In questa giornata d’inizio primavera la notizia della scomparsa del leggendario Tomas Milian è arrivata come un fulmine a ciel sereno.
A 84 anni se ne è andato il camaleontico e immenso Tomás Quintín Rodríguez Milián, nato a l’Avana il 3 marzo 1933.
Una vita dedicata al cinema quella di Milian. Dopo l’Accademia Teatrale a Cuba si trasferisce a New York e si iscrive all’Actor’s Studio, dove si impone brillantemente, tanto che persino Kazan e Strasberg si accorgono del suo talento.
A Broadway viene notato da Franco Zeffirelli che lo porta al Festival dei Due Mondi di Spoleto. E’ il 1959 e il film è La Notte Brava, diretto da Mauro Bolognini e tratto dal racconto Ragazzi di Vita di Pier Paolo Pasolini.
Per il giovane Tomas inizia un tour de force nel cosiddetto Cinema “impegnato”, lavorando con maestri del calibro di Luchino Visconti nell’episodio “Il Lavoro” di Boccaccio ’70 (1962).
Milian inizia a provare ribrezzo per quel tipo di cinema e decide così di appoggiarsi alla voce di un doppiatore e non utilizzare più la sua. Tomas sceglie di non “rompersi più le palle” (parole sue) e di accedere a un cinema più popolare, più libero e spensierato.
Nel 1967 debutta nel western all’italiana con The Bounty Killer (conosciuto anche come El precio de un Hombre) diretto da Eugenio Martín.
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Con La Resa dei Conti (1966)si apre un sodalizio artistico con Sergio Sollima che lo vorrà insieme a Gian Maria Volonté in Faccia a Faccia (1967) e in Corri Uomo Corri (1968), pellicola che chiude la trilogia western del regista romano da cui Milian riprende il messicano “Cuchillo” già interpretato nel primo film. Da Banditi a Milano di Carlo Lizzani a Sentenza di Morte di Mario Lanfranchi, la vera svolta artistica (per molti) avviene a cavallo tra il 1968 e il ’69.
In quel periodo Giulio Petroni porta sul grande schermo un personaggio anarchico, impersonato da Milian, da affiancare a Orson Welles. Si tratta del rivoluzionarioTepepa nell’omonimo film (intitolato inizialmente Viva la revolución!), considerato negli anni una pietra miliare del cinema western.
Servirebbero mesi interi per omaggiare il mitico di Milian, colui che da Cuba è arrivato in Italia e oltrepassato l’oceano per recitare nei film di Steven Spielberg, Steven Soderbergh e Sidney Pollack.
Potremmo parlare per ore di Milian come “Er Monnezza” o del maresciallo (poi ispettore) Nico Giraldi nei film di Bruno Corbucci, e ancora del Chucillo ne La Resa dei Conti di Sergio Sollima, del Rambo (quello originale) de Il Giustiziere sfida la Città, de El Vasco in Vamos a Matar Companeros e di molti altri. Ma non è questo il momento, solo il tempo ci suggerirà quando farlo. Tutti i suoi personaggi sono entrati, in un modo o nell’altro, nell’immaginario cinematografico collettivo e nella memoria di intere generazioni.
Oggi il nostro Paese ha perso un grandissimo attore e un uomo dal cuore buono, un eroe popolare, vero, autentico, sincero, un artista immenso che ha lasciato il segno nella storia della settima arte. Con onore, merito e rispetto.
Noi, che siamo cresciuti con i suoi film, lo ricorderemo con simpatia mentre, con il suo fare inconfondibile, tirava schiaffi e sberloni “affettuosi” all’inseparabile Bombolo.