
Cameron (Chloë Grace Moretz) è segretamente coinvolta in una relazione con una ragazza di nome Coley. Quando le due giovani vengono scoperte insieme durante il ballo studentesco, Cameron è costretta a trasferirsi nella comunità chiamata la promessa di Dio, un collegio che promette di “curarla” attraverso la terapia e la preghiera.
La linea narrativa del film, basato su un romanzo young adult di Emily Danforth e diretto dalla regista newyorkese Desiree Akhavan, sottolinea da un lato la privazione dell’espressione della propria identità sessuale durante l’adolescenza, e dall’altro il vissuto peccaminoso, quello dell’attrazione dello stesso sesso” (o SSA) che deve essere nascosto e persino corretto.
Il lungometraggio assume un linguaggio universale e racconta non solo delle ingiustizie che un gruppo di giovani è costretto a subire per via di una “diversità”, ma, soprattutto, delle emozioni che i protagonisti mettono in gioco in un ambiente conflittuale, in bilico tra fede e desiderio.
L’attualità delle argomentazioni, seppur la pellicola sia ambientata nel 1993, conferisce alla storia maggior drammaticità e sicuramente avvicina i personaggi ai giovani di oggi che ancora sono discriminati e ghettizzati soprattutto da adulti disorientati o spaventati dall’idea di vivere nel peccato.
La regia di Desiree Akhavan rimane quasi neutrale poggiando su un buon cast capace di portare in scena una vicenda credibile e lontana dai clichè di genere, anche se con qualche dramma evitabile.
