Amy Adams e Jeremy Renner in conferenza stampa - Foto: Gabriele Lingiardi
Amy Adams e Jeremy Renner in conferenza stampa – Foto: Gabriele Lingiardi
“Denis è un genio, lavorare con lui è una grande gioia. E’ sicuro di sé, controllato e allo stesso tempo molto cordiale”. Queste sono le parole di elogio che Amy Adams e Jeremy Renner hanno speso durante l’incontro con la stampa per la presentazione di Arrival.
Denis è, chiaramente, il Villeneuve regista del film, assente al Lido perché impegnato con la produzione del sequel di Blade Runner. Non è raro sentire gli attori elogiare il proprio direttore, con cui hanno diviso il set per mesi. Eppure questa volta, le convenzionali lodi al regista sembrano più sincere e autentiche che mai. Arrival è infatti un film complesso e intrigante ma profondamente umano.
“Ho scelto di interpretare Louise quando ho letto la sceneggiatura e ho scoperto che dietro alla storia fantascientifica c’è una storia intima di una donna e di una madre” ha detto Amy Adams. L’attrice americana sta scegliendo con molta cura i copioni da interpretare: “Quando un regista mi chiede di fare un film io gli domando che cosa, secondo lui, io possa aggiungere alla storia. Se mi dice di rendere la protagonista più carina e amabile allora rifiuto. Denis aveva invece un’idea chiara attorno a questo personaggio. Mi sono rivista in lei, come donna e come mamma”.
Arrival (qui la recensione) è un film sul potere della comunicazione, un tema molto attuale, come sostenuto dai produttori del lungometraggio, che rende la storia narrata molto importante, oltre che emozionante. La linguistica è una parte fondamentale della pellicola, il vero motore che guida le azioni dei personaggi e attorno a cui si articola la poetica di Villeneuve. Sono molte gli aspetti filologici che si alternano sul grande schermo: dalla comunicazione verbale a quella non verbale, passando per le immagini (interne alla narrazione), il montaggio e infine la musica. Sono proprio i brani, due composti da Max Richter mentre lo score è firmato da Jóhann Jóhannson, a creare un efficace ponte tra visione ed sensazioni. La produzione ha posto una particolare attenzione sul lato sonoro, permettendo al regista di mantenere lo stesso team di Sicario e garantendo così una continuità stilistica tra i due film di pregevole fattura.
Il meno loquace della conferenza stampa è stato Jeremy Renner. Visibilmente divertito e decisamente divertente, l’attore ha sottolineato come il suo modo di “comunicare” non sia tanto verbale ma legato al corpo. È attraverso la fisicità che Renner esprime meglio sé stesso e, proprio per questo, è la controparte perfetta alla grazia verbale della Adams.
Arrival è stata una sorpresa inaspettata alla Mostra del Cinema di Venezia, tanto che è stato accolto con un diffuso (anche se in certi casi moderato) entusiasmo. In attesa di vederlo nelle sale italiane non possiamo augurarci che il film possa piacere anche al di fuori del contesto di un festival. Le potenzialità per diventare un classico della fantascienza contemporanea ci sono tutte. Ed ora parola ai giurati!