La legge di Lidia Poët, disponibile su Netflix, è la serie che racconta della prima donna avvocato d’Italia.

La legge di Lidia Poët è una storia vera?

La serie racconta, in chiave procedural, la storia vera dell’avvocata italiana Lidia Poët (1855 – 1949), la prima donna a entrare nell’Ordine degli Avvocati in Italia. Laureatasi in giurisprudenza nel 1881 dopo aver discusso una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne, Lidia partecipò attivamente alla realizzazione del programma del Primo Congresso delle donne italiane tenutosi a Roma nel 1908. Diede inoltre importanti contributi per la realizzazione dell’attuale diritto penitenziario.

Quanto sono reali le vicende della serie?

La legge di Lidia Poët è una serie canonica nella struttura e nella narrazione, con una trama orizzontale e puntate autoconclusive. Si posiziona come un prodotto medio, che cerca di integrare la modernità, soprattutto nella scelta del linguaggio, in un’ambientazione in costume sullo sfondo torinese del XIX secolo. È una serie che preferisce romanzare alcuni aspetti della vita della protagonista per renderla più moderna invece di conferirle giustizia biografica.

Quanti episodi ha la serie?

Diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire, la serie si compone di sei episodi tutti incentrati su una buona varietà di casi giudiziari. Nella prima puntata Lidia (Matilda De Angelis) vede revocata la sua iscrizione all’albo e, ridotta a fare da assistente al fratello avvocato (Pier Luigi Pasino), cerca di indagare a modo suo. I casi di puntata sono forse un po’ forzati quando mettono in scena tematiche di femminismo ante litteram o di libertà violata.

La legge di Lidia Poët recensione

Com’è la serie?

La legge di Lidia Poët è una serie godibile, anche per merito di una protagonista carismatica e un ottimo cast. Matlida De Angelis con il suo fascino e un piglio determinato dona spessore al personaggio, calcando il ruolo della donna che sfida le convenzioni dell’epoca. Accanto a lei Edoardo Scarpetta dà al suo Jacopo Barberis i connotati del classico sbruffone saccente, e Pier Luigi Pasino che, con grande intensità, rende credibile il reticente Enrico Poët.

La trama gioca in maniera ironica sulle tematiche di rivendicazione dei diritti, ma forza l’impronta moderna. La serie è un intrattenimento leggero che dimostra, però, una cura nella ricostruzione scenica e negli splendidi costumi. Un prodotto che non manca di ambizione e passione, con un linguaggio semplice, che però non porta a termine la profondità dell’analisi storica.