E’ stata la figlia Elisabetta ad annunciarlo su Twittere Facebook.
A 84 anni ci ha lasciato Paolo Villaggio, attore, scrittore e comico genovese che ha segnato la storia della commedia italiana degli anni 70′ e 80′.
Lui che esorcizzava la morte schernendola (memorabile il suo intervento alla commemorazione per Mario Monicelli), invitando tutti al suo funerale, ha lasciato a noi “miserabili” un’eredità .
Nato a Genova nel 1932, amico di lunga data di Fabrizio De Andrè con il quale scrisse Carlo Martello Ritorna dalla Battaglia di Poiters, Villaggio mosse i suoi primi passi artistici nel varietà.
Il Professor Kranz e il goffo Giandomenico Fracchia sono i suoi cavalli di battaglia: con la trasmissione Quelli della Domenicasi fa conoscere all’Italia intera in pieno periodo di contestazione 68ina.
« C’era uno che si chiamava Fracchia, Giandomenico Fracchia. Ed era un nevrotico, uno che di fronte ad una ragazza che gli piaceva non riusciva a spiccicar parola, e di fronte al capufficio si cagava addosso. Ed è una malattia molto comune, cioè un eccesso di paura, di timidezza. »
Dai suoi monologhi d’avanspettacolo nasce il ragionierUgo Fantozzi, personaggio che loconsacraa maschera tragicomica italiana, come solo Totò e Alberto Sordi erano riusciti a essere.
Nel 1971 Fantozzidebutta con il primo romanzo edito da Rizzoli. Nasce in quel momento un personaggio “mediocre” ma invincibile. Non ha aspirazioni, non ha una bella moglie o una figlia carina. A lavoro è costantemente schernito. La sfortuna lo bracca incessantemente. Eppure le piccole gioie della vita lo rendono felice: una partita di calcio, una gita con l’amico e collega ragionier Filini.
5 anni dopo la sua creatura arriva al cinema nel film diretto da Luciano Salce. Fantozzi riscuote un grande successo di pubblico e critica. L’amato ragioniere sarà protagonista di altri 9 film, diretti per la maggior parte da Neri Parenti.
A quasi 50 anni da quel fatidico esordio Fantozziè divenuto un fenomeno culturale senza precedenti. Il “com’è umano lei” o l’aggettivo “fantozziano”sono entrati nel nostro vocabolario resistendo ai vari gap generazionali.
La carriera di Villaggio è indissolubilmente legata ai più grandi registi del 900. Con Federico Fellini lavora nell’ultimo film da lui diretto La Voce della Luna (1990), vincendo il David di Donatello. Nel 1992 riceve il Leone d’Oro alla Carriera e nello stesso anno Lina Wertmüller lo scrittura per il ruolo del maestro Marco Tullio Sperelliin Io Speriamo che me la Cavo. Il sodalizio da vita a una deliziosa opera rimasta nel cuore di molti italiani.
L’ennesimo riconoscimento arriva con Il Segreto del Bosco Vecchio (1994) di Ermanno Olmi, con il quale Villaggio vince il Nastro D’Argento.
Paolo Villaggio è stato amato da tutto il pubblico, non solo per il suo lavoro ma anche per la sua coerenza intellettuale. Un uomo certamente non facile. Un padre assente, come hanno dichiarato si suoi figlia Elisabetta e Pier Francesco, ma che ha lasciato un segno indelebile in questo piccolo e misero Paese.