
Regno Unito, XVIII secolo. Sfruttando il clima politico di tensione causato dalla guerra, le cugine Abigail Masham e Sarah Churchill, Duchessa di Marlborough, entrano in competizione per diventare “la favorita” della Regina Anna.
Dismessi i panni del revisionista di tragedie greche (Ifigenia in Aulide di Euripide) per riproporle in chiave moderna (vedi Il sacrificio del cervo sacro), Yorgos Lanthimos esibisce con La Favorita tutta la sua maturità artistica realizzando una commedia satirica sulla vita di corte all’epoca dell’ultima sovrana del casato Stuart. Come in The Lobster il regista si avvale di un’ironia cinica e spietata per esorcizzare – e al contempo profanare – la sacralità e la compostezza dell’etica anglosassone di inizio ‘700.
L’impostazione della messa in scena è contemporanea e si miscela con le immagini “in costume”, creando una cornice espressiva dal sapore autentico. Lanthimos conduce con perizia e disinvoltura la narrazione, optando per soluzioni tecnico-stilistiche che alternano campi larghi a inquadrature deformate e asimmetriche (fish-eye). Si fa largo uso di grandangoli, carrelli e soluzioni inedite per mostrare con originalità eventi che il cinema ha già proposto più volte. Se da un lato è apprezzabile la volontà di Lanthimos di trovare sempre una prospettiva inedita e personale alla rappresentazione, dall’altro è una conferma della superiorità con cui il regista guarda e successivamente coccola il pubblico.
