David Cronenberg torna al body horror con Crimes of the Future.

Crimes of the Future, 2022. Sono passati quasi quarant’anni da quando il primo piano di James Woods che dichiarava lunga vita alla nuova carne incoronava simbolicamente David Cronenberg re del body horror. Fiumi di parole da allora sono stati scritti e fior fior di studiosi hanno cercato di scandagliare le profondità di una delle tendenze più influenti del cinema horror postmoderno. Cinema di cui il cineasta canadese fu pioniere e indiscusso protagonista con opere quali Il demone sotto la pelle, Rabid, Brood, Scanners, Videodrome, La mosca e Crash.

Viggo Mortensen e Lea Seydoux in un’immagine di Crimes of the Future recensione
Long live the old flesh!

Per la prima volta in ambito cinematografico, gli spettatori si sono ritrovati catapultati in un universo visivo dominato da disgregazione della fisicità, deturpazione del corpo e mut(il)azione della carne. Concetti nuovi come il rapporto tra malattia parassitaria e carnalità, il sopravvento spietato della tecnologia sull’uomo, la sessualità fagocitante e robotica, vengono sbattuti in faccia a chi guarda senza nessun tipo di filtro o condizionamento. Con il passare degli anni, le peculiarità tematiche, stilistiche e narrative si sono inevitabilmente disgiunte e trasferite in altri generi più o meno di successo, dal Cyberpunk al Techno-thriller, passando per lo Slasher e il Torture Porn.

Tuttavia, il dibattito sul genere è tornato prepotentemente in auge nell’ultimo biennio, per merito particolare di due film: Titane, opera seconda di Julia Ducournau nonché discussa Palma d’Oro al 74° Festival di Cannes, e nientemeno che il ritorno al body horror dello stesso Cronenberg dopo oltre vent’anni, con Crimes of the Future.

Il film è ambientato in un futuro imprecisato, caratterizzato dalla scomparsa del dolore e delle malattie infettive. Saul Tenser (Viggo Mortensen) e la sua collaboratrice Caprice (Léa Seydoux) sono una coppia di artisti “particolari”. I due eseguono performance di asportazione chirurgica di organi dal corpo dello stesso Tenser.

Crimes of the Future recensione
Viggo Mortensen in un’immagine di Crimes of the Future recensione
Cronenberg e le “nuove” provocazioni

Giudizio impopolare. Nonostante l’hype derivato dal ritorno del maestro canadese alle sue origini, Crimes of the Future non convince fino in fondo. Benché suggestivo sotto l’aspetto visivo ed efficace nella resa fotografica, il film lascia più di una perplessità. Al di là dei contorni dell’universo riprodotto, fin troppo nebulosi, il nocciolo su cui vale la pena riflettere risiede nell’istanza comunicativa dell’autore; soprattutto se si è a conoscenza del trascorso e dell’evoluzione del genere.

La provocazione resta a un livello superficiale, non scalfisce mai una crosta ben patinata sia dal punto di vista dei contenuti (il modo di dipingere le relazioni uomo/macchina – malattia/sessualità è – quantomeno- terso) che dell’immagine (quanto sono e “puliti” i protagonisti nella loro presunta impurità). L’impressione è di non esserci mossi di un centimetro da dove avevamo lasciato il discorso. Anche se il mondo, e il cinema con esso, è cambiato notevolmente.

Il tempo ci dirà se siamo di fronte a estemporanee riproposizioni di vecchie sollecitazioni cinematografiche o germogli di nuove frontiere del body horror. Fino a quel momento è bene restare fedeli alla nascita della “vecchia” carne.

VALUTAZIONE CINEAVATAR