Il nuovo film del regista di Lo Chiamavano Jeeg Robot Gabriele Mainetti non uscirà più il 22 ottobre

Sono passati 5 anni fa da quando alla Festa del Cinema di Roma il suo primo film Lo Chiamavano Jeeg Robot fu accolto dal pubblico e dalla critica con grande entusiasmo. Da quel giorno l’opera prima da regista di Gabriele Mainetti è arrivata fino all’Accademia del Cinema Italiano vincendo 7 David di Donatello, consacrandolo come giovane promessa.

In questi mesi il regista è impegnato nella lunga post-produzione della sua seconda opera Freaks Out, film ad alto budget che doveva essere presentato alla Berlinale e che non è stato possibile a causa dei ritardi sugli effetti visivi (anche le voci su Cannes 2020 sono state messe a tacere).

Intervistato per Il Messaggero, Mainetti ha dichiarato che Freaks Out non uscirà più nella data prevista, causa anche il periodo difficile per l’industria cinematografica.

La data del 22 ottobre è saltata. È un film costoso, è impostante che affronti il cinema in un momento felice. Vedremo. A giugno entriamo in sala mix. A settembre sarà pronto.

freaks out mainetti

Freaks Out ha tutte la carte per arrivare alla Mostra del Cinema di Venezia, uno dei pochi festival europei ad essere ancora confermato, anche se non è chiaro in che forma si svolgerà.

Non lo so. Non credo sia nei nostri orizzonti. Ma un Festival lo farei, anche se so che questo film potrebbe essere pesantemente giudicato. L’ho pensato per il pubblico e i Festival, in genere, sono elitari. Ma non li temo.

L’incertezza da Covid-19 porta a diversi scenari per il nostro cinema e solo dopo l’estate si potrà pensare a un piano di ripresa.

SINOSSI

Matilde, Cencio, Fulvio e Mario sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale travolge Roma. Siamo nel ‘43, nel pieno del conflitto, e la città eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di fuga per tutti loro oltre oceano. I nostri quattro protagonisti sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto, senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, “a piede libero” in una città in guerra.