![vox lux recensione](http://www.cineavatar.it/wp-content/uploads/2018/09/vox-lux-1.jpg)
I rumori dei cancelli della morte sono una “scarica di colore”. Con queste parole Celestine descrive i momenti drammatici vissuti dopo la terribile sparatoria avvenuta nella sua scuola. Proprio in quegli attimi offuscati, scanditi da un immobilismo frenetico e laconico, la 14enne firma un patto col diavolo, una promessa sancita col sangue che diventerà una “nuova” missione di vita.
Presentato in concorso a Venezia 75, Vox Lux di Brady Corbet racconta la storia di Celeste, una giovane sopravvissuta a un eccidio scolastico che inizia la sua ascesa nel mondo della musica. Dalle ceneri della tragedia risorge così una fenice destinata a diventare un’acclamata popstar. Il film si sviluppa in un arco temporale di diciotto anni, dal 1999 al 2017 e segue le tappe fondamentali della carriera di Celeste attraverso il suo sguardo dicotomico e misterioso.
Come nasce una stella ce lo spiega il regista del potente The Childhood of a Leader, ma con un impianto e una prospettiva diversa da quella utilizzata da Bradley Cooper in A Star is Born, più luminosa nonostante gli esiti. Con Vox Lux ci troviamo a osservare un’eclissi di luce: la formazione casuale di una star nel corso degli anni, con brusche accelerazioni temporali che nulla tolgono alla forza di un racconto che si muove fra innumerevoli sfumature, fra le tenebre formali e contenutistiche che rappresentano solo un pretesto per formulare un’analisi sulla contemporaneità, che non ha niente di prosaico o di superficiale.
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