
Dopo Belli di Papà, Guido Chiesa torna al cinema con Classe Z, una commedia incentrata su un gruppo di giovani liceali e i loro problemi.
Il preside di un rinomato liceo scientifico (Alessandro Preziosi), decide di selezionare gli allievi meno propensi allo studio dell’intero istituto per riunirli in una nuova classe, la 5 H.
A risollevare le sorti di questi ragazzi è Marco Andreoli (Andrea Pisani), un alternativo professore d’italiano che ispirandosi al Professor Keating del grande Robin Williams ne “L’Attimo fuggente”, cerca in qualche modo di conquistarsi la simpatia dei giovani.
Andreoli riuscirà nel suo intento, ma con una grande fatica e soprattutto non prima di averla fatta pagare al preside, dopo che i ragazzi scopriranno le sue reali intenzioni e la scelta di emarginarli dal resto della scuola…
Il lungometraggio parte da un discreto spunto narrativo salvo poi perdersi durante il tragitto e nel corso della vicenda. Troppo spesso l’industria italiana si trova infatti a mettere da parte potenziali buoni film a causa di carenze stilistiche. Viene da pensare al gradevole Notte prima degli esami: un film generazionale che, senza avere una vena autoriale e tutt’altro che raffinata, procedeva piacevolmente senza asperità e con una buona qualità generale. Ad oggi, il film può essere definito un piccolo cult teenageriale del cinema tricolore.
