Il BFI LFF ha concluso la sua marcia. Sono stati assegnati anche i premi di questo 2015. Chevalier di Athina Rachel Tsangari si è aggiudicato il riconoscimento come miglior film della 59° edizione della kermesse londinese. La pellicola, che avevamo visto in anteprima sulle sponde elvetiche del lago Maggiore, è una commedia drammatica, con un tocco thrill che, senza spreco di adrenalina, ci tiene sulla corda. L’autrice fa salire a bordo di un lussuoso yacht un gruppo di amici per una piccola fuga dalla città al largo delle coste d’Atene. Una volta in mezzo al mare, fa loro combattere la noia con un gioco che presto si trasformerà in un… massacro. Ambiente ristretto, nessuna possibilità di fuga, competizione tra maschi alfa e… voilà, la catastrofe è servita. Ma saranno davvero tutti uomini integri e in grado di reggere la tensione? Avvince vedere come, con il progredire delle prove affrontate dai nostri probi-viri, i forti diventino deboli e gli equilibri inizino a fluttuare. Chi vincerà non ve lo racconto perché, nonostante un impianto classico e qualche dettaglio che personalmente avrei cambiato, il film si merita di competere tra i grandi e di approdare nelle sale.
Avendo lasciato Londra appena dopo il giro di boa, alla volta di Lione e del suo Festival Lumière, è doveroso ripercorrere i momenti salienti dei giorni che hanno preceduto il gran finale.
Il Festival di Cannes ha dominato la selezione ufficiale. Anteprima di The Lady in the Van a parte, con una Dame Maggie Smith in perfetta forma, a far compagnia a Yorgos Lanthimos (The Lobster sta ottenendo un successo inarrestabile) sono arrivati dalla Croisette Our Little Sister (Umimachi Diary) di Hirokazu Kore-eda, The Assassin di Hou Hsiao-Hsien, il nostro Youth, Deephan di Jacques Audiard (vincitore della Palma d’Oro 2015) e Carol di Todd Haynes, con la splendida Cate Blanchett che proprio sabato sera ha ricevuto la BFI Fellowship.
Uno dei debutti più importanti è stato proprio quello di Carol. Storia di due donne molto diverse che, nell’America per bene degli anni ’50, si trovano a vivere un amore travolgente, avvertito come “non appropriato” e soprattutto “da non esibire”. Le due protagoniste però osano sfidare le convenzioni e le reazioni sono interessanti, soprattutto se rapportate alla rivoluzione del pensiero e delle regole in atto negli ultimi anni. Tratto dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith, il film vede Cate Blanchett prestare il volto a Carol e Rooney Mara nel ruolo di Therese Belivet, figura che ha fatto girare la testa a Carol sullo schermo e alla giuria sulla Croisette, permettendo all’attrice di aggiudicarsi il premio per la migliore interpretazione femminile (nonostante lei fosse assente alla premiazione). Data la calda accoglienza, sorge spontaneo domandarsi: riuscirà Carol a conquistare i cuori britannici?
Nell’attesa di scoprirlo, vale la pena segnalare due opere provenienti da un altro festival importante, la Berlinale: My Skinny Sister di Sanna Lenker, che affronta i disturbi alimentari con approccio insolito, e Vergine Giurata di Laura Bispuri, con Alba Rohrwacher nei panni di una giovane donna che si camuffa da uomo per non dover rinunciare alla propria indipendenza, si sono difese con onore.
L’impressione generale è stata quella di trovarsi di fronte a un programma attento e vario, vero trampolino di lancio nel mondo anglosassone per tutto ciò che ha ammaliato il Mare Nostrum negli ultimi mesi. Un ‘Bravo!’ è quindi dovuto.
Per scoprire l’elenco completo dei vincitori, e le intriganti attività del British Film Institute, l’indirizzo internet da visitare è www.bfi.org.uk, per tutto il resto dobbiamo aspettare il 2016.