Keanu Reeves torna nei panni di John Wick nel terzo capitolo della saga. 
Com’è John Wick 3 – Parabellum? La nostra recensione

Esaltante. La recensione potrebbe tranquillamente finire qui e sarebbe stato detto tutto il necessario: se avete visto i primi due John Wick probabilmente non avete bisogno di incoraggiamenti per vedere il terzo, ma – in caso – ESALTANTE è forse l’unico termine di cui abbiate bisogno.

Come i Mission: Impossible firmati da Christopher McQuarrie, la saga di John Wick sembra destinata ad alzare sempre più il tiro senza mai tradire la sue radici più pure e cadere in fallo nel farlo.

Keanu Reeves torna al cinema in John Wick 3 – Parabellum recensione
A prova di cult

Qualche anno fa Chad Stahelski e David Leitch, fino ad allora stuntman professionisti, passano dietro la macchina da presa. L’intento è di creare un film d’azione a rotta di collo che glorifichi le sequenze di combattimento più spettacolari, senza ricorrere ai trucchetti tanto in voga come shaky cam e montaggio frenetico. Lo spettatore deve poter godere della messinscena in ogni suo aspetto. Il tutto mettendo in primo piano un Keanu Reeves (con cui lavorano fin dai tempi di Matrix) in forma smagliante, dentro un ruolo cucitogli addosso come un vestito su misura.

Il risultato fa centro: John Wick diventa una sorta di cult, creando un personaggio semplice e iconico in cerca di spietata vendetta e un mondo criminale mai visto prima. Ma, soprattutto, rende l’action di nuovo spettacolare coi suoi combattimenti e scontri a fuoco perfettamente coreografati ed eseguiti.

Col secondo capitolo si fa un passo più avanti, addentrandosi in quel mondo e alzando il livello di difficoltà delle sequenze d’azione. Senza eguagliare il predecessore, il Capitolo 2 resta un’eccezionale esperienza visiva che aggiunge alla saga senza togliere nulla. John Wick diventa per davvero Baba Yaga, quell’uomo nero inarrestabile di cui si parlava nel primo film, capace di fare cose oltre i limiti delle possibilità umane.

John wick 3
John Wick: una saga che potrebbe continuare all’infinito.

Ed eccoci a Parabellum, terzo capitolo della saga. Un film che decide già nella sequenza iniziale di eclissare i precedenti quanto a spettacolarità mettendo subito in chiaro una cosa: Stahelski (unico regista dei seguiti) è cresciuto e si è affinato sempre più. La bellezza delle immagini, la loro costruzione, il ritmo imposto alle singole scene sono pura poesia. L’inventiva incredibile che si trova dietro a ogni combattimento, a ogni scontro, a ogni confronto – anche parlato – è il vero motore di una saga che potrebbe andare avanti all’infinito.

Scomunicato e braccato da tutto il sistema criminale mondiale dopo aver infranto una regola intoccabile, John Wick tenta di fuggire da New York con una taglia di 14 milioni di dollari addosso. Sembra impossibile ma, come dice il buon Winston (Ian McShane) “se John Wick ha contro tutti gli assassini della città la partita è in parità”. Innumerevoli uccisioni e un paio di spettacolari location, la previsione si rivelerà veritiera.

Ritmo e azione pura

Nel frattempo Stahelski non risparmia su nulla e dà assoluto sfogo alla fantasia. Le armi che John ha a sua disposizione non sono solo coltelli, spade, pistole e mitra, ma anche libri, cavalli, cani e cinture. Vedremo i livelli sempre più alti del mondo criminale e almeno un paio di memorabili new entry. Halle Berry, che dopo Capitolo 2 ha espressamente detto a Stahelski di volere un ruolo nel film, si mangia un’intera scena che dimostra il potenziale registico dell’ex stuntman.

Il confronto finale con il sicario Zero (Mark Dacascos) è invece un trionfo di stile: quasi una danza. Un mortale ma elegante confronto, in cui ognuno dei due cerca di coprire i punti deboli imparando dalle mosse dell’altro.

John Wick 3 Parabellum
John Wick (Keanu Reeves) e Sofia (Halle Berry) coi suoi fidati cani in John Wick 3 Parabellum recensione

Un film da vedere e rivedere, che non può stancare perché unisce magistralmente ritmo serrato, bellezza visiva e tanta, tanta inventiva messa in scena per stupire, riuscendoci. Diretto e letale come la pallottola che dà il nome al film.