Con Siccità Paolo Virzì racconta una storia distopica che riflette sull’ambiente e la società.
Di cosa parla Siccità?
In una Roma pseudo-apocalittica piegata da tre anni di siccità si intrecciano diversi vissuti. Il film segue le vicende di Sara (Claudia Pandolfi), affermato medico e il suo nuovo compagno l’avvocato Luca (Vinicio Marchioni), immerso in una relazione virtuale con il misterioso contatto “liceo classico”; di Loris (Valerio Mastandrea, interpretazione istrionica al pari di The Place), che condivide con l’ex moglie la figlia Martina (Emma Fasano), una giovane musicista alla ricerca della sua dimensione; degli strampalati Mila (Elena Lietti) e Alfredo (Tommaso Ragno); e di Giulia (Sara Serraiocco), infermiera nell’equipe di Sara, in dolce attesa del compagno Valerio (Gabriel Montesi). Sullo sfondo il carcerato Antonio (un magistrale Silvio Orlando), che suo malgrado si ritrova a fare i conti con la vita reale, fuori dalla perimetrale confort zone di Rebibbia.
Tra Greta Thunberg e la Pandemia
Fuori Concorso alla 79a Mostra del Film di Venezia, Siccità di Paolo Virzì si è aggiudicato tre premi collaterali: il Soundtrack Stars Award 2022 per la migliore colonna sonora (con il plus della voce di Mina in chiusura sui titoli di coda), il premio speciale Green Drop Award per i valori di ecologia, sviluppo sostenibile e cooperazione tra popoli; e il Premio Francesco Pasinetti.
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Virzì firma una rappresentazione corale dove il termine “siccità” è più sinonimo di “aridità” dei sentimenti assopiti dai social, proprio come il Virus letargico che dilaga, veicolato dall’invasione delle blatte. Non molto distante dalla realtà di Greta Thunberg e dai giorni nostri, in cui l’emergenza idrico-ambientale deve portare a una profonda riflessione sullo spreco e l’abuso delle nostre risorse; oltreché sull’utilizzo, a volte improprio, della tecnologia.
C’è una scena cult?
La chiave di Siccità è racchiusa nella scena finale: la pioggia battente, ritrovata, non si fa più attendere, si insinua nei luoghi e nelle persone, disorientandole e rinvigorendole. La sequenza, icona di morte e rinascita, rievoca due famose scene del cinema: quella di Blade Runner, in cui il replicante Roy (Rutger Hauer) sotto una pioggia dirompente si congeda con la celebre frase: “è tempo di morire”; e quella di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni nella fontana della La Dolce Vita, quasi come la coppia di Reporter sorpresa dalla pioggia nel finale. Un simbolo di vita e rinascita dei sentimenti.
Perché vedere Siccità?
L’ultimo film Virzì è una spaccatura della nostra società: ognuno di noi potrebbe essere Sara, Luca, Loris, Martina, Sebastiano,… interrogandosi su: “cosa avrei fatto io?”.
È un crescendo empatico, dirompente, vero, con sfumature sarcastiche e a volte autoironiche che non lo fanno apparire mai pesante, scontato, pietoso.
L’interpretazione di Silvio Orlando, disarmante nella sua umanità, vale l’intera visione. Siccità è un film che fa riflettere e germogliare il seme della speranza.