![VR](http://www.cineavatar.it/wp-content/uploads/2016/09/realtà-virtuale-immersiva-770x510.jpg)
Venezia non significa solo film in concorso e red carpet, ma anche sperimentazione e prospettive sul futuro. Nel contesto della mostra, coerentemente con il tentativo di essere una vetrina del cinema che verrà, è possibile provare l’evoluzione più recente (e quindi più avanzata) di realtà virtuale, già disponibile sul mercato.
L’apparato è semplice: lo spettatore indossa un visore che, posto di fronte agli occhi, riempie lo sguardo con le immagini. Se gli occhi non vedono nient’altro che video, le orecchie, coperte da cuffie ad altissima fedeltà, non possono ascoltare che i suoni provenienti dalla storia narrata. Nulla di nuovo se non fosse che, in questo caso, sia i fotogrammi che i suoni sono mostrati con tecnologia 3D. Questo significa che l’utente ha di fronte a sé immagini dalla profondità eccezionale, come quelle che possiamo vedere in sala con gli occhialini 3D, e senza limiti di spazio. Ad esempio, se si muove la testa o si gira il proprio corpo a 360º si può osservare ciò che accade dietro e di lato, evitando interruzioni della continuità visiva, proprio come se girassimo la testa (ricordate, rispetto alle esperienze virtuali più note questa è tutta in 3D. E vedere in 3D è assai più immersivo dell’equivalente in 2D, come si può immaginare). Ma non è tutto: se un personaggio sta parlando “guardandoci negli occhi” e noi decidiamo di girare la testa, possiamo sentire la voce spostarsi fino a provenire dalle nostre spalle. Un’esperienza impressionante che, i lettori più fortunati, possessori di un visore targato Samsung, possono già replicare scaricando sul proprio dispositivo i video disponibili.
Una tecnologia del genere potrebbe facilmente mettere fine all’ormai poco immersivo cinema in sala. Ma è proprio così?
Vi diamo subito la risposta, personale e accorata, da cui vorremmo aprire una discussione. Probabilmente, in un futuro prossimo (15-20 anni?) il cinema andrà alle corde, ma risorgerà e sopravviverà.
Il problema principale, quando ci si approccia a delle grandi innovazioni tecnologiche, è la paura. Si tende facilmente, in prima battuta, a essere spaventati dai cambi si status quo, senza riuscire a vedere gli effettivi vantaggi. Proviamo a farlo noi: la VR (Virtual Relality) è innanzi tutto uno strumento dall’incredibile potenziale didattico. Con la VR si può osservare un luogo in dettaglio, esplorarlo con lo sguardo, entrare in una conversazione tra persone, sfiorare la muscolatura di un atleta mentre compie un esercizio o sentirsi parte di una partita di pallacanestro. Queste sono azioni che possono portare il processo di apprendimento di uno studente ad essere integrato nella realtà, seppur virtuale, e quindi più veloce ed efficace.
Il secondo, clamoroso, passo avanti è insito potere curativo dell’esperienza. Le terapie, già sperimentate, che possono fare rivivere nel mondo digitale (e superare) traumi o ansie, guadagnano sicuramente una maggiore efficacia in questo nuovo livello di realismo.
Cambia il punto di vista, ormai scorporato da una visione registica, e viene lasciata completa libertà all’utente. Possiamo creare noi il film che preferiamo, guardare solo ciò che vogliamo, scegliere di spostare lo sguardo e guardare il tramonto mentre due innamorati si baciano languidamente in riva al mare.
![Jesus VR è il primo film in realtà virtuale di David Hansen](http://www.cineavatar.it/wp-content/uploads/2016/09/Jesus-VR.jpg)