Arriva in Italia l’atteso Triangle of Sadness, il film di Ruben Östlund, vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2022

Definire stretto il rapporto tra Ruben Östlund e il Festival di Cannes è quantomeno eufemistico. Già trionfatore nella sezione Un Certain Regard del 2014 con il suo terzo film Forza Maggiore e Palma d’Oro nel 2017 con The Square, l’autore svedese si è ripetuto quest’anno con Triangle of Sadness, in arrivo nelle sale italiane il 27 ottobre con Teodora Film.

Carl e Yaya (Harris Dickinson e Charlbi Dean), una coppia di modelli con un rapporto a dir poco atipico, partecipano a una crociera extra-lusso. La conoscenza di un bizzarro gruppo di super ricchi e una serie di sfortunate calamità trasformano il viaggio in un’avventura dai molteplici imprevisti e dai risvolti tutt’altro che immaginabili.

Triangle of Sadness recensione
Un’immagine del film Triangle of Sadness recensione
Un microcosmo grottesco

Östlund torna nel territorio che gli è più congeniale: la satira feroce, tanto esilarante quanto cinicamente provocatoria, di categorie sociali ormai allo sbando, senza più attaccamento alla realtà e ai rapporti civili. Il film è suddiviso in tre episodi, in ognuno dei quali viene presentato un microcosmo contraddistinto da dinamiche grottesche e dal dogma inconfutabile dell’apparenza. Nessuno può salvarsi, ognuno è schiavo della plastica ostentazione e della necessità di essere perfetti agli occhi del prossimo. Anche il significato del titolo va rintracciato nel mondo della chirurgia estetica: il “Triangolo della tristezza”, infatti, altro non sarebbe se non la zona tra gli occhi in cui si concentrano le rughe quando si è accigliati, “difetto” che ci viene ricordato essere facilmente correggibile con un po’ di botox.

Mentre nel primo episodio vengono messi sotto la lente di ingrandimento gli stereotipi di genere nel rapporto di coppia e nel secondo si dà sfogo ai comportamenti stravaganti che la vicinanza sulla nave da crociera rende inevitabili, nel terzo capitolo (quello meno sorprendente e un po’ più convenzionale) assistiamo al completo ribaltamento dei ruoli e alla frantumazione delle barriere sociali.

Triangle of Sadness recensione
Un’immagine del film Triangle of Sadness recensione
Un film apocalittico e surrealista

L’esito di questa operazione è una commedia perfida, tanto divertente quanto apocalittica. L’atmosfera surreale ricorda da vicino quella di tanti film di Bunuel degli anni ’60 e ’70, incorniciata nella messa in scena rigorosa e nella costruzione impeccabile dell’inquadratura dai tratti distintivi del cinema nordeuropeo degli ultimi anni.

Dal punto di vista della ricezione del grande pubblico, la previsione è piuttosto semplice: Triangle of Sadness sarà amato da alcuni per la sua natura dirompente e canzonatoria, detestato da altri per il marcato auto-compiacimento e l’assenza di ricerca di qualsiasi tipo di legame empatico film-spettatore.

L’ultima palma d’Oro di Cannes è una delle produzioni più incisive dell’attuale stagione cinematografica e non bisogna lasciarsela assolutamente sfuggire.

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