“Non siamo immortali. Tutto muore. Se non siamo morti, è soltanto perché la nostra ora non è ancora arrivata.” (Luca Marinelli, The Old Guard)
Da questa frase emerge già uno dei temi portanti di The Old Guard, la nuova pellicola targata Netflix, uscita in streaming lo scorso 10 luglio e diretta da Gina Prince-Bythewood.
Tratto dall’omonimo fumetto, The Old Guard ruota attorno a un ristretto gruppo di mercenari capitanati da Andromaca di Scizia (Charlize Theron). Si tratta di persone “apparentemente” immortali, cioè in grado di resuscitare dalla morte, guarendo da qualsiasi tipo di ferita e tornando perfettamente in forma ogni volta. Questo finché un giorno, senza preavviso, perderanno la loro immortalità.
Assieme ad Andromaca, detta Andy, la più longeva della squadra e di cui nessuno conosce l’età esatta (probabilmente è nata nel Medioevo Ellenico), fanno parte Booker (Matthias Schoenhaerts), un ex soldato napoleonico, Nicolò di Genova (Luca Marinelli) e Yusuf Al-Kaysani (Marwan Kenzani). Gli ultimi due, dopo avere tentato più volte di uccidersi in battaglia, durante le Crociate, si sono innamorati e sono amanti da allora. Il gruppo cerca da sempre di vivere nell’ombra per non far scoprire la propria esistenza, cosa ormai difficile nel XXI secolo. La loro vita è dedita a missioni che per loro hanno valore e meritano di essere combattute.
La trama prende il via con la squadra che viene attirata in una trappola dall’ex agente della CIA Copley (Chiwetel Ejiofor) che conosce la loro vera identità. Dopo aver perso la moglie per un cancro, quest’ultimo collabora con il fondatore della Big Pharma Merrick (Harry Melling) per trovarli. Merrick infatti desidera ardentemente studiare il DNA dei 4 immortali per sintetizzare un nuovo farmaco in grado di garantire la vita eterna. Scampati alla trappola, il gruppo scopre però che una ragazza, il marine Nile Freeman (Kiki Layne) è appena diventata “immortale”, dopo essere stata uccisa sul campo. Andy capisce quindi che deve trovarla e prenderla sotto la propria ala, prima che il governo americano la sottoponga a ogni sorta di esperimenti.
The Old Guard è un buon film d’azione: riesce a mescolare sapientemente le scene adrenaliniche e più serrate con momenti più introspettivi e dedicati al dialogo. Per questi motivi, si eleva a un livello più alto rispetto a pellicole simili. La trama, che serve di fatto a introdurre al grande pubblico il vasto mondo dell’opera fumettistica originale, può risultare semplice e già nota ma, in realtà, si rivela ben sviluppata nel suo dispiego e per niente banale.
Ai personaggi di Nicolò e Yusuf vengono attribuiti i dialoghi più filosofici e profondi. Le loro parole lasciano intendere una volontà a narrare una storia che non sia puramente sovrannaturale e adrenalinica ma che possa raccontare qualcosa in più. Ed è proprio questo fattore a non lasciar cadere il tutto nella solita banalità tipica del genere di riferimento.
Si parla innanzitutto di uomini, di persone che lottano per sopravvivere e trovare un proprio posto nel mondo, che vogliono scoprire cosa spinge le loro azioni e muove l’animo umano. Persone che capiscono, o comunque si chiedono, quale sia il valore della vita in sé. Il film gioca sulla longevità dei suoi protagonisti, alfieri del Bene da secoli di storia, contrapposti all’egoismo di persone come Merrick, in cerca del solo profitto, al di là dell’etica, dalla scienza e della medicina.
La fotografia, cupa, asciutta e desertica (come certi luoghi che immortala), ricalca l’ambivalenza dell’Oscurità contrapposta alla Luce; della lotta e della guerra contrapposte alla vita e alla pace. Essa contribuisce anche a collocare The Old Guard nel genere sci-fi, quasi post apocalittico, a cui si avvicina.
Alcuni personaggi rimangono purtroppo in secondo piano: meno tridimensionali, appena abbozzati e per certi versi confusi. Tra i personaggi maggiormente sviluppati spiccano, come già accennato, quelli di Marinelli e Kenzani, i quali portano il rapporto tra i due caratteri su livelli più profondi. Mai forzati ma genuini, teneri, malinconici e con una chimica pazzesca. Anche Charlize Theron è al di sopra di (ahimé) Matthias Schoenhaerts e Chiwetel Ejiofor. Il personaggio portato in vita dall’attrice sembra esserle stato cucito addosso, entrato di diritto nell’Olimpo dei tosti e dei duri, vero leader con lo sguardo assassino ma dall’animo tormentato.
The Old Guard ha quindi il pregio di rinnovare un genere ormai troppo usato e consumato, dandogli nuova linfa e spianando la strada ad, almeno, un altro film, se non un nuovo franchise. Dal finale, e dalle parole della stessa Charlize Theron, non ci resta che attendere il sequel che, considerato anche il finale aperto, non si farà attendere molto e potrebbe aprire le porte a diverse nuove narrazioni.