appartenenti a due universi completamente diversi, le due rappresentano differenti versioni di femminilità che non entrano però in competizione rivelandosi come figure anche piuttosto potenti. Psicanalista incapace di leggere dentro se stessa una. Novizia impacciata inadatta di affrontare sentimenti inediti l’altra. Vengono coinvolte entrambe all’interno della vicenda dimostrandosi come sorprendenti alleate fugando ogni tipo di pregiudizio.
Santocielo fa ridere?
Ficarra e Picone negli ultimi anni hanno mostrato di sapersi mettere in gioco non solo (ri)proponendo nuovi aspetti di sé in realtà mai celati e più vicini alla tradizione della cultura teatrale meridionale come ne La Stranezza (2022), ma anche adattandosi alle nuove forme di narrazione per esempio con la serie Netflix Incastrati (2022) rinnovata per una seconda stagione uscita nel marzo di quest’anno e rimanendo in top 10 per diverse settimane.
Queste strategie dimostrano una spiccata conoscenza delle dinamiche produttive contemporanee valide anche per il film. Santocielo infatti, più di un mese prima della sua uscita è già diventato (accidentalmente) un cult: la pubblicazione del trailer su Twitter ha infatti scatenato tutta una serie di reazioni da parte degli utenti che hanno iniziato a trovare delle somiglianze con la serie ispirata al romanzo di Neil Gaiman e Terry Pratchett Good Omens. L’enorme fanbase della serie tv si è mobilitata internazionalmente. Hanno danto vita anche a fan art, tiktok e altri tipi di prodotti collaterali coinvolgendo un pubblico vastissimo e producendo un’accoglienza del tutto inaspettata.
Un buon film di Natale o una mediocre commedia?
Se probabilmente le somiglianze con la serie Amazon/BBC sono del tutto casuali, la vicenda curiosa insegna che osare con storie contemporanee innovative spesso ripaga. Nonostante una sceneggiatura che non sempre funziona e sketch talvolta anche ripetitivi, Santocielo risulta un buon film di Natale apprezzabile da grandi e piccini. Sulla scia de Il primo Natale (2019), il lungometraggio di Amato dimostra come il duo comico sappia reinventarsi sempre in maniera originale, non abbandonando mai un registro leggero e soprattutto non volgare e veicolando però messaggi positivi, i quali -in un panorama audiovisivo stagnante, cinico e retrogrado- risultano sempre apprezzabili. È proprio il carattere sguaiato e infimo del cinepanettone a respingere i giovani i quali, tra meme e tweet, quest’anno possono invece essere i primi a trascinare i genitori al cinema.