La recensione di “Princess”, il film di apertura di Orizzonti diretto da Roberto De Paolis

Princess è una giovane clandestina nigeriana che vende il suo corpo in un bosco fuori dalla città di Roma.

Roberto De Paolis realizza un film che, nella sua semplicità, risulta gradevole ed emozionante soprattutto perché riesce ad approfondire, senza pregiudizi, la sua protagonista e il mondo che la circonda.

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Glory Kevin in un’immagine di scena dal film Princess recensione
Questione di favola

La storia è costruita secondo gli archetipi della favola classica: la principessa in difficoltà, le sorellastre, il bosco con i suoi pericoli, i lupi cattivi e un principe che cerca di salvarla. Niente di più semplice.

Princess (Glory Kevin), per sopravvivere, è costretta a prostituirsi e nel suo lavoro quotidiano deve schivare pericoli e fiutare il guadagno procacciandosi i clienti più disparati. La sua vita è un susseguirsi di giorni uguali, senza soluzione di continuità̀. Il regista indugia, nel primo atto del film, sulla ritualità e sulla routine delle ragazze nigeriane e i loro rapporti con i clienti. Il risultato, ridondante, diventa necessario per delineare con trasparenza e chiarezza il ritratto della giovane Princess.

Fuga dalla realtà

Il lavoro del regista è stato quello di fondere la realtà di vere vittime con una rappresentazione che non fosse pietosa come spesso emerge quando si affrontano tematiche quali lo sfruttamento della prostituzione e l’immigrazione. Qui la narrazione non è mai volgare, offensiva o censurata, ma si muove libera tra il racconto vero di una realtà degradata e quello idilliaco di un’umanità ferita che però riesce a risollevarsi.

Come in ogni fiaba che si rispetti Princess un giorno incontra un principe, Corrado (Lino Musella) un uomo modesto, dai modi gentili, con cui potrebbe costruire qualcosa di diverso. Princess si ritrova a fantasticare, forse per la prima volta, su una vita diversa, dove può, addirittura, baciare il suo fidanzato.

La storia si dipana in maniera naturale, senza indugi, in maniera solida e lineare fino a un finale che, però, lascia interdetti. La sola possibilità di immaginare un futuro diverso aiuta Princess a trovare la forza interiore per rompere la bolla di cinismo e sfiducia in cui è cresciuta e da cui non è mai uscita.

Il film è un racconto di formazione a tutti gli effetti: una ragazza di diciannove anni che, con l’ingenuità della propria età, cerca di resistere alla cattiveria del mondo. E, dunque, la favola di una principessa che si salva da sola.

Presentato in apertura nella sezione Orizzonti della 79. Mostra del Cinema di Venezia.

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