Romain Gavras presenta in concorso a Venezia 79 il suo Athena,
un film che sconvolge con la pura potenza cinematografica

I due giovani registi Roman Gavras e Ladj Ly hanno formato un collettivo artistico. Nel caso di Athena il regista di Les Miserables ha scritto la sceneggiatura cedendola poi al sodale. Per questo motivo il film sembra un suo seguito (quasi) diretto. Si inizia dove il precedente finiva, con una rivolta incendiaria nelle banlieu parigine. Qui si cambia qualcosa, un nuovo posto e nuovi protagonisti, ma soprattutto il genere. 

Una corsa violentissima dalle strade ai tetti

Athena non va letto con l’occhio del cinema di denuncia a cui la Francia ci ha abituati. È semmai più vicino all’esperienza visiva totalizzante di Mad Max. Va vissuto, più che ragionato, va ammirato per la precisione visiva e studiato per le magie che compie. Il film si apre infatti con un piano sequenza mozzafiato che sarà irraggiungibile. Un minuto di tranquillità, in cui fratello della vittima invita la popolazione a mantenere la calma. E poi all’improvviso l’inferno, quando l’altro fratello in cerca di vendetta lancia una molto in mezzo alla folla.

Gavras mette in scena uno spettacolo postmoderno, dove i movimenti di macchina sono un elemento essenziale per caricare di violenza e tensione l’intreccio che invece è classicissimo. Una tragedia greca, in cui tutto sembra svolgersi a livello famigliare (tre dei protagonisti delle trame principali che si intrecciano sono imparentati). Invece, intorno ai dilemmi e alle ire funeste, si svolge come durante la battaglia di Troia un processo per il destino di una nazione intera. Ed è così, con questo lavoro di scala sempre più grande, e capace anche di contenersi nel momento giusto, che Athena trionfa come l’esperienza cinematografica più radicale e travolgente dell’anno.

L’importanza della sceneggiatura

Viene da chiedersi come abbiano fatto a girare certe scene, e non solo. C’è sangue, sì, ma anche sudore e rabbia in performance attoriali che hanno richiesto resistenza fisica fuori dal comune. Tutti si toccano, si urlano, e la cinepresa corre dagli stretti corridoi alla distanza dei totali in volo. Dai carrelli ai droni senza soluzione di continuità.

Se solo questo basterebbe a convincere a vedere un film così ben girato, è la cattiveria e lo spirito di provocazione che guida la sceneggiatura a elevarlo ancora di più. Ladj Ly parla come in un cinecomic: usa le stesse tecniche di sceneggiatura. Con vittime innocenti e cattivi(issimi) che agiscono nell’ombra. Il contrasto con il realismo del contesto, e la cronaca recente che spesso mostra immagini simili in dose omeopatica, creano un effetto distopico e agghiacciante.

Mi si permetta una nota a margine: è un peccato che un film così cinematografico sia costretto a dare lustro al piccolo schermo senza la possibilità di essere goduto sul grande schermo. Ad oggi infatti l’unica uscita prevista è sulla piattaforma Netflix. Non c’è però nessun impianto casalingo che possa supportare la complessità del lavoro sonoro e permettere di esplorare il fotogramma in ogni suo lato. Athena è così pieno di informazioni che ovunque si guardi si può fruire una nuova storia. Non per tutti, ma un must da non perdere per chi vuole esplorare i confini del cinema. 

Presentato in concorso alla 79. Mostra del Cinema di Venezia.

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