Marta Mancino

Titolo: I festival di cortometraggi: organizzazione, esempi e resilienza
Autore: Marta Mancino
Casa editrice: Felici Editore
Pagine: 120
Prezzo: ND

È un mondo ancora tutto da esplorare quello dei cortometraggi. In un contesto storico che tutto consuma, digerisce, guarda e dimentica nel tempo di una storia Instagram, i film si allungano, influenzati dalla portata rivoluzionaria della serialità televisiva.

Un tira e molla dicotomico dove lo sguardo si perde, gli occhi scrutano, e l’interesse continua a ignorare l’universo dei cortometraggi, opere che nell’arco di una decina di minuti creano, modellano prendendo come calco la nostra quotidianità elevandosi a riflesso duraturo dell’esistenza che ci circonda, colpendoci, parlando di noi e offrendoci punti di riflessione su tematiche più disparate.

L’interesse non può essere stuzzicato se non vi siano opere che ne stimolino la curiosità e la letteratura cine-televisiva è ancora troppo povera di testi che trattino questo universo. Ben vengano pertanto pubblicazioni come quella firmata da Marta Mancino, laureata presso l’Università di Pisa che con il suo I festival di cortometraggi: organizzazione, esempi e resilienza tenta con coraggio di colmare tali lacune, stabilendo un processo di indagine atto a prendere per mano il lettore, e portarlo alla scoperta di un universo così vivo, stimolante, come quello dei cortometraggi e i loro festival. 

Era una tesi di laurea, quella di Marta Mancino, trasformatasi in un testo interessante pubblicato da Felici Editore. L’autrice si dimostra sicura delle proprie conoscenze, nate in seno a esperienze dirette, compiute sul campo. Ciò che ne deriva è uno sguardo inedito su quello dei cortometraggi perché compiuto alla stregua dei concorsi e dei festival che li accolgono, e della loro attenta disamina (da Roma Creative Contest, a Visioni Corte).

Il lettore, grazie soprattutto a un linguaggio diretto e semplice, viene alla conoscenza di realtà del tutto nuove e poco conosciute, se non tra la cerchia ristretta degli addetti ai lavori, avvicinandosi a un universo così eterogeneo e artisticamente interessante come quello dei cortometraggi.

Interessante è soprattutto la scelta di partire dal generale, per poi concentrarsi su una realtà specifica come quella del festival pisano TRAme Indipendenti, il quale anno dopo anno non solo si conferma come una delle realtà più coinvolgenti e attente all’importanza dei corti e ai messaggi che essi denotano, ma anche alla capacità di reinventarsi e rispondere a un momento così delicato come quello pandemico che stiamo vivendo. 

Se a livello contenutistico e di informazioni il testo di Marta Mancino si rivela come un campionario di nozioni interessanti, e di analisi coinvolgenti, da quello prettamente editoriale ed estetico il discorso cambia. Il testo è ricco di refusi e mancanze ortografiche (parentesi non chiuse; font che cambiano nelle note rispetto al corpo del testo; doppi virgolettati) il che preclude alla totale soddisfazione del testo da parte del lettore. Purtroppo il ricorrersi di certi errori e lacune a livello estetico distraggono la lettura del testo, andando a inficiare (sebbene in maniera molto lieve) il comparto nozionistico. Fortunatamente ciò che va ad analizzare e mostrare Marta Mancino è un universo talmente avvincente che riesce a controbattere con forza queste mancanze portando a compimento il proprio obiettivo iniziale, ossia far luce su uno spettacolo troppo spesso lasciato al buio. 

È un faro illuminato di inchiostro, I festival di cortometraggi: organizzazione, esempi e resilienza. Un occhio di bue che illumina mondi fatti di proiezioni e scambi culturali, linguaggi audiovisivi che danno voce a riflessi in celluloide di personaggi, esistenze, tante volte ignorate e inascoltate. Tematiche attuali, sociali e di interesse culturale si abbracciano e danzano in questi filmati di una manciata di decine di minuti, capaci di comunicare molto più di certi film di durata ben maggiore. Universi da premiare non solo con i relativi festival, ma con testi che li esaltino, li facciano conoscere, amare, far propri. Testi come quelli di Marta Mancino.