
“Come mai è sempre l’ultima chiave quella che apre tutte le porte?”
Non manca di certo l’ironia in Ghost Stories, adattamento cinematografico dell’omonima pièce teatrale rappresentata nei teatri inglesi per circa due anni a partire dal 2010. Al fianco dell’ironia gradevole e familiare che ci strappa più di un sorriso con un jump scare ben assestato o una fine battuta di quel british humor che tanto apprezziamo, ne troviamo una più amara (familiare anch’essa) e diretta come un pugno sullo stomaco: è l’ironia della vita stessa che accompagna ogni singolo fotogramma di questa pellicola deliziosamente riuscita e che la eleva a mosca bianca dei prodotti horror di più recente interesse.
Non a caso, questa duplice tipologia di umorismo proviene dallo stampo di un gruppo comico ben noto in patria britannica, The League of Gentlemen, dal quale Jeremy Dyson decise momentaneamente di staccarsi per dare vita, insieme all’amico Andy Nyman, a uno spettacolo dal vivo che toccasse “sotto pelle” il pubblico in sala, coinvolgendolo in un esperimento terrorifico senza precedenti che ebbe un immediato successo. Arrivati al 2018, il simpatico duo replica l’operazione sul grande schermo e il risultato è un film che mescola stili e generi, spaventa e diverte, fa evadere e riflettere la mente, infrangendo in rare occasioni la “quarta parete” per lasciarsi andare al gioco insieme ai suoi stessi spettatori.
Come nel Ghost Stories teatrale, la parte del protagonista è affidata allo stesso Nyman che, nel ruolo del docente di psicologia (di origini ebraiche) Phillip Goodman, dipinge un uomo spinto da un forte culto della razionalità a smascherare in diretta televisiva falsi medium e spiritisti di ogni sorta. “La mente vede ciò che vuole vedere” è il suo dogma di ferro. Entrato in contatto con l’anziano guru del mestiere Charles Cameron (Leonard Byrne), sua più grande fonte d’ispirazione e dato per morto fino a quel momento, Goodman si ritrova per le mani tre casi apparentemente irrisolti dai quali dovrà definitivamente rimuovere l’etichetta “paranormale”. Inutile dire che le tre storie, raccontategli da altrettanti individui in una serie di sinistre e misteriose interviste, metteranno a dura prova le sue più strenue convinzioni.
