Eccoci qui con la nostra recensione di Barbie. L’intenzione non è però quella di scrivere una classica critica, soprattutto perché il film e le tematiche di cui è portatore sono stati sviscerati dai più e non avrebbe senso parlarne ancora.

Per questo motivo ciò su cui ci focalizzeremo è il perché Barbie vada visto al cinema e il perché sia un blockbuster divertente, intelligente e anche emozionante.

Attenzione però: non è un film per bambini. È un film per ex-bambini.

Ma partiamo dalle basi: le scenografie e i costumi.

Barbieland vs Kendom: due regni a confronto

Se da bambina (o bambino) hai immaginato di immergerti completamente nel mondo plasticoso e colorato di Barbie e Ken, ora puoi farlo. Greta Gerwig riesce benissimo nel difficile compito di creare l’universo delle bambole Mattel in scala reale. Quello che si vede su grande schermo è una celebrazione di toni pastellati e sgargianti e di fondali cartonati degni delle confezioni in cui questi giocattoli sono posizionati. È una riproduzione così fedele alle case, ai mobili, agli oggetti con cui si giocava da piccoli, che è davvero un’emozione rivedere tutto questo in modo vivo e palpitante.

Barbie

Facciamo alcuni esempi

Greta Gerwig rievoca lo spirito di questo universo riportando gli spettatori a rivivere i momenti di gioco con le Barbie, i Ken e Allan, ovviamente.

Le scene in cui Barbie fa colazione con un piatto di toast e uova, rigorosamente di plastica, mimando solo le azioni, è per noi un frammento di finzione, ma per lei è il modo realistico di nutrirsi. Oppure, le Barbie non hanno bisogno di scale per scendere o salire da un piano all’altro delle loro case dei sogni. Le abitazioni, trasparenti e rosa come ce le ricordavamo, sono la riproduzione di quelle giocattolo: niente scale, quindi. Alle Barbie basta volare o usare gli scivoli, e così succede nel film. Del resto, è quello che facevamo anche noi per spostarle.

Un’altra trovata divertente è mostrare nella prima parte del film l’universo femminile, Barbieland, racchiuso in una città assolata, marittima e tipicamente californiana, e trasformalo nella tana di Ken, Kendom. Ecco allora che la Casa dei Sogni di Barbie si trasforma nella Mojo Dojo Casa House di Ken. La città rosa assume colori scuri, che richiamano la terra e le osterie del Far West.

Barbie e le coreografie degne di Grease

A Barbieland ogni giorno e ogni sera, se i Ken non litigano fra loro, è festa. La vita è perfetta e speciale e tutti festeggiano volteggiando allegramente. Litigi e combattimenti diventano un pretesto per sfidarsi a colpi di danza in stile Grease. Le coreografie sono una gioia per gli occhio, irriverenti e spassose, un linguaggio per esprimersi senza sfociare nella violenza o per mostrare la propria felicità.

E qui c’è l’ennesima chicca del film: oltre a essere un film ballato, è un film cantato, soprattutto da Ken, senza diventare un vero e proprio musical. Ci sono siparietti esilaranti e al tempo stesso toccanti, che diventano il modo per far trapelare quello che i personaggi provano, ma che non riescono a dire a parole.

Barbie

Ken, alias Ryan Gosling: la vera anima di Barbie

Okay. È arrivato il momento di parlare di lui, del solo e unico Ryan Gosling. O meglio, del solo e unico Ken.

Margot Robbie incarna lo stereotipo di Barbie: bionda, algida, perfetta; senza scarpe cammina in punta di piedi, come la prima Barbie uscita sul mercato.

Il Ken di Ryan Gosling nasce come suo compagno. Biondo ossigenato, non un capello fuori posto, muscoloso, abbronzato, sempre in spiaggia pronto ad aiutare non sa nemmeno lui chi, ma pronto. Non ha altro scopo di esistere se non come fidanzato – e accessorio – di Barbie.

Eppure… eppure il personaggio portato in scena da Ryan Gosling è tutto fuorché bidimensionale. È la vera anima della festa e del film. Vuole trovare un suo posto nel mondo e per questo reinventa il patriarcato, ma secondo una logica tutta sua.

Barbie

Senza svelare troppo, Ken si comporta come un bambino di cinque anni e fa commuovere come un cucciolo travestito da uomo palestrato. E riesce a farlo perché il primo a divertirsi è proprio Gosling. Riesce a fare micro e macro espressioni facciali, o a bucare lo schermo con sguardi magnetici, senza sembrare finto o eccessivo. Un’interpretazione da Oscar.

Il suo contraltare, in un certo senso, è Allan, interpretato da Micheal Cera. Ragazzo mingherlino che capisce più di quanto voglia far credere e ha le battute più divertenti del film. C’è solo una parola per descriverlo: mitico.

La regia di Greta Gerwig

Ebbene sì, Greta Gerwig riesce nell’impresa anche stavolta. Barbie non delude le aspettative; un film adatto per l’estate, ironico, spigliato ma riflessivo nel modo giusto.
È semplice nell’idea: c
osa accadrebbe se Barbie e Ken lasciassero il loro mondo di plastica per avventurarsi nel mondo reale?, ma elaborato nella messa in scena.

La regista ha reso reale un mondo di plastica istillando con intelligenza lo spirito del gioco in una storia live action. Le Barbie e i Ken sono rappresentati come bambole che prendono vita alla Toy Story e persino gli attori conferiscono quella meccanicità in maniera perfetta.

Nel film di Greta Gerwig non c’è niente fuori posto. Tratta temi oggi molto importanti, ma in modo sottile, fresco e leggero. Tutto è parte di un ingranaggio che scorre veloce, facendo ridere, riflettere e anche emozionare.