
Altra giornata di tensione al BFI London Film Festival. Tutti volevano entrare in una stanza molto particolare, angusta, tetra, quella di Room, versione cinematografica del bestseller dell’autrice irlandese Emma Donoghue. Una storia claustrofobica, firmata da Lenny Abrahamson, che parla di una madre e del suo amato figlio il cui mondo è racchiuso tutto all’interno di quattro piccole mura; una vicenda di follia che sappiamo essere possibile (è ispirata al terrificante caso Fritzl), adattata per il grande schermo dalla stessa autrice del libro e interpretata dalla brava Brie Larson. Per fortuna che durante il weekend il BFI ha approntato uno sfizioso programma dall’eloquente titolo, Family, perfetto per chi è in compagnia dei piccoli e per chi, come me, deve sfiatare.

Nella nutrita sezione dedicata ai più giovani in famiglia, brillano due lavori di animazione magici, colorati, dolcissimi, adatti a tutti coloro che amano sognare: L’incantevole Quando C’era Marnie (qui la recensione), in cui l’amicizia, il sogno, la memoria si fondono, e il francese Mune che, grazie al 3D, riesce a portarti sulla luna. Sono storie lontane tra loro, con tratti diversi e sensibilità differenti che sgorgano in disegni sempre interessanti, incantevoli, gentilissimi con un messaggio di fiducia nelle proprie capacità che non prevede alcuna scena a tinte forti o lo spreco di violenza. Marnie è la dolce bambina dalla vita misteriosa a cui ci affezioneremo in una manciata di minuti e di cui seguiremo le evoluzioni sino al momento in cui scopriremo un segreto. Mune è un fauno che per caso diventa guardiano della Luna e dei cicli di madre natura. Il giorno in cui il sole verrà rubato e la luna si consumerà Mune prenderà coscienza delle sue abilità e di cosa fare. Due viaggi con la fantasia che rilassano e fanno fantasticare.
