Andy Muschietti torna a dirigere, a due anni di distanza, il clown che terrorizza Derry e il Club dei Perdenti in It – Capitolo Due.
Il primo film, con un’ambientazione di fine anni ’80, vedeva i Perdenti ancora ragazzini scontrarsi con il mostro Pennywise (Bill Skarsgard). Ora i protagonisti sono cresciuti e devono affrontare nuovamente le loro paure.
Dopo 27 anni, It esce dal suo letargo e continua ad uccidere: nel 1989 Bill, Bev, Ritchie e il resto della compagnia non lo avevano sconfitto, ma solo mandato in ritirata.
A parte Mike Hanlon (Isaiah Mustafa), però, tutti gli altri “perdenti” sono andati a vivere lontano dalla città del Maine e sta a lui convincerli a rientrare. Il fatto di aver dimenticato quasi totalmente la loro vita fino a prima di lasciare Derry (e quindi tutto il confronto con It) non rende facile per nessuno di loro comprendere perché debbano assecondare la richiesta di Mike.
LOSERS
Se il primo It, pur lontano dall’essere memorabile, aveva alcuni aspetti innegabilmente positivi (gli affiatatissimi giovani attori e le ambientazioni retrò sfruttate al meglio), il secondo non riesce a sfruttare appieno il suo potenziale.
Il cast di prim’ordine (James McAvoy, Jessica Chastain e Bill Hader su tutti) dovrebbe brillare. Quantomeno, dovrebbe garantire al pubblico di sintonizzarsi immediatamente sulla lunghezza d’onda dei personaggi e invece giace sulla pellicola senza essere sfruttato.
Muschietti dirige gli attori così come dirige l’intero sequel: alzando tutti i livelli al massimo.
Ogni scena è girata come se fosse la più importante del film, ogni dialogo come se fosse l’unico da seguire assolutamente. Persino le sequenze evidentemente di raccordo sembrano all’improvviso essere tasselli fondamentali. Il problema è che non lo sono. Dopo soli 20 minuti ci si sente già esausti e annoiati senza nemmeno essere arrivati a un quinto del film.
PAURA DI SPAVENTARE