Miles Morales torna al cinema in Spider-Man: Across the Spider-Verse, un film che ha la forza di sorprendere ancor più del primo capitolo.

La trama di Spider-Man: Across the Spider-Verse

Sulla Terra-1610, Miles Morales (Shameik Moore) è Spider-Man da sei mesi ed è alle prese con ciò che questo comporta, barcamenandosi tra vita la scolastica, la famiglia e i doveri di vigilante. Un giorno però riappare Spider-Gwen (Hailee Steinfeld) che, grazie a uno speciale bracciale, può viaggiare in libertà tra i vari universi. Gwen non rivela a Miles la vera ragione della sua visita, ma il ragazzo scopre che ha a che fare con il suo nuovo nemico: la Macchia. Miles decide, quindi, di aiutare l’amica nella sua impresa e da questo momento la vita dei due giovani e il destino del Multiverso, saranno nelle loro mani.

Dove ci eravamo lasciati e nuovi inizi

Spider-Man: Across the Spider-Verse ricalca in tutto e per tutto lo stile del primo film, ma lo amplifica. Come in Spider-Man: Un nuovo universo, inizia come meta-narrazione: Spider-Gwen racconta allo spettatore la sua storia, partendo da dov’era terminata la prima pellicola. Nell’incipit si scoprono così i fatti della sua vita e cosa le sia successo una volta tornata nel proprio universo. Ma soprattutto si viene introdotti alla Spider Society, di cui è capo Miguel O’Hara (Oscar Isaac). Si tratta di una squadra di Spider-Man alternativi, provenienti da infiniti universi, che vigilano e proteggono il Multiverso.

Dopo l’incipit, la trama segue ancora una volta le vicende di Miles e dei suoi amici, ma questa volta catapultando lui in altri universi. Conoscerà la Spider Society, rincontrerà amici di vecchia data come Peter (Jake Johnson), ora papà, dovrà impedire la disfatta dello Spider-Verse e contrastare la minaccia della Macchia, intenzionato a vendicarsi del ragazzo. Il tutto, attraverso una messa in scena filmica così innovativa da essere una bomba a orologeria pronta a esplodere davanti gli occhi dello spettatore.

Spider-Man: Across the Spider-Verse recensione
Spider-Man: Across the Spider-Verse recensione
Quando l’animazione fa da padrona

Spider-Man: Across the Spider-Verse è l’anello centrale di una trilogia, ed è fondato su diversi punti chiave che lo rendono un film spettacolare, sperimentale e ibrido.

Innanzitutto è un’animazione senza eguali. Già Spider-Man: Un nuovo universo era presentato in maniera innovativa e spiazzante, basato sulla tecnica del Toon Shading, che fondeva i fumetti, i cartoni, i manga e il 3D. Ora, tutto questo viene portato ancora di più agli estremi, inserendo anche frammenti di film in live action sul supereroe e labili riferimenti all’MCU.

In secondo luogo, questo concetto di transmedialità, lega queste tecniche di animazione alla trama, e al concetto del Multiverso, per dire che tutto è possibile rispetto a quanto viene mostrato. Arriva a farlo risicando l’inverosimile, ma riesce a non cascarci e a rimanere coerente alla storia.

Terzo fattore importante: il concetto di canone diventa fondamentale.

L’importanza del canone

Ma cos’è il canone?

Gli eventi canonici sono quegli eventi, comuni a tutti gli universi di Spider-Man, destinati ad accadere nella vita dell’Uomo Ragno per far sì che lui diventi l’eroe che è destinato a essere. Sono quindi tessiture che legano tutto lo Spider-Verse. Come spiega poi O’Hara a Miles: se anche solo uno di questi accadimenti non si manifestasse, o se venisse alterato, potrebbe portare al crollo dell’intero Spider-Verse.

Ecco, Spider-Man: Across the Spider-Verse è fondato sulla rottura di questo schema. Il concetto di canone viene usato come espediente per parlare del destino dell’Uomo Ragno, della lotta tra bene e male e dell’oscurità che alberga in ognuno di noi.

Spider-Man: Across the Spider-Verse recensione
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Attraverso lo Spider-Verse

Spider-Man: Across the Spider-Verse è un collante: lega il primo film all’ultimo capitolo. Ciò che conta in questo secondo capitolo, è espandere ciò che si è conosciuto finora agli estremi per mostrare la fragilità dei personaggi. La Macchia si dimentica lungo la strada. Sarà rilevante, e forse sarà la vera prova di forza di Spider-Man, nel terzo capitolo. Ora ciò che ha davvero importanza è capire chi sia Miles e chi siamo noi di riflesso. È percorrere la strada che ci condurrà al nostro destino – altro tema centrale della pellicola – ed essere pronti ad affrontare le prove che la vita ci dà per realizzarci al meglio.

Per concludere, Spider-Man: Across the Spider-Verse rompe ancora di più gli schemi con la narrazione e con lo spettatore stesso perché il suo intento è rivolgersi proprio a lui. E questo lo fa attraverso un’animazione che cattura e sorprende, affascina e commuove. Soprattutto se vista su grande schermo.