RECENSIONE DEL FILM D’ESORDIO DI
GALDER GAZTELU-URRUTIA IL BUCO,
DISPONIBILE SU NETFLIX

Nei cortometraggi “913” e “La casa nel lago”, Galder Gaztelu-Urrutia espone le tematiche che troveranno espressione nel suo primo lungometraggio, Il Buco (The Platform): una visione pessimistica del mondo, il lato oscuro che inonda la realtà senza possibilità di scampo, l’uomo schiavo di un sistema che non riesce a dominare e ma viene dominato, paura ed angoscia che controllano ogni sensazione o pensiero.

Premiato all’ultimo Festival di Sitges (miglior film) e al Toronto Film Festival 2019 (premio del pubblico), il primo film del regista spagnolo mostra uno spaccato attuale della società odierna, la distinzione netta, quasi estrema, tra le classi sociali, un microcosmo marcio e corroso le cui risorse non sono garantite in pieno, ed ognuno deve lottare per sopravvivere con la quasi assenza di aspettative per il futuro.

il buco recensione
Un’immagine del thriller Il buco recensione

Il Buco è ambientato in una prigione in cui le celle sono disposte verticalmente: due persone per ogni cella, ognuno ha il diritto di chiedere una sola cosa da avere con sé, come un ricordo o un segno tangibile di una vita vissuta al di fuori della prigione, quasi a voler ricordare l’identità perduta. Dopo 30 giorni, ciascun detenuto si ritrova in una cella diversa e in un piano diverso, ma sempre con un buco al centro da cui scende una piattaforma con quantità abbondanti di cibo da consumare in fretta, prima che essa scenda ai piani inferiori. I protagonisti scelgono di avere con sé un libro ed un coltello, a sottolineare la differenza netta tra ingegno e forza bruta; ben presto noteranno la crudeltà del sistema, perché chi si trova ai piani inferiori è condannato a morte dall’ingordigia dei detenuti dei primi piani che lasciano pochissime briciole di speranza. L’avidità umana regna incontrastata, una cattiveria dettata da un ambiente grigio, sporco, in cui ci si dimentica di essere umani. Una follia emotiva che non lascia scampo.

La struttura semplicistica della narrazione, unita ad un uso lineare della regia, garantisce diversi livelli di interpretazione, coinvolgendolo lo spettatore per tutta la durata del film.
La critica sociale affrontata dal regista non trova pieno compimento a differenza dell’aspetto più formale, legato al puro intrattenimento, con soluzioni brillanti dal punto di vista estetico e stilistico. Una visione adatta al conteso sociale attuale, ricco di dubbi ma anche di speranze, in cui diventa fondamentale dare importanza a valori universali come tempo e risorse.

Andrea Lo Gioco


il buco recensione